J.D. Salinger
Il giovane Holden
traduzione di Adriana Motti
Einaudi, Torino 1961 [1951]
Ecco tutto quello che sono disposto a raccontarvi. Probabilmente potrei dirvi quello che feci quando andai a casa, e come mi sono ammalato e via discorrendo, e a che scuola dovrei andare in autunno quando sarò uscito da qui, ma non ne ho voglia. Sul serio. Ora come ora, queste cose non mi interessano molto.
Un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista
che c'è qui, continuano a domandarmi se quando tornerò a scuola a
settembre mi metterò a studiare. È una domanda così stupida,
secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché
non lo fate? La risposta è che non lo sapete. Credo di sí, ma come
faccio a saperlo? Giuro che è una domanda stupida.
D.
B. non è tremendo come gli altri, ma anche lui continua a farmi un
sacco di domande. L'altro sabato è venuto in macchina con quella
bambola inglese che prenderà parte al nuovo film che lui sta
scrivendo. Era una posatrice fenomenale, ma bella da morire. Ad ogni
modo, quando a un certo momento è andata alla toletta delle signore,
che sta a casa del diavolo nell'altro reparto, D. B. mi ha domandato
che cosa ne pensavo io di tutta questa storia che ho appena finito di
raccontarvi. Non ho saputo che accidente dirgli. Se proprio volete
saperlo, non so che cosa ne penso. Mi dispiace di averla raccontata a
tanta gente. Io, suppergiù, so soltanto che sento un po' la mancanza
di tutti quelli di cui ho parlato. Perfino del vecchio Stradlater e
del vecchio Ackley, per esempio. Credo di sentire la mancanza perfino
di quel maledetto Maurice. È buffo. Non raccontate mai niente a
nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.
Ben Shahn |
Un estratto dall'incipit nella traduzione di Matteo Colombo, sempre per Einaudi (2014)
E poi non mi metto certo a farvi la mia
stupida autobiografia o non so cosa. Vi racconterò giusto
la roba da matti che mi è capitata sotto Natale, prima di
ritrovarmi cosí a pezzi che poi sono dovuto venire qui a
stare un po' tranquillo. Ovvero quel che ho raccontato a
D. B., che però è mio fratello, non so se mi spiego. Lui sta
a Hollywood, quindi non lontanissimo da questo schifo di
posto, e infatti viene a trovarmi praticamente ogni weekend.
Dice che mi riaccompagna in macchina quando il mese
prossimo torno a casa, forse. Si è appena comprato una
Jaguar. Uno di quei gioiellini inglesi che fanno anche i trecento
all'ora. L'ha pagata una sberla tipo quattromila dollari.
È sfondato di soldi, adesso. Prima no. Prima, quando
stava a casa, era solo uno scrittore normale.
http://www.ilgiornale.it/news/poche-parole-dire-900-poi-silenzio-superarlo.html
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