Lo psicanalista junghiano Luigi Zoja
«Un rapporto da fratelli non può funzionare Serve il coraggio dei no»
«Sono perfettamente d’accordo con il Papa.
Anzi, scherzando con il mio editore argentino, gli ho proposto di chiedere al Pontefice la prefazione al mio libro»
intervista di Riccardo Bruno
Corriere della Sera, 29 gennaio 2015
Luigi Zoja, psicanalista junghiano, quindici anni fa ha scritto Il gesto
di Ettore, un caposaldo nell’analisi tra padri (assenti) e figli, testo
ancora molto letto e tradotto. «Ettore si sfila l’elmo, prende in
braccio il figlio e prega che diventi più forte di lui — spiega Zoja —.
Nella mitologia non c’è solo Edipo, il padre castrante, ma anche la
figura di un genitore forte e positivo». Papa Francesco parla di figli
«orfani», perché vivono in famiglie con padri assenti. «L’atteggiamento
della madre è radicato nella biologia, e in tutte le culture varia di
poco. Quello del padre è invece variabilissimo: non basta avere il ruolo
fecondante, bisogna riconoscere e alimentare il proprio figlio,
fisicamente ma anche affettivamente e culturalmente. Il padre era
tradizionalmente preposto a una funzione secondaria, a dire dei no, a
insegnare a limitare i bisogni. E questo sta venendo meno».
Eppure
sempre più padri cambiano i pannolini, svolgono compiti prima esclusivi
delle madri. «È vero e anch’io l’ho fatto con i miei tre figli. È molto
bello e ti gratifica. Credo che in parte derivi dal senso di colpa dopo
secoli di patriarcato e di abusi, come se si sentisse il bisogno di
essere accettati». E questo è positivo? «Sì, è positivo. E rispetto a
quindici anni fa è un fenomeno che si ulteriormente rafforzato».
E
allora perché i padri sono sempre più assenti? «Perché non viene coperta
o è sottovalutata l’educazione, la fase dell’adolescenza. Per esempio,
il padre, soprattutto con i figli maschi, deve essere in grado di
canalizzare l’aggressività dei giovani».
E deve proporsi come
modello. Ma in una società competitiva come la nostra, non è allora
meglio che si dedichi alla carriera piuttosto che stare troppo a casa?
«Quando scrivevo il libro la mia figlia più piccola mi rimproverava che
non l’aiutavo a fare i compiti».
E adesso immagino che sia orgogliosa
di lei... «Se non ti dedichi alla carriera chissà che un giorno tuo
figlio non ti rimproveri di essere stato un pappamolla, che per colpa
tua non potrà comprarsi una casa. In effetti l’equilibrio è
delicatissimo». Francesco invita anche a evitare di mettersi «alla
pari». «Deve esserci comunicazione ma senza eccedere, il padre deve
mantenere la sua figura di rispettabilità. Non bisogna creare una
“società di fratelli”, ma recuperare anche una verticalità nei rapporti.
Lasciandoci alle spalle la società patriarcale abbiamo finito per
buttare anche il bambino con l’acqua sporca». Anche in questo è
d’accordo con il Papa.
«Sì, ma anche lui deve stare attento. I termini Papa e papà, non a caso, hanno la stessa radice.
Bergoglio
cerca di essere alla mano, ma a mio avviso a volte è al limite. Se il
Papa diventa un amicone rischia di perdere autorevolezza. Così come un
papà».
Nessun commento:
Posta un commento