martedì 21 ottobre 2014

La convergenza sul nuovo Italicum

Roberto D'Alimonte
La svolta bipartitica del patto del Nazareno
Il Sole 24ore, 21 ottobre 2014

Sulla riforma elettorale c'è una grossa novità. Per ora sulla carta. Nella versione dell'Italicum approvata alla Camera il premio di maggioranza può andare sia a un partito singolo che a una coalizione di partiti. Era così anche nel sistema elettorale bocciato dalla Consulta. Erano i partiti a scegliere se presentarsi da soli o in compagnia. Ma sembra che Renzi e Berlusconi abbiano cambiato idea. Secondo quanto il premier ha detto nella direzione del Pd di ieri il nuovo progetto dovrebbe cancellare la possibilità che i partiti concorrano in coalizione nella gara per conquistare il premio. Devono andare da soli. Berlusconi lo aveva già detto qualche settimana fa, ma sembrava una dichiarazione estemporanea. Adesso che lo ha detto anche Renzi siamo davanti a un fatto nuovo di grande rilievo.
Nell'attuale versione dell'Italicum il premio alla coalizione è inserito in un sistema di regole, fortemente voluto da Verdini, che lo rendono funzionale al progetto di ricompattare il centrodestra intorno a una coalizione dei moderati a guida Forza Italia. Il meccanismo chiave è quello della soglia con lo sconto. Attualmente chi decide di presentarsi alle elezioni da solo deve avere l'8% dei voti per ottenere seggi. Se invece si entra in coalizione allora la soglia si abbassa al 4,5%. Con questo meccanismo il Ncd di Alfano, Fdi della Meloni e la Lega di Salvini sono "costretti" a fare l'accordo con Berlusconi per non rischiare di restare fuori dalla Camera. E così Berlusconi torna ad essere il federatore del centrodestra italiano come ai bei tempi.
Oggi questo "schema verdiniano" sembra superato. Pare che Renzi e Berlusconi vogliano puntare dritti verso il bipartitismo. Non basta più il bipolarismo. Non una coalizione deve vincere le elezioni ma un partito. Va da sé che un sistema del genere semplifica non solo il quadro politico ma anche l'ingegneria elettorale. Se il premio va al partito e non alla coalizione tutti i problemi legati al conteggio dei voti di liste coalizzate, ma sotto la soglia, o alla presentazione di liste fasulle, ma buone per raccattare qualche voto in più, sono superati. Tutto è più semplice e più comprensibile. Ma resta qualche dubbio.
Perché Berlusconi si è convinto a rinunciare allo "schema verdiniano"? Senza avere informazioni dirette è difficile rispondere. La vera ragione potrebbe essere la Lega. Il partito di Salvini non è più quello di Bossi, con cui il Cavaliere andava d'amore e d'accordo. La Lega non è più il partito della padania ma sta diventando il partito della destra nazionale. Una destra dura che assomiglia sempre di più al Fronte nazionale di Marine Le Pen. Con una destra del genere anche Berlusconi non può fare accordi. E allora forse meglio puntare a fare il partito unico dei moderati invece della coalizione dei moderati.
Resta da capire perché i partiti minori dovrebbero appoggiare un disegno del genere. Soprattutto quelli del centrodestra. Certo, se il premio va solo al partito e quindi sparisce lo sconto, il buon senso dice che la soglia dell'8% sarà abbassata. Immaginiamo che venga portata al 4%. A quel punto Ncd e Fdi, ma anche Sel, avrebbero in teoria una scelta: entrare nel partito unico (di centrodestra e di centrosinistra) o presentarsi da soli. La seconda opzione presenta il vantaggio che se nessuno dei maggiori partiti vince il premio al primo turno e si va al ballottaggio i loro voti possono diventare determinanti. Ma in primo luogo dovrebbe essere modificato l'Italicum che al momento non prevede apparentamenti. E poi non è detto che questo evento si verifichi. Potrebbe invece verificarsi un evento ancora più deleterio per loro: potrebbero non superare la soglia e restare fuori dalla Camera. Ergo sparire. Si capisce che per Alfano e soci tornare sotto le ali del Cavaliere è cosa indigesta, ma sparire forse lo è ancora di più.
Ora capita che il Ncd sia un alleato di Renzi al governo. Per essere più precisi il premier non ha al Senato la maggioranza senza i voti del Ncd. L'Italicum in versione bipartitica può essere approvato anche senza i voti di Alfano ma poi Alfano che fa? Continua a stare al governo con il Pd come se nulla fosse? E se non succede Renzi il governo con chi lo fa? Oppure punta al voto con l'attuale sistema elettorale proporzionale, quello disegnato dalla Consulta? L'incertezza sotto il cielo è ancora tanta.

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