Giuseppe Galasso
Il comunismo sotto la lente di
Venturi
Corriere della Sera, 10 febbraio 2015
Corriere della Sera, 10 febbraio 2015
Ora che il marxismo pare
sepolto da ben più di tre giorni e si è quasi indotti a chiedersi «Marx, chi?»,
non è facile immaginare quel che Karl Marx e il marxismo significarono per un
secolo e mezzo in ogni parte del mondo, soggiacendo poi all’alternanza del
«servo encomio» (prima) e del «codardo oltraggio» (dopo) nelle grandi svolte
storiche.
Lo ricorda con efficacia la pubblicazione di due inediti di Franco Venturi, Comunismo e socialismo. Storia di un’idea (Centro studi di storia dell’Università di Torino, pp. 176, disponibile presso il dipartimento di studi storici dell’ateneo, tel. 011.6703126). Il primo fu scritto, si ipotizza nell’introduzione, prima della firma nell’agosto 1939 del patto nazi-sovietico per la spartizione della Polonia, che poté indurre Venturi a desistere dall’idea di scrivere una storia dell’idea comunista «nella sua unità» originaria, comprensiva anche di socialismo e anarchismo. L’inedito ne era la prima parte, dedicata al «comunismo illuminista», seguito attraverso alcuni nuclei problematici fondamentali (l’utopismo, il rapporto ragione-natura, la questione del progresso) e, in specie, Diderot, Morelly, Rousseau. Il secondo inedito, del 1941-'42, è dedicato al socialismo «romantico» (Saint-Simon), ma giunge subito a Marx e al socialismo «moderno» (dopo Marx) e ad alcune riflessioni sulla natura e il destino del comunismo.
Non erano scritti di occasione. Come emerge anche dalla solida biografia di Adriano Viarengo ( Franco Venturi. Politica e storia del Novecento , Carocci, pagine 334), il problema del comunismo assillò Venturi fin dalla più giovane età. Egli aveva aderito, e restò sempre fedele, a Giustizia e Libertà, il movimento fondato da Carlo Rosselli con l’idea di un «socialismo liberale», alternativo al comunismo marxista. Venturi ne ribadì le idee in un opuscolo del 1943, Il socialismo di oggi e di domani (ora incluso nei suoi scritti politici, pubblicati nel 1996 dall’editore Einaudi, a cura di Leonardo Casalino, con il titolo La lotta per la libertà); e il confronto con Marx e col «socialismo reale» che a lui si rifaceva rimase poi sempre al centro del suo spirito, e non per suggestione di partito o di scuola. Nella scia di Rosselli, egli aveva ben capito che quella comunista era la grande sfida del secolo. Una sfida che non si prestava a dubbi sul punto della «libertà», alla quale il «socialismo reale» si era negato, ma che imponeva anche ai più liberali il problema della «giustizia», insegna di quel socialismo, che Rosselli aveva sentito ineludibile nella moderna società industriale.
Si capisce da ciò quale sia stato il giudizio di Venturi su Marx e sul comunismo sovietico. Un giudizio formato nel fuoco delle passioni politiche di quel tempo, che fecero di Marx e del comunismo l’oggetto di confronti ideali e materiali di una intensità poche volte raggiunta in altre epoche, ma commisurata a tutto ciò che in quei confronti era in gioco.
Pur attraverso la passione politica, la non comune intelligenza storica di Venturi emerge, tuttavia, nei due inediti, che la confermano, poiché si legano alle prime prove del grande storico che egli sempre più divenne. Ma, come dicono i curatori del volume (Manuela Albertone, Daniela Steila, Edoardo Tortarolo, Antonello Venturi), essi attestano pure gli «stimoli che Franco Venturi è ancora in grado di offrire». Alcuni punti da lui qui affermati, come le radici illuministiche del comunismo, il suo fondamento religioso, la sua soluzione economicistica del problema della giustizia, sono idee o spunti di idee non banali, né del tutto scontati. Anch’essi rinverdiscono, perciò, il ricordo di uno studioso di straordinario rigore e originalità, che fu pure un appassionato testimone del suo tempo e un fedele dell’idea di libertà come condizione anche di quella di giustizia.
