Evgenija Ginzburg
Viaggio nella vertigine
traduzione di Duccio Ferri
Dalai Editore, Milano 2011, pp. 132-133
Mangio tutto con scrupolo. D'ora in poi mangerò sempre tutto, cercherò di dormire bene e farò ginnastica al mattino. Voglio vivere. Per dispetto a loro. Desidero vivere fino alla fine della tragedia del partito. In questi momenti sono convinta che non riusciranno a distruggere tutto il partito, che arriveranno forze capaci di fermare la mano criminale. Vivere, vivere fino ad allora... A denti stretti... A denti stretti...
Mi ripeto continuamente queste parole, che mi richiamano alla mente alcuni versi della poesia di Boris Pasternak Il tenente Schmidt:
I chilometri dell'atto d'accusa...
Il berretto fra i denti per non piangere!
Le miniere lungo la strada di Nerčinsk!
I lavori forzati! Che benedizione!
Queste parole mi scuotono profondamente. Il mio cuore si riempie di gratitudine per il poeta. Come sapeva che questa è l'esatta sensazione che provano i condannati? Lui che abita a Mosca in "un appartamento che suggerisce tristezza"? Proseguo:
...La spaziosità della primavera e della deportazione inebriano gli altri...
Magari Pasternak potesse sapere quanto mi aiutano i suoi versi a comprendere e a sopportare la detenzione, la sentenza, quegli assassini con gli occhi di pesce!
Si fa buio. Anche qui la finestra è protetta da una bocca di lupo. Per qualche motivo non accendono la luce. Spero che mi riportino presto alla Butyrka! Qui a Lefortovo la Morte ti osserva da ogni angolo. Appoggio la testa sul tavolo e ripeto a memoria, da cima a fondo, Il tenente Schmidt. Mi emozionano immensamente i versi:
Il vento con calore e sacrificio accarezzava le stelle
con qualcosa di eterno, di esistente, di suo...
Li ripeto più volte di seguito e sprofondo in un buio infinito e soffocante.
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