Freccero 1
Lo stanco Berlusconi che
al Giorno della Memoria sostanzialmente elogia Mussolini ha ispirato
indignate risposte nel merito, e bisognava pur darle. Ma l'esito cercato
e sistematicamente ottenuto, dal sonnolento Omero delle nostre sghembe
epopee non era a favore degli estremisti di destra: era la conquista dei
titoli di apertura di tutti i tg e di tutti i giornali, in una giornata
a lui sistematicamente ostile. Errore
delle sinistre: pensare che il "codizionamento dell'elettorato riguardi,
come nell'età moderna, [...] le singole affermazioni e l'ideologia
ufficiale, piuttosto che il medium in sé e la sua influenza protratta
nel tempo".
Freccero 2
"Nell'epoca della privacy,
l'osceno riguarda l'esibizione del privato e di sentimenti". Da qui i
reality, e il loro fallimento: "Per funzionare il reality deve far
spettacolo del privato, ma nel momento in cui si esibisce, il privato
non è più tale e si fa spettacolo".
Freccero 3
[sembra uno scioglilingua] "non è il vip che attira il gossip, ma è il gossip che costruisce il vip"
Stefano Bartezzaghi
L'eretico che svela i segreti della tv
la Repubblica, 6 febbraio 2013
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Freccero
si pone un problema, e ciò facendo rivela il suo debito verso il
migliore materialismo storico del '900: qual è il livello dell'influenza
che la sovrastruttura culturale, quella filtrata dai media, esercita
oggi sulla costruzione della percezione
quotidiana delle relazioni sociali? Esiste una "surrealtà", una realtà
sovraordinata, extraesperienziale, che colonizza gli immaginari e li
globalizza. Un antesignano di questa concezione, tra gli altri, è il
Cronenberg di Videodrome, laddove però tutto precipita nel disfacimento
dei corpi, sostituiti dalle fantasie paranoidi. Per Carlo Freccero (ma
penso anche ad un altro autore fondamentale, in tale senso, come Alberto
Abruzzese) Berlusconi è l' "avvento del tempo messianico" in politica
di un'epoca della non solo pop (Carlo Galli) ma anche dell'assenza del
legame fisico, sostituito dalla proiezione identificativa sull'immagine
del leader (Marco Belpoliti). Mi si obietterà che non c'è nulla di molto
diverso dalle esperienze di national rebuilding dei totalitarismi.
Effettivamente, rispondo io, abbiamo a che fare con un nuovo
totalitarismo che trova nei paradigmi populisti (la democrazia senza la
Costituzione, Carlo Donolo) il suo perno ideologico e nella cacofonia
informativa la sua coltre protettiva più efficace. Il messianesimo di
Berlusconi, lungi dall'esaurirsi con la sua persona, è un canone della
politica che ha sostituito la politica medesima, l'unica soglia di
sbarramento al tecnicismo agro (e falso) delle élites defezioniste
(sempre Donolo). Freccero racconta che cosa avviene in ognuno di noi
quando siamo attraversati dallo sguardo di Berlusconi. Diceva il Moro di
Treviri "che tutto ciò che è solido si dissolve nell'aria", epitaffio
della verità nell'età del relativismo storicistico...
Claudio Vercelli
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