Tomaso Montanari
Così Giotto tradì la missione di San Francesco
In un saggio di Chiara Frugoni la vicenda del Poverello d’Assisi. E come la sua figura fu poi manipolata dalla Curia
la Repubblica, 11 dicembre 2012
... la domanda centrale del libro parla invece a tutti: ed è difficile
staccarsi dal filo della narrazione, dalla malìa di strepitose
fotografie di dettaglio che permettono di vedere il ciclo di Giotto come
forse non lo si è mai visto prima. E quella domanda è: se Francesco
(morto nel 1226) avesse potuto guardarsi nello specchio di Giotto
(1288-92 circa), si sarebbe riconosciuto? La risposta della Frugoni è
no: ed è un no profondamente convincente.
Emblematico è il caso del presepe di Greccio: un grande evento popolare,
in cui Francesco fece celebrare la messa natalizia della notte alla
presenza di un bue e di un asino in carne ed ossa, viene invece
raffigurato come una specie di rappresentazione simbolica, con gli
animali ridotti a piccole statue di terracotta, con i poveri fuori della
porta, con lo stesso Francesco rivestito da una improbabile dalmatica
diaconale dorata. Un Francesco prigioniero del suo stesso ordine,
insomma: e Francesco prigioniero sarebbe un perfetto sottotitolo per il
libro. Specie pensando ancora al Testamento, dove il santo si fa povero
fino a spogliarsi della sua stessa volontà, e con essa del radicalismo
del suo progetto: «E fermamente voglio obbedire al ministro generale di
questa fraternità e a quel guardiano che gli piacerà di assegnarmi. E
così voglio essere prigioniero nelle sue mani».
Uno dei tradimenti contro il vero Francesco riguarda da vicino i nostri
giorni. Nella quarta campata della parete nord, i committenti chiedono a
Giotto di dipingere un Francesco pronto a gettarsi nel fuoco per
sbugiardare e umiliare il Sultano, e i musulmani in genere. Ma la
Frugoni ricorda che il fondatore aveva ordinato ai suoi frati di vivere
anche tra i non cristiani «senza liti, senza dispute », «non con
l’abituale criterio della contesa dottrinale contro Ebrei od eretici,
ritenendosi soggetti a ogni creatura umana per amore di Dio, dunque
anche ai musulmani ... Solo se si fosse creato un clima di reciproco
rispetto, se fosse piaciuto a Dio, i frati avrebbero potuto parlare di
Cristo e della loro fede». Ma – continua la Frugoni – «quando la
ritroviamo negli affreschi di Assisi, da una predica per convertire
siamo passati a una sfida per vincere ».
Mai come oggi, capire quale Francesco significa decidere quale futuro.
Negli affreschi della Basilica superiore viene celebrato fra cavalieri, cardinali e pontefici
IL LIBRO Quale Francesco? di Chiara Frugoni (Einaudi, pagg. 608, euro 80)
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