Massimo Bacigalupo
Pound, eruzione infinita di contraddizioni
La monumentale biografia «Ezra Pound: poet» di David Moody, dalla
Oxford University Press. Senza perdere mai di vista i testi, a cui
dedica analisi puntuali, Moody conserva flemma e adesione critica
davanti a un’enorme massa di materiale biografico, non di rado
sconcertante
il manifesto, 25 ottobre 2015
... I tre massicci tomi di Moody si intitolano rispettivamente The Young
Genius 1885–1920, The Epic Years 1921–1939 e appunto The Tragic Years
1921–1939. Il titolo complessivo Ezra Pound: Poet è significativo perché
nonostante tutto il clamore intorno ai fatti e misfatti di Pound, Moody
dedica molta attenzione ai testi e non dubita, come annuncia già il
titolo The Young Genius, che Pound sia fra i maggiori poeti (non solo
personaggi) del Novecento. Volentieri dedica sezioni della biografia ad
analisi ravvicinate delle opere più significative e a singoli volumi dei
Cantos, che cominciarono a uscire nel 1925 per (non) concludersi solo
nel 1968. In questo terzo volume ha il destro di parlare della sezione
più memorabile dell’intero poema, i Canti pisani scritti nel 1945
durante la detenzione a Metato presso Pisa in un campo di prigionia
dell’esercito Usa per migliaia di reclusi americani che dovevano essere
«rieducati» e in taluni casi giustiziati. E le analisi di Moody di
questi 11 canti (che portano i numeri 74–84), come anche di quelli
successivi, sono convincenti e serrate. Chiaramente l’argomento gli è
caro e anche lui ha passato decenni su questi fogli e ha le loro felici
battute nell’orecchio e nel cuore.
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