Mario Baldino
Nel
1966 Lukács descrive le cause della crisi dell’Unione sovietica alla
morte di Stalin in questo modo: «Per quanto il sistema di direzione di
Stalin possa essere stato profondamente problematico dal punto di vista
economico, pure esso è stato capace di costruire e mettere in funzione
un’industria pesante orientata verso la guerra. Dopo la conclusione
vittoriosa della guerra contro Hitler, questo sistema però è diventato
sempre più incompatibile con il normale funzionamento della già
sviluppata industria sovietica. Non era più possibile indirizzare, con i
metodi degli anni trenta, la massa degli intellettuali e degli operai
sovietici [...] verso la produzione pacifica, estesa e altamente
qualificata [...]. Così ha avuto inizio la liquidazione dell’era
staliniana».
La liquidazione dell’epoca staliniana — se pure questa espressione non
debba essere rivista — avviene quindi per motivi economici, non per
motivi etici.
Interessante è però confrontare questa serie di opinioni del Lukács con
quelle espresse direttamente da Solženicyn nel 1975, cioè non appena
ebbe la possibilità di esprimersi, un anno dopo la sua espulsione
dall’Unione sovietica, dinanzi al mondo libero: a coloro i quali non si
fanno convinti della reale minaccia rappresentata dal sistema sovietico
per l’intera umanità io dico — così si esprime lo scrittore che Lukács
aveva indicato come l’esempio più fulgido di letterato socialista — che
«Sono stato nel ventre del drago, nel suo ventre rosso e ardente. Lui
non mi ha digerito e mi ha rigettato ... E io sono venuto a
testimoniarvi come si sta laggiù, nel ventre del drago». Il volume Discorsi americani
raccoglie tre discorsi, due dei quali pronunciati su invito della
federazione sindacale americana AFL-CIO, il terzo pronunciato davanti al
Senato degli Stati Uniti.
Nella seconda conferenza, dedicata all’ideologia marxista, Solženicyn
sostiene, a proposito dello “stalinismo”, quanto segue: «non c’è mai
stato nessun stalinismo», lo stalinismo «è una invenzione di Krušcëv e
del suo gruppo per attribuire a Stalin quelli che sono invece i
caratteri fondamentali del comunismo, le sue colpe congenite. E sono
perfettamente riusciti nel loro intento». Secondo Lukács con la
rivoluzione d’ottobre sarebbero «nati i presupposti materiali del
marxismo per la reale costruzione scientifica più volte sollecitata da
Engels e poi anche da Lenin nei Quaderni filosofici. L’immensa
colpa storica dello stalinismo sta nell’avere non solo lasciato
inutilizzata questa costruzione scientifica, ma fatta retrocedere».
In sostanza, la colpa storica dello stalinismo non starebbe nei
16.000.000 di morti di cui parla per esempio Foucault, ma nel fatto che
Stalin «ostacolò proprio la tendenza che sarebbe stata capace di questa
[scientifica] costruzione».
«In realtà — prosegue Solženicyn — aveva già fatto tutto Lenin, molto
prima di Stalin. È stato lui a ingannare i contadini con la terra, è
stato lui a ingannare gli operai con l’autogestione, è stato lui a fare
dei sindacati uno strumento di repressione, è stato lui a creare la Cekà
e i campi di concentramento ...». A Stalin, prosegue Solženicyn,
«si può al massimo addebitare un eccesso di diffidenza [...]. L’unica
colpa di Stalin fu nei confronti del proprio partito, fu di non fidarsi
del suo stesso partito. Solo per questo motivo è stato inventato lo
stalinismo». Ciò che a Solženicyn preme affermare è questo: «che in
realtà Stalin non ha per niente deviato dalla linea del suo
predecessore».
http://www.kasparhauser.net/communes/Baldino_comunstal.html
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