Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus Laviniaque venit
litora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superum, saevae memorem Iunonis ob iram,
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem
inferretque deos Latio; genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae.
Musa, mihi causas memora, quo numine laeso,
quidve dolens, regina deum tot volvere casus
insignem pietate virum, tot adire labores
impulerit. Tantaene animis caelestibus irae?
traduzione di Annibal Caro
L’armi canto e ’l valor del grand’eroe
Che pria da Troia, per destino, ai liti
D’Italia e di Lavinio errando venne;
E quanto errò, quanto sofferse, in quanti
E di terra e di mar perigli incorse,
Come il traea l’insuperabil forza
Del cielo, e di Giunon l’ira tenace;
E con che dura e sanguinosa guerra
Fondò la sua cittade, e gli suoi Dei
Ripose in Lazio: onde cotanto crebbe
Il nome de’ Latini, il regno d’Alba,
E le mura e l’imperio alto di Roma.
Musa, tu che di ciò sai le cagioni,
Tu le mi detta. Qual dolor, qual’onta
Fece la Dea ch’è pur donna e regina
Degli altri Dei, sì nequitosa ed empia
Contra un sì pio? Qual suo nume l’espose
Per tanti casi a tanti affanni? Ahi! tanto
Possono ancor là su l’ire e gli sdegni?
traduzione di Luca Canali
Canto le armi e l'uomo che per primo dalle terre di Troia
raggiunse esule l'Italia per volere del fato e le sponde
lavinie, molto per forza di dei travagliato in terra
e in mare, e per la memore ira della crudele Giunone,
e molto avendo sofferto in guerra, pur di fondare
la città, e introdurre nel Lazio i Penati, di dove la stirpe
latina, e i padri albani e le mura dell'alta Roma.
O Musa, dimmi le cause, per quali offese al suo nume,
di cosa dolendosi, la regina degli dei costrinse un uomo
insigne per pietà a trascorrere tante sventure, ad imbattersi
in tanti travagli? Tali nell'animo dei celesti le ire?
traduzione di Pier Paolo Pasolini
Canto
la lotta di un uomo che, profugo da Troia
la
storia spinse per primo alle sponde del Lazio:
la
violenza celeste, e il rancore di una dea nemica,
lo
trascinarono da un mare all’altro, da una terra
all’altra,
di guerra in guerra, prima di fondare la sua città
e
di portare nel Lazio la sua religione: origine
del
popolo latino, e albano, e della suprema Roma.
Tu,
spirito, esponi le intime cause: per quale offesa
o
per quale dolore, la regina degli dèi obligò quell’uomo
così
religioso, a dover affrontare tanti casi, tante
fatiche:
miseria di passioni nei cuori celesti!
Traduzione di Enzio Cetrangolo
L'uomo guerriero, il profugo io canto che primo
dalle spiagge di Troia giunse fatalmente in Italia
sui lidi di Lavinio; molto e per terre e per mari
quello fu sbalestrato da Numi celesti a causa dell'ira
lunga di Giunone; e molto in guerra anche sofferse
per fondare la nuova città e condurre i Penati
nel Lazio; da cui la stirpe latina e i padri
Albani provennero e dell'alta Roma le mura.
Musa, e tu dimmi di questo le cause: per quale
offesa o dolore colei ch'è regina dei Numi
costrinse quell'uomo di fede profonda a passare
per tanti pericoli, a subire tanti travagli.
Un'ira sì grave nei petti celesti permane?
Canto l'arme e l'eroe che da lontani lidi di troia un di profugo venne per voler del Fato
RispondiEliminaAlle Lavinie prode d'ìtalia egli molto sofferse e per terra e per mari e a lungo spinto da forze ostili, e dall'ira implacabiledi Giuno.