IL GRAMSCI DI WIAZ
Wiaz, nome adottato come artista da Pierre Wiazemsky, legato al
settimanale di sinistra Le Nouvel Observateur. Nato a Roma nel 1949.
Vero crocevia di parentele illustri, è nipote di François Mauriac per
parte di madre e dal lato paterno è erede del titolo di principe
Wiazemsky et di conte Levachov. Come se non bastasse ha sposato una
Servan-Schreiber e sua sorella Anne è stata moglie di Jean-Luc Godard.
Il disegno coglie il legame stretto tra la figura di Gramsci e
l'esperienza della prigione.
Sulla doppia prigionia del pensatore sardo
sarebbero poi tornati in vario modo Aurelio Lepre, Giuseppe Vacca e Franco Lo Piparo.
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19 maggio 1930
Carissima Tatiana,
ho ricevuto tue lettere e cartoline. Mi ha fatto nuovamente sorridere la
curiosa concezione che tu hai della mia situazione carceraria. Non so
se tu hai letto le opere di Hegel, che ha scritto «il delinquente aver diritto
alla sua pena». Su per giú tu immagini me come uno che insistentemente
rivendica il diritto di soffrire, di essere martirizzato, di non essere
defraudato neanche di un minuto secondo e di una sfumatura della sua
pena. Io sarei un nuovo Gandhy, che vuole testimoniare dinanzi ai superi
e agli inferi i tormenti del popolo indiano, un nuovo Geremia o Elia o
non so chi altro profeta d’Israello che andava in piazza a mangiare cose
immonde per offrirsi in olocausto al dio della vendetta, ecc. ecc. Non
so come ti sei fatta questa concezione, che è molto ingenua nei tuoi
rapporti personali e abbastanza ingiusta nei tuoi rapporti verso di me,
ingiusta e inconsiderata.
Tu, penso,
non hai riflettuto abbastanza al caso mio e non sai scomporlo nei suoi elementi. Io sono sottoposto a vari regimi carcerari: c'è il regime carcerario costituito dalle quattro mura, dalla grata, dalla bocca di lupo, ecc. ecc.; – era già stato da me preventivato e come probabilità subordinata, perché la probabilità primaria dal 1921 al novembre 1926, non era il carcere, ma il perdere la vita. Quello che da me non era stato preventivato era l'altro carcere, che si è aggiunto al primo ed è costituito dall'essere tagliato fuori non solo
dalla vita sociale, ma anche dalla vita famigliare ecc. ecc.
Potevo preventivare i colpi degli avversari che combattevo,
non potevo preventivare che dei colpi
mi sarebbero arrivati anche da altre parti, da dove meno potevo sospettarli (colpi metaforici, s'intende, ma anche il codice divide i reati in atti e omissioni; cioè anche le omissioni sono colpe o colpi). Ecco tutto. Ma ci
sei tu, dirai tu. È vero, tu sei molto buona e ti voglio molto bene. Ma queste
non sono cose in cui valga la sostituzione di persona e poi, ancora, la
cosa è molto, molto complicata e difficile a spiegarsi completamente
(anche per la quistione delle muraglie non metaforiche). Io, a dire il
vero, non sono molto sentimentale e non sono le quistioni sentimentali
che mi tormentano. Non che sia insensibile (non voglio posare da cinico o
da blasé); piuttosto anche le quistioni sentimentali mi si presentano,
le vivo, in combinazione con altri elementi (ideologici, filosofici,
politici, ecc.) cosí che non saprei dire fin dove arriva il sentimento e
dove incomincia invece uno degli altri elementi, non saprei dire forse
neppure di quale di tutti questi elementi precisamente si tratti, tanto
essi sono unificati in un tutto inscindibile e di una vita unica. Forse
questa è una forza; forse è anche una debolezza, perché porta ad
analizzare gli altri allo stesso modo e quindi forse a trarre
conclusioni errate.
...
...
Ti abbraccio teneramente.
Antonio
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