Alessandro
Guerani
Grecia,
perché è un dialogo fra sordi e come se ne esce (in quattro mosse)
Il Sole 24ore, 9 giugno
2015... La realtà è che la Grecia ha davanti quattro percorsi:
a) continuare con l’austerità dentro l’Euro con somministrazioni ogni tanto di qualche spicciolo da parte della UE-BCE. Questa è la posizione, più o meno, di Merkel e Hollande
b) fare default sui debiti, uscire e/o essere cacciata dall’Euro e continuare con un’austerità ancora più dura per essere finanziariamente indipendente dall’estero; quindi, comprimendo ancora di più salari e consumi e favorendo l’emigrazione e le relative rimesse, negli anni accumulare un po’ di capitale per nuovi investimenti. Questa è la posizione di Schäuble e di alcuni no-euro sia greci che esteri, forse non ben consapevoli della quasi impossibilità del compito*.
c) congelare, rinegoziare i debiti pregressi, cercare di fare arrivare nuovi capitali per investimenti (tipo il piano di Varoufakis tramite la BEI) che piano piano rendano davvero competitiva l’economia greca mantenendo comunque un controllo sui redditi e sul fisco molto migliore che nel passato.
d) diventare un vero e proprio stato che vive di assistenzialismo dall’estero tramite trasferimenti fiscali dagli stati dell’Eurozona, che è il vero terrore dei tedeschi.
Starà a Tsipras convincere gli altri Paesi di essere in grado di seguire il percorso c) e alla Germania di avere il coraggio di vincere la tentazione di sbarazzarsi dell’inconveniente tramite il percorso b).
Tutte le altre strade porterebbero a conseguenze gravi sia per la Grecia che per l’intera Eurozona.
http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2015/06/09/la-vera-partita-greca/?uuid=taX39x7U
(*)
Gennaro
Zezza
Emiliano
Brancaccio
La
Grecia può uscire dall'euro?
Il
Mattino, 3 febbraio 2015
Si
consideri allora l’ipotesi che in assenza di un sostegno europeo al
rilancio dell’economia ellenica, nel 2015 la Grecia attui un
default del debito e un ritorno alla dracma, e adotti una politica di
bilancio espansiva fino a 10 miliardi. Con assunzioni pessimistiche
sulla svalutazione della dracma e sul suo impatto sui prezzi dei beni
importati, il modello prevede un consistente aumento del Pil ma anche
un miglioramento delle esportazioni modesto, e nel breve periodo un
peggioramento sul versante delle importazioni. La
conseguenza sarebbe un deficit verso l’estero fino a cinque
miliardi di euro –
circa
il tre percento del Pil – che andrebbe a ridursi lentamente negli
anni successivi. Come
si potrebbe gestire la fase di aumento del disavanzo estero? In che
modo si potrebbe contenerlo? Ed esisterebbero paesi disposti a
finanziarlo?
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