domenica 30 giugno 2013

L'immagine dei neri in Francia (1797-1800)

Il 15 del mese di piovoso dell’anno II (e cioè il 3 febbraio del 1794) tutti, a Parigi, poterono finalmente vedere in faccia la Rivoluzione. La faccia era quella di Jean-Baptiste Belley, primo deputato nero e rappresentante della colonia francese di Santo Domingo alla Convenzione, cioè al parlamento rivoluzionario. Nel 1789 la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino scaturita dalla Rivoluzione aveva spaccato in due la storia dell’umanità, scrivendo che “tutti gli uomini nascono e rimangono liberi ed eguali nei diritti”. Da allora in poi, non possiamo non dirci francesi, non possiamo non dirci rivoluzionari. Niente più re o regine, principi o duchi: solo cittadini, tutti eguali, tutti liberi. Ma ora, con l’arrivo a Parigi del deputato Belley, quelle parole avevano finalmente un volto: un volto nero, per la prima volta eguale ai volti dei bianchi. Il 16 del mese di piovoso tutta l’assemblea della Convention si alzò in piedi all’ingresso di Belley, e cominciò ad applaudire. Tutti i deputati, tutti bianchi si alzarono uno per uno, e abbracciarono il primo deputato nero della storia. Pochi minuti dopo, l’assemblea votava l’abolizione della schiavitù: non c’erano più re, e ora non c’erano più schiavi. E il grande rivoluzionario Danton poté dire: “Fino ad ora non abbiamo che dichiarato la nostra stessa libertà, una libertà egoista. Oggi proclamiamo a tutto l’universo, e per tutte le generazioni future, la Libertà universale”. L’America, figlia di una Rivoluzione ancora più antica, arrivò a fare altrettanto – solo dopo una guerra civile e grazie alla sovrumana forza di Abramo Lincoln – approvando il Tredicesimo Emendamento alla Costituzione l’ 8 aprile del 1864.
Il pittore Anne-Louis Girodet ritrasse quindi il deputato Belley in questo quadro indimenticabile. La composizione e la tradizione degli infiniti ritratti di tiranni sono state redente da questo capolavoro morale. Il magnifico nero della pelle di Belley è accostato al candido marmo di un busto all’antica che ritrae uno dei filosofi cari alla Rivoluzione. E il deputato è stretto in vita dalla fascia con il tricolore della Rivoluzione. Come dir meglio che il passato serve a costruire il futuro, che la filosofia serve a cambiare il mondo, che la cultura è un’unica cosa con la politica? Il cittadino Belley guarda lontano. Guarda fino a noi: alla nostra società finalmente multietnica. Il suo volto libero è, per sempre, il ritratto di ogni rivoluzione.

Tomaso Montanari

Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson (1767-1824)
Jean-Baptiste Belley, ex rappresentante delle colonie (1747-1805), 1797
 Il dipinto, realizzato solo sei anni dopo l’abolizione della schiavitù, è considerato un manifesto della emancipazione dei Neri. Il quadro verrà poi acquistato dallo Stato francese nel 1818.
Marie-Guillemine Benoist, Ritratto di negra (1800)




































Benoist, Marie-Guillemine Leroux-Delaville. - Pittrice (Parigi 1768 - ivi 1826). Allieva della Vigée Lebrun e di David, collaboratrice di Gérard; autrice di numerosi ritratti dei familiari di Napoleone; dipinse anche varî quadri di soggetto storico e di genere.





















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