Questa mattina si è tenuta nella Sala del Palazzo dell’Antico Macello di Po
a Torino una conferenza stampa con la quale i responsabili del Piemonte Movie Glocal Film
Festival annunciavano la sospensione dell’edizione del 2013.
Alessandro
Gaido di Piemonte Movie ha efficacemente illustrato le difficoltà del Festival,
che sono paradigmatiche di quelle affrontate non solo dal cinema, ma dal settore culturale in generale.
A questo proposito
riporto l’intervento di Gabriele Boccacini, Portavoce del
Comitato Emergenza Cultura Piemonte:
Il sistema culturale in
Piemonte rischia di annegare al limite delle forze, pigiato su una zattera
ormai alla deriva, schiacciato dalle scelte di una politica culturale
irresponsabile che non riesce a elaborare un piano di emergenza e di rilancio
dell’occupazione e delle attività in un campo di interesse pubblico e sociale
come è quello della cultura.
Ormai
tutti riconoscono che l’attività culturale significa anche lavoro, occupazione
ma anche economia, non solo di incremento del P.I.L. ma anche del B.E.S. –
Benessere Equo Sostenibile, secondo una
visione più evoluta che integra l’indicatore dell’attività economica, il
P.I.L., con altri indicatori ivi compresi quelli relativi alle diseguaglianze e
alla sostenibilità, riconducibili ai nuovi criteri elaborati a livello
internazionale dall’O.C.S.E. (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico – Commissione Stiglitz).
I
più cinici potrebbero semplicemente pensare che, dato il periodo di crisi, i
mancati investimenti e la conseguente perdita di posti di lavoro ricadono
inevitabilmente su tutti i settori; in realtà, non esistesse per alcuni il
rischio di rinunciare a situazioni di privilegio, la problematica potrebbe
essere affrontata da un altro punto di vista e cogliendo la necessità di trasformazione
dettata dalla crisi, operare una riorganizzazione, in ogni settore, per
investire meglio le minori risorse.
La
scelta più facile, per un’amministrazione pubblica che si cura più del consenso
delle lobby che della puntuale elaborazione di nuove strategie di interesse
comune, è quella di tagliare. Tagliare dove, se non si vogliono toccare gli
interessi dei più facoltosi? Tagliare i più piccoli, quelli economicamente più
deboli, quelli politicamente meno pericolosi, quelli che possono essere più
facilmente dispersi nel limbo della disoccupazione, della inattività.
Se
in altri settori dove è determinante l’investimento economico dei privati,
possiamo immaginare quanto sia difficile confrontare e condividere con i
lavoratori le scelte imprenditoriali, risulta più difficile comprendere come
per settori come la cultura, sostenuti prevalentemente con fondi pubblici, non
sia stata ancora impostata una revisione del sistema organizzativo
confrontandosi con chi opera nel settore, secondo un piano di sviluppo di
riequilibrio delle risorse e degli investimenti, indispensabile in un momento di crisi economica e di conseguente
necessaria verifica e trasformazione del sistema.
La
disparità del riscontro economico del lavoro culturale effettuato con le risorse
pubbliche è enorme; secondo parametri oggettivi e democratici, non sono più
accettabili diseguaglianze così ingiuste di sostegno economico alle imprese ed
ai lavoratori. Da oltre due anni il Comitato Emergenza Cultura Piemonte cerca
di promuovere in diverse forme l’incontro ed il confronto tra gli operatori e
le amministrazioni.
Oltre
alle manifestazioni ed ai presidi, ricordiamo la realizzazione di due Tavoli di
Concertazione effettuati con assessori e consiglieri regionali, provinciali e
comunali e il costante work in progress con il gruppo di lavoro formato dai
consiglieri dei diversi partiti che si sono impegnati nel campo della cultura.
Dopo
un recente incontro con gli assessori Coppola, Braccialarghe e Perone, restiamo
in attesa della convocazione di un tavolo tecnico che è stato accordato per
confrontarsi in merito a possibili miglioramenti delle modalità di
organizzazione della promozione della cultura in Piemonte.
Resta
forte la necessità di aprire un ampio e serio dibattito con la partecipazione
di tutte le componenti politiche e sociali, una sorta di “Stati Generali della
Cultura” per gettare solide basi per una politica culturale condivisa, sul
principio generale del rilancio e della crescita del settore, a favore di tutti
i soggetti e le componenti sociali del nostro territorio.
Non
possiamo fare a meno di segnalare che queste ed altre azioni di possibile
miglioramento rischiano di non avverarsi o di essere del tutto inefficaci nel
caso in cui non venga rispettata una tempistica reale rispetto all’andamento
annuale delle attività. Ancora oggi, 4 febbraio 2013, tutti gli organismi
culturali del territorio sono ancora in attesa di sapere (non di avere!) quali
saranno le assegnazioni degli investimenti da parte della Regione Piemonte per
le attività già svolte lo scorso anno.
Cogliamo
quindi l’occasione per lanciare un
appello a tutte le componenti responsabili del sistema cultura, per avviare in
tempi brevi un programma di confronto fra le istituzioni, i partiti e la
società civile, per affrontare le scadenze immediate del 2013 e quelle
altrettanto urgenti per l’elaborazione di un progetto culturale complessivo per
il futuro.
Nessun commento:
Posta un commento