G. Simmel
La moda (1885)
La moda è imitazione di un modello dato e appaga il bisogno di appoggio sociale, conduce il singolo sulla via che tutti percorrono, dà un universale che fa del comportamento di ogni singolo un mero esempio. Nondimeno appaga il bisogno di diversità, la tendenza alla differenziazione, al cambiamento, al distinguersi. Se da un lato questo risultato le è possibile con il cambiamento dei contenuti che caratterizza in modo individuale la moda di oggi nei confronti di quella di ieri e di quella di domani, la ragione fondamentale della sua efficacia è che le mode sono sempre mode di classe, che le mode della classe più elevata si distinguono da quella della classe inferiore e vengono abbandonate nel momento in cui quest'ultima comincia a farle proprie. Così la moda non è altro che una delle tante forme di vita con le quali la tendenza all'uguaglianza sociale e quella alla differenziazione individuale e alla variazione si congiungono in un fare unitario.
Eric Hobsbawm
Il secolo breve (1994)
La cultura giovanile divenne la matrice di quella più
ampia rivoluzione culturale che, modificando i costumi, il modo di trascorrere il tempo
libero e la grafica pubblicitaria, creò sempre di più la particolare atmosfera nella
quale era immersa la vita di uomini e donne che abitavano nelle città. Due
caratteristiche della cultura giovanile sono rilevanti a questo proposito. Essa fu una
cultura «demotica» (cioè di ispirazione popolare) e «antinomiana» (cioè avversa a
ogni tipo di regola) soprattutto in merito alla condotta personale. Ognuno doveva «fare
quello che gli pareva», con il minimo di costrizione esterna, benché in pratica la
pressione dei coetanei e della moda imponesse la stessa uniformità che in passato,
almeno nei gruppi di giovani coetanei che condividevano la stessa sottocultura. […]
La novità degli anni '50 fu che i giovani del ceto medio e
alto, almeno nel mondo anglosassone, che sempre più determinava il tono generale
della moda e della cultura di massa, cominciarono ad accogliere come loro modello ciò che
era, o ciò che essi consideravano fosse, la musica, i vestiti, perfino il linguaggio
delle classi inferiori dei centri urbani. La musica rock fu l'esempio più
impressionante. A metà degli anni '50 il rock uscì all'improvviso dal ghetto della
musica che le case discografiche americane classificavano nei propri cataloghi come
«Race» o «Rhythm and Blues» e che era destinata ai neri americani poveri, per
diventare il linguaggio musicale universale dei giovani e in particolare dei giovani
bianchi. I giovanotti eccentrici ed eleganti delle classi lavoratrici in passato avevano
talvolta derivato il proprio stile dalla moda raffinata degli strati sociali superiori o
dalle sottoculture della classe media, come la bohème artistica; le ragazze delle
classi lavoratrici avevano fatto lo stesso in misura ancora più alta. Ora sembrò
verificarsi un curioso rovesciamento. Il mercato della moda per i giovani di basso livello
sociale stabilì la propria indipendenza e diede il tono anche al mercato riservato ai
giovani delle classi alte. Mentre i blue jeans si diffondevano sempre più tra uomini e
donne, l'alta moda parigina arretrava, o piuttosto accettava la sconfitta utilizzando i
suoi marchi di prestigio per vendere prodotti di massa, direttamente o attraverso la
concessione di licenze commerciali. Il1965 fu, tra l'altro, il primo anno in cui
l'industria francese dell'abbigliamento femminile produsse più pantaloni che gonne. I
giovani aristocratici cominciarono a perdere l'accento che, in Inghilterra, aveva
identificato immancabilmente l’appartenenza alla loro classe. e iniziarono a
usare un linguaggio che era un'approssimazione di quello proprio della classe operaia di
Londra (A Eton i giovanotti iniziarono ad usare questo tipo di linguaggio verso la fine
degli anni Cinquanta, secondo un vicedirettore di quella scuola di élite). Giovanotti e
anche signorine perbene cominciarono a copiare quella che un tempo era una consuetudine
volgare e inaccettabile diffusa tra gli operai. i soldati e simili, ossia l'intercalare
di parole oscene nella conversazione normale.. La letteratura tenne il passo: un brillante
critico teatrale pronunciò la parola «fottere» durante una trasmissione radiofonica.
Per la prima volta nella storia delle favole, Cenerentola divenne la reginetta del
ballo proprio perché non indossava abiti meravigliosi.
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