Marco Imarisio, Putin: "Sono pronto ai negoziati, ma prima a Kiev si voti"
Corriere della Sera, 20 dicembre 2024
Nel rimpianto per il recente passato, sentimento al quale sempre più spesso indulge, il presidente russo si dedica al nostro Paese. «Se devo immaginare con chi mi piacerebbe bere un tè, faccio i nomi di Helmut Kohl, Jacques Chirac e Silvio Berlusconi, un uomo caloroso nella comunicazione e operoso, con una forte presa sulle persone. Sentiamo che nella società italiana c’è una certa simpatia per la Russia, che noi ricambiamo».
Il giorno prima in Italia "Il Fatto Quotidiano" metteva in copertina una foto di Zelensky con soprascritto il titolo: La resa. Il presidente: "Donbass e Crimea addio". Abbiamo perso la guerra. L'articolo al quale il titolo si riferiva non diceva esattamente questo. Qui di seguito il passaggio cruciale.
Salvatore Cannavale, Ora Zelensky ammette la sconfitta. Trattiamo
... in una intervista al quotidiano francese Le Parisien, il presidente ucraino ha ammesso che al momento l’ucraina “non ha le forze per riconquistare la Crimea e le parti del Donbass occupate”, anche se non vuole rinunciare ai propri territori, nemmeno “temporaneamente”: “Legalmente non possiamo cedere i nostri territori, lo proibisce la Costituzione dell’ucraina”. Una ammissione di debolezza e l’apertura probabile a colloquio negoziali: “Se noi non abbiamo oggi la forza di riprendere tutti i nostri territori, allora l’occidente può trovare la forza di far sedere Putin al tavolo e affrontare questa guerra per via diplomatica - ha continuato Zelensky, confermando la volontà di affidarsi al supporto occidentale.
Ammette la sconfitta? Stando al testo dell'articolo, non si direbbe, non sembrerebbe. Ecco ora una lettura più attenta dello stesso messaggio.
Davide Maria De Luca, La "resa" di Zelensky sul Donbass: "Non abbiamo le forze per riprenderlo"
Domani, 18 dicembre 2024
«Non abbiamo le forze per riconquistare la Crimea e il Donbass». Così il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha parlato al quotidiano francese Le Parisien. Zelensky ha precisato che questo non significa rinunciare definitivamente ai territori occupati dalla Russia, che sarebbe legalmente impossibile senza modificare la costituzione del paese. Piuttosto, vuol dire che il 20 per cento di suolo nazionale sottratto a Kiev andrà liberato con gli strumenti della «diplomazia internazionale», invece che con le armi ucraine.
Non è stata la prima volta in cui gli ucraini sentono il loro presidente aprire alla possibile “cessione temporanea” del territorio nazionale. Alla fine dell'agosto 2023, quando era divenuto ormai conclamato il fallimento della controffensiva ucraina che, secondo alcuni, avrebbe dovuto portare le truppe di Kiev alle porte della Crimea, Zelensky aveva per la prima volta parlato di una soluzione diplomatica per la Crimea.Poi, lo scorso 24 febbraio, in occasione del secondo anniversario dell’invasione su larga scala, Zelensky aveva detto per la prima volta che l'obiettivo del conflitto era una pace giusta, abbandonando la formulazione del «ritorno ai confini del 1991», cioè la liberazione di tutto il territorio nazionale. Il presidente ha mantenuto ferma l'intenzione di non cedere definitivamente i territori occupati formalmente, ma in modo sempre più chiaro ha detto ai suoi compatrioti che non ci si doveva attendere la loro riconquista militare nel breve periodo.
La vittoria di Trump e con essa la probabile necessità di negoziare un compromesso "al ribasso" è arrivata così su un terreno "preparato". Quasi nessuno in Ucraina si è stupito per le parole di Zelensky, ma che queste mutate aspettative siano automaticamente destinate a produrre un accordo di pace nel prossimo futuro rimane tutto da vedere.
Nessun commento:
Posta un commento