Franco Marcoaldi intervista Tzvetan Todorov, autore del libro La bellezza salverà il mondo
la Repubblica 28 giugno 2006
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Nel suo saggio è centrale la figura dell'assoluto individuale.
«L'aspirazione
all'assoluto fa parte della vicenda umana, da sempre, e per una
lunghissima fase storica tale aspirazione è stata collettiva. Dapprima,
con la religione, l'assoluto si è collocato in cielo. Poi è disceso
sulla terra: chiamandosi via via Stato, nazione, partito, uomo nuovo.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, e con la caduta del muro di
Berlino, tutto è cambiato. E ora siamo alla ricerca di un assoluto
individuale, che peraltro non va confuso con l'assoluto arbitrio. Perché
è vero che questa ricerca non è più imposta dall'esterno. Nasce in una
società pluralistica, in cui esistono nor-
me tra loro concorrenti, e quindi ognuno la persegue come crede. Ma non
si può cancellare l'interdipendenza umana. Siamo animali sociali ed è
ben per questo che l'idea di bellezza è connessa a quella di morale. Il
punto più alto di tale associazione si ha nell'Idiota di Dostoevskij, in
cui il principe My'kin, una variante moderna del personaggio di Gesù,
ci indica una bellezza che rimanda alla compassione. Eppure quella
figura tanto perfetta va incontro al fallimento. Perché Dostoevskij ci
offre un ideale dagli esiti tragici? Io credo che lo scrittore russo
affronti questo paradosso per indicarci come l'aspirazione individuale
all'idea di bellezza, non possa non fare i conti con l'egoismo,
l'invidia, l'avidità che ci circondano. Per quanto santa e perfetta, una
figura isolata non riesce a far fronte a tutto questo e
incontra la disperazione».
Nel libro, il controcanto agli "avventurieri dell'assoluto" è rappresentato da George Sand.
«George
Sand non è una grande romanziera, come il suo amico Flaubert, ma è più
saggia di lui. Come uno scultore scolpisce il marmo per estrarne la sua
opera, lei scolpisce la propria vita per renderla più bella. Mentre
Flaubert, come un martire dell'invenzione artistica se ne sta chiuso
nella sua stanza a tornire di continuo le sue frasi, lei coglie la
bellezza nell'istante, accetta la finitezza umana e soprattutto
riconosce, al contrario dei romantici, degli gnostici, dei manichei, la
continuità che esiste tra l'assoluto e il relativo, il celeste e il
terrestre ».
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Ricapