giovedì 5 febbraio 2015
Il dissenso in seno all'Islam sunnita
Renzo Guolo
Il corpo negato nel giorno del Giudizio
la Repubblica, 5 febbraio 2015
ANCHE Al Azhar, storico centro teologico del mondo sunnita, condanna l’orribile fine di Moaz al Kaseasbeh, arso vivo dagli aguzzini dell’Is che poi hanno coperto i suoi poveri, e anneriti, resti sotto un cumulo di macerie. Distruzione totale del corpo e negata sepoltura del cadavere integro destinate a impedire, nel giorno del Giudizio, la comparsa davanti ad Allah che, nella sua onnipotenza, deciderà chi salvare o meno, a chi consentire l’accesso al Paradiso o infliggere il tormento eterno. Nella credenza religiosa si ritiene in quel decisivo momento ogni uomo avrà appeso al collo il suo destino, ovvero un rotolo che funge da sorta di registro delle sue azioni buone o cattive. E che il peso di queste azioni deciderà della sua sorte. Decapitare qualcuno o
distruggerne il corpo impedisce alla vittima di comparire davanti a Dio. Da qui la condanna da parte dell’imam di Al Azhar Ahmed el Tayeb che ha invocato l’uccisione, la crocifissione, l’amputazione, per quanti hanno violato la vita e il corpo di Moaz.
La crocifissione rappresenta, coranicamente, una delle pene più atroci da infliggere ai trasgressori della Legge divina. Secondo Al Azhar, dunque, gli uomini dell’Is non sono autentici credenti, ma devianti religiosi. Tayeb non si spinge sino a considerarli non musulmani, il che aprirebbe la questione potenzialmente esplosiva del takfir, l’accusa di empietà che, in assenza di una gerarchia religiosa riconosciuta, tutti, come già fanno i radicali, potrebbero invocare contro tutti. Li condanna, però, come contrari alla lettera del messaggio divino. Una pronuncia che può contribuire a isolare i seguaci di Al Baghdadi. Anche se la crisi del monopolio dell’interpretazione attutisce la portata della pronuncia di Al Azhar. Dal momento che, per avere successo, il contrasto alla deriva jihadista deve passare anche per la delegittimazione delle posizioni di chi usa simboli religiosi per dare forma a un’ideologia politica, le pur tardive parole dell’imam azharita costituiscono comunque un fatto rilevante.
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