Il medievista Franco Cardini
Decameron 2015: c’è sempre un Fra’ Cipolla
intervista di Antonio Armano
Il Fatto quotidiano, 25 febbraio 2015
Delle cento novelle narrate nel Decameron – opera non solo attuale ma
eterna, di cui si torna a parlare tra i 700 anni dalla nascita del
Boccaccio (1313) e la versione per il cinema – la prima è una delle più
note e significative. Vi si racconta la storia di Ciappelletto.
Bestemmiatore, ubriacone, falsario e puttaniere, in punto di morte
prende in giro il frate confessore dicendo di avere vissuto come un
santo. E santo lo fanno. Per Franco Cardini, medievista fiorentino e
autore dell'introduzione al Decameron edito da Newton, la prima novella
di questa straordinaria opera “tassonomica”, che “vale più di mille
archivi”, potrebbe tranquillamente essere trasposta nel presente.
Chi è il san Ciappelletto oggi?
La
confessione di ser Ciappelletto potrebbe essere il comizio di un
politico. Di quelli che danno la colpa di tutto agli immigrati che
arrivano col barcone.
Salvini?
Salvini, sì... ma non ce l'ho con
Salvini. In fondo fa il suo mestiere. Ce l'ho con chi crede ai discorsi
di Salvini. Proviamo a chiederci perché la gente fugge dall'Africa sui
barconi. Le nostre multinazionali hanno drenato le risorse dell'Africa,
riducendola alla fame. Anche qui l'ingiustizia aumenta, ma per cause
interne, che non sono diverse da quelle che stanno immiserendo l'Africa.
Multinazionali,
strapotere della finanza... Nel Decameron dieci giovani fuggono da una
Firenze impestata, dove i maiali per strada grufolano tra le mutande dei
morti buttate dalle finestre. Il morbo ha aggredito un corpo sociale
già ferito dal crac delle banche.
La mi' nonna diceva che le
disgrazie vengono a grappolo. I banchieri fiorentini, i Bardi, i
Peruzzi, gli Acciaioli, si erano arricchiti prestando i soldi. E chi
erano i maggiori beneficiari di questi prestiti? Il re di Francia e il
re d'Inghilterra... Quando scoppia la Guerra dei cent’anni, Francia e
Inghilterra si combattono e non vogliono restituire i soldi. Gli Stati
si fanno prestare soldi ma non li vogliono mai restituire. Come la
Grecia. Se glieli chiedi indietro, lo considerano un affronto.
I re di Francia e d’Inghilterra come Tsipras?
Tsipras
di destra. In realtà i banchieri fiorentini sapevano benissimo che gli
Stati non restituiscono i soldi. Glieli davano perché in cambio
ottenevano in appalto la riscossione delle imposte e ci facevano la
cresta riprendendosi quanto avevano prestato. Con la guerra dei
cent'anni non potevano più riscuotere. Ne hanno risentito i piccoli e
medi risparmiatori non i banchieri, esattamente come accade ora. I
banchieri erano dei feudatari, se mi si passa questo termine medievale,
possedevano terre e castelli, erano protetti da eserciti privati.
E chi erano i piccoli risparmiatori nel Trecento?
Gli
artigiani fiorentini. Io lo so molto bene perché sono figlio di
artigiani. Mio padre faceva il pellicciaio. Per comprare le pelli da
lavorare aveva bisogno di credito. Se il cliente non era soddisfatto
della pelliccia, la lasciava in bottega. Il pellicciaio tratteneva la
caparra ma non copriva i costi. Gli artigiani vivono con margini di
guadagno risicati e incerti. Parlo dei piccoli, non di quelli grandi che
hanno i soldi.
La sesta giornata è dedicata alle storie di chi è
riuscito, con ingegnoso motto (o fregnaccia), a trarsi d'impiccio. Come
frate Cipolla che apre la sua scatola di reliquie davanti alla folla, al
posto della piuma dell'arcangelo Gabriele – in realtà di pappagallo –
trova dei carboni e si inventa che sono quelli su cui è stato bruciato
San Lorenzo. Non le sembra un carattere tipico degli italiani, l'arte
di arrangiarsi?
Ah, ce ne sono così in questo Paese di frate Cipolla,
non solo Berlusconi! La novella racconta anche la credulità della
gente, il sistema mediatico, il traffico di reliquie.
La Chiesa viene
presa di mira per le ipocrisie, i sotterfugi per ottenere sesso... Le
suore gravide di oggi sono lontane da quelle che si portavano a letto
l'ortolano del convento, Masetto da Lamporecchio, credendolo 'mutolo'
come una tomba?
In tutte le rappresentazioni dell'inferno che si
trovano negli affreschi delle chiese si vedono, tra le fiamme: mitre,
tiare, corone, teste con la tonsura dei frati... Boccaccio prende di
mira i potenti e i peccati non diversamente da come facevano molti
altri. Non si può per questo definire anticlericale, come se fosse
vissuto nel XIX secolo! Al tempo di Boccaccio era normale.
Il peccato del chierico nel Decameron di norma è etero, non omosessuale o di pedofilia. Non c'erano ancora vescovi pedofili?
C'erano
altrove, in diverse fonti dell'epoca. Bernardino da Siena diceva peste e
corna dei peccati della Chiesa, compresi questi. Era un predicatore
apprezzatissimo, e dunque non lo torturavano e non finiva al rogo...
Nessuno si sognava di dire che fosse anticlericale.
Altra novella
celebre, il Sultano di Babilonia o Saladino e del giudeo Melchisedech.
Il Saladino cerca di incastrare Melchisedech chiedendogli quale delle
tre fedi – ebraismo, cristianesimo o islam – sia autentica. Lui se la
cava paragonandole a tre anelli uguali, di cui due copiati da quello
originale. Nessuno sa più quale sia l'originale, tutti sono egualmente
preziosi. Il Saladino apprezza la risposta diplomatica e lo nomina
consigliere.
Sfido a trovare un principe saggio come il Saladino.
Osama, Al Baghdadi... o altri pretendenti a unificare i musulmani?
Un
principe saggio come il Saladino non lo troviamo da nessuna parte,
neanche al di fuori del mondo islamico. Forse Putin? Non so davvero...
Putin mi sembra che abbia combinato qualche casino ultimamente, saggio non direi...
Evo Morales a me non dispiace, ma non vorrei fare il suo nome perché è stato già abbastanza infangato.
Ghino
di Tacco, il brigante gentiluomo, nella novella che gli è dedicata,
soccorre l'abate di Cluny e gli cura il mal di panza lasciandolo
proseguire. Craxi si firmava Ghino di Tacco.
È stato Hobsbawm con il
saggio sul banditismo sociale a introdurre la categoria del bandito
buono. Ghino di Tacco dubito fosse come lo dipingono... Tratta l'abate
di Cluny con rispetto perché era l'abate di Cluny. Per spirito
cavalleresco. Boccaccio vuole tornare a una società dominata dallo
spirito cavalleresco, non vuole la società borghese. Craxi era uomo di
vaste letture, anche se confuse. Si firmava Ghino di Tacco ma non so
quanto il paragone tenga. Si riferiva all'aspetto sociale, rubare ai
ricchi per dare ai poveri. Tutto il contrario di quanto fatto...
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