sabato 30 gennaio 2016

La trattativa


 Salvatore Lupo 

... L'ipotesi è questa, lo so, ma questa ipotesi non sembra dimostrata, e infine non sono io che tiro fuori l'articolo, lo stato di emergenza, nel mio saggio non c’è scritto, non dico questo. Io dico che due ufficiali dei Carabinieri sono andati a trattare con un capomafia che non era latitante e non hanno commesso alcun reato facendo questo. Hanno instaurato una trattativa, come da un secolo e mezzo tutti i poliziotti instaurano trattative con capomafia per averne scambi di favori, informazioni. Questa intanto non è «la» trattativa, è «una» trattativa o forse una quantità di trattative. Nel corso di queste trattative possono essere stati commessi dei reati, se a questo signore o ai suoi amici sono state promesse cose illecite, oppure no. Può darsi che siano state promesse cose lecite o cose che astutamente il poliziotto si riservava di non mantenere, come in genere fanno i poliziotti. Da questo punto di vista, ben lungi dal dire che la trattativa è un crimine o un reato perché nel codice penale non esiste il reato di trattativa, giusto perché il termine è talmente vago che non può essere definito rilevante penalmente, fermo restando che tutti trattano con tutti normalmente e in particolare i poliziotti con i criminali, con i terroristi e con i mafiosi – perché questo è, così funziona – bisogna vedere se in questa trattativa siano state promesse e soprattutto concesse cose illecite. Ragion per cui il tribunale fa benissimo a inquisire queste persone per vedere, fermo restando che hanno già subìto sette processi uscendone sempre assolti, e fare un processo per l'ottava volta per la stessa cosa – mi dovrebbe confermare chi è di cultura giuridica – per me che vedo Law and Order non si dovrebbe poter fare. Che poi questo complotto sia stato guidato da Scalfaro o da Napolitano non risulta, non è vero allo stato attuale delle prove. Lei riteneva questo libro un frontale attacco la procura, per me non è così: io ho solo ragionato sul modo in cui, sul piano della comunicazione pubblica e della ricostruzione della storia italiana, è stata elaborata una serie di documenti, alcuni giudiziari, altri di giornalisti, di uomini politici e degli stessi magistrati che un giorno fanno gli atti penali e il giorno dopo li volgono in libri, che possibilmente sono intitolati Io so, dove si sostiene che uno può dire le cose anche se non ha prove, non c’è bisogno di avere le prove perché so che è vero, credetemi sulla parola. Sono largamente d'accordo con Fiandaca, non necessariamente in tutto, d'altronde le due parti del libro sono ben distinte con il nome, quindi si potrebbe anche giudicare quello che scrive Salvatore Lupo. C’è una produzione di public history, la storia del nostro Paese come viene ricostruita in questi testi, che non ha niente a che vedere con qualsiasi modo plausibile in cui può essere immaginata la storia italiana, perché segue sempre la categoria del complotto, che distingue la ricostruzione penale dalla ricostruzione storica. Mentre infatti la ricostruzione storica tende a mettere in campo milioni di persone, grandi forze impersonali, la logica giudiziaria, dovendo trovare una responsabilità individuale, segue la logica del complotto, laddove i grandi eventi storici difficilmente seguono la logica del complotto. A me sembra che questo sia uno dei casi, poi quando mi dimostreranno, come finora non è avvenuto, perché i processi paralleli si sono conclusi con l'assoluzione, quali reati nell'ambito di queste trattative siano stati commessi, io che rispetto le sentenze dei tribunali e non pretendo di saper giudicare meglio dei giudici ne prenderò atto.

http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/stenografici/html/24/audiz2/audizione/2015/12/01/indice_stenografico.0124.html

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