Lo ricorda con efficacia la pubblicazione di due inediti di Franco Venturi, Comunismo e socialismo. Storia di un’idea (Centro studi di storia dell’Università di Torino, pp. 176, disponibile presso il dipartimento di studi storici dell’ateneo, tel. 011.6703126). Il primo fu scritto, si ipotizza nell’introduzione, prima della firma nell’agosto 1939 del patto nazi-sovietico per la spartizione della Polonia, che poté indurre Venturi a desistere dall’idea di scrivere una storia dell’idea comunista «nella sua unità» originaria, comprensiva anche di socialismo e anarchismo. L’inedito ne era la prima parte, dedicata al «comunismo illuminista», seguito attraverso alcuni nuclei problematici fondamentali (l’utopismo, il rapporto ragione-natura, la questione del progresso) e, in specie, Diderot, Morelly, Rousseau. Il secondo inedito, del 1941-'42, è dedicato al socialismo «romantico» (Saint-Simon), ma giunge subito a Marx e al socialismo «moderno» (dopo Marx) e ad alcune riflessioni sulla natura e il destino del comunismo.
Non erano scritti di occasione. Come emerge anche dalla solida biografia di Adriano Viarengo ( Franco Venturi. Politica e storia del Novecento , Carocci, pagine 334), il problema del comunismo assillò Venturi fin dalla più giovane età. Egli aveva aderito, e restò sempre fedele, a Giustizia e Libertà, il movimento fondato da Carlo Rosselli con l’idea di un «socialismo liberale», alternativo al comunismo marxista. Venturi ne ribadì le idee in un opuscolo del 1943, Il socialismo di oggi e di domani (ora incluso nei suoi scritti politici, pubblicati nel 1996 dall’editore Einaudi, a cura di Leonardo Casalino, con il titolo La lotta per la libertà); e il confronto con Marx e col «socialismo reale» che a lui si rifaceva rimase poi sempre al centro del suo spirito, e non per suggestione di partito o di scuola. Nella scia di Rosselli, egli aveva ben capito che quella comunista era la grande sfida del secolo. Una sfida che non si prestava a dubbi sul punto della «libertà», alla quale il «socialismo reale» si era negato, ma che imponeva anche ai più liberali il problema della «giustizia», insegna di quel socialismo, che Rosselli aveva sentito ineludibile nella moderna società industriale.
Si capisce da ciò quale sia stato il giudizio di Venturi su Marx e sul comunismo sovietico. Un giudizio formato nel fuoco delle passioni politiche di quel tempo, che fecero di Marx e del comunismo l’oggetto di confronti ideali e materiali di una intensità poche volte raggiunta in altre epoche, ma commisurata a tutto ciò che in quei confronti era in gioco.
Pur attraverso la passione politica, la non comune intelligenza storica di Venturi emerge, tuttavia, nei due inediti, che la confermano, poiché si legano alle prime prove del grande storico che egli sempre più divenne. Ma, come dicono i curatori del volume (Manuela Albertone, Daniela Steila, Edoardo Tortarolo, Antonello Venturi), essi attestano pure gli «stimoli che Franco Venturi è ancora in grado di offrire». Alcuni punti da lui qui affermati, come le radici illuministiche del comunismo, il suo fondamento religioso, la sua soluzione economicistica del problema della giustizia, sono idee o spunti di idee non banali, né del tutto scontati. Anch’essi rinverdiscono, perciò, il ricordo di uno studioso di straordinario rigore e originalità, che fu pure un appassionato testimone del suo tempo e un fedele dell’idea di libertà come condizione anche di quella di giustizia.
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