domenica 29 dicembre 2024

Il rompicapo francese





Con estrema lentezza la Francia sta andando verso una ricomposizione del quadro politico. Gli osservatori più pessimisti prevedono già una vittoria di Marine Le Pen alle prossime presidenziali. La semplice lettura dei fatti accaduti finora suggerisce una maggiore prudenza in proposito. L'estrema destra aveva già riportato il 31 per cento dei voti (+ 8) alle europee e sembrava avere il vento in poppa. La coalizione macroniana si era fermata al 14,6 (- 7,82). Macron decide di giocare il tutto per tutto: scioglie l'Assemblée Nationale e indice nuove elezioni legislative per il 30 giugno e 7 luglio. Un azzardo molto criticato in patria, e che sembra inizialmente consegnare la Francia all'estrema destra: al primo turno, infatti, il Rassemblement National incassa il 33,21 per cento dei voti, davanti al Nuovo Fronte Popolare (sinistra unita: 28,06) e a Ensemble (Macron: 20,04). Sorpresa: in vista del secondo turno, nasce un blocco anti-lepenista, che si coalizza in un complesso sistema di desistenze incrociate con il risultato di relegare il partito di Marine Le Pen al terzo posto con 142 seggi contro i 178 del Nfp e i 150 dei macroniani. Ciò «salva» la repubblica dal pericolo delle estreme ma consegna il Paese all'ingovernabilità. A questo punto le sorprese si moltiplicano. Cade la Quinta Repubblica, Macron non ne prende atto, nomina un primo ministro che non gode di un sostegno parlamentare sufficiente. Al primo scoglio, dopo cento giorni, quando il nuovo governo prova ad usare l'articolo 49 terzo comma per aggirare il voto parlamentare, il Nuovo Fronte Popolare presenta una mozione di censura sulla quale converge l'estrema destra e il primo ministro Michel Barnier è costretto alle dimissioni. 
In che senso era caduta la Quinta Repubblica? Il regime semipresidenziale della Francia si era rivelato capace di tollerare l'esistenza di una maggioranza parlamentare ostile al Presidente della Repubblica. Questo dava luogo alla cosiddetta coabitazione. La novità intervenuta con le elezioni dell'estate 2024 era data dal fatto che sulla carta non c'era a quel punto nessuna possibile maggioranza parlamentare. Paradossalmente questo conferiva all'Assemblea nazionale una posizione di forza, il Presidente della Repubblica non essendo più in grado di espletare il suo mandato in mancanza di un governo capace di resistere a un voto contrario del Parlamento. 
Naturalmente era possibile immaginare una maggioranza di governo sbilanciata a destra o a sinistra. Il nuovo primo ministro designato, François Bayrou, ha cercato invece di mantenere la barra al centro, non ha stretto un patto con i socialisti a sinistra, mentre è andato incontro ad alcune richieste dell'estrema destra. Ora la Francia ha un governo la cui tenuta dipende dalla buona volontà del Rassemblement National. Quanto può durare questa situazione? Durerà abbastanza per consentire uno sblocco almeno parziale della crisi politica in atto? Una risposta certa a queste domande non può essere data. Troppe sono le variabili in gioco, prima fra tutte l'interesse di Marine Le Pen a forzare il passo per accedere alla presidenza della Repubblica prima di un pronunciamento giudiziario che potrebbe rivelarsi fatale per le sua carriera politica futura.
Una cosa è certa, Se il nuovo governo dovesse cadere in breve tempo, difficilmente Macron potrebbe far finta di nulla e nominare un altro primo ministro senza una maggioranza precostituita. In questo senso la Francia ha già cambiato regime, sta passando dal semipresidenzialismo a quello che Maurice Duverger avrebbe definito un parlamentarismo orleanista, ossia a un duopolio del potere diviso tra Presidenza della Repubblica e Parlamento. In questo tempo sospeso, Bayrou potrebbe mettere sul tappeto una riforma del sistema elettorale con l'adozione della proporzionale. Si rafforzerebbe in tal modo la tendenza al deperimento del regime semipresidenziale a vantaggio di una repubblica parlamentare. 
Ciò detto grandi manovre sono in corso con l'obiettivo di arrivare a una ricomposizione del quadro politico tanto a destra quanto a sinistra. Riuscirà Mélenchon a proporsi di nuovo come candidato unico o principale della sinistra alle prossime presidenziali? Quanto incideranno sul sostegno a Marine Le Pen o al suo vice, Jordan Bardella gli scalpitanti fautori di un rilancio centrista orientato a destra, i vari Darmanin, Retailleau, Philippe, tutti ex gollisti? Questi sviluppi hanno bisogno di tempo per maturare, mentre i tempi della crisi potrebbero rivelarsi più rapidi e cogliere tutti di sorpresa. Ecco perché una previsione ragionevolmente fondata appare al momento impossibile da tracciare. 



 È stato un anno impegnativo, il 2024 di Emmanuel Macron, di professione presidente della Repubblica francese. Un anno sempre sul filo del rasoio, tra spericolatezza e arroganza politica. La decisione clou è quella che prende all'indomani delle elezioni europee, il 9 giugno. La coalizione che lui guida si infrange contro il trionfo del gruppo di estrema destra guidato dal Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen, che incassa il 31,3 per cento dei voti, mentre la macroniana Ensemble naufraga.  Il risultato provoca una reazione del  Dopo molte settimane, e il time out per i Giochi Olimpici di Parigi nasce claudicante il governo guidato da Michel Barnier: durerà esattamente cento giorni. Dopo un nuovo stallo, stavolta più breve, pochi giorni fa ecco il governo François Bayrou, non saldissimo. Ma per la gran parte dei francesi il problema non abita a Matignon ma all'Eliseo. È Emmanuel Macron. Che spera in un 2025 un filo più tranquillo.

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