Senilità (1898), capitolo primo
Angiolina,
una bionda dagli occhi azzurri grandi, alta e forte, ma snella e flessuosa, il
volto
illuminato dalla vita, un color giallo di ambra soffuso di rosa da una bella
salute,
camminava
accanto a lui, la testa china da un lato come piegata dal peso del tanto oro
che
la
fasciava, guardando il suolo ch'ella ad ogni passo toccava con l'elegante
ombrellino
come
se avesse voluto farne scaturire un commento alle parole che udiva. Quando
credette
di aver compreso disse:
-
Strano - timidamente guardandolo sottecchi. - Nessuno mi ha mai parlato così. - Non
aveva
compreso e si sentiva lusingata al vederlo assumere un ufficio che a lui non
spettava,
di allontanare da lei il pericolo. L'affetto ch'egli le offriva ne ebbe
l'aspetto di
fraternamente
dolce.
Fatte
quelle premesse, l'altro si sentì
tranquillo
e ripigliò un
tono più adatto
alla
circostanza.
Fece piovere sulla bionda testa le dichiarazioni liriche che nei lunghi anni il
suo
desiderio aveva maturate e affinate, ma, facendole, egli stesso le sentiva
rinnovellare
e
ringiovanire come se fossero nate in quell'istante, al calore dell'occhio
azzurro di
Angiolina.
Ebbe il sentimento che da tanti anni non aveva provato, di comporre, di trarre
dal
proprio intimo idee e parole: un sollievo che dava a quel momento della sua
vita non
lieta,
un aspetto strano, indimenticabile, di pausa, di pace. La donna vi entrava!
Raggiante
di gioventù e
bellezza ella doveva illuminarla tutta facendogli dimenticare il
triste
passato di desiderio e di solitudine e promettendogli la gioia per l'avvenire
ch'ella,
certo,
non avrebbe compromesso.
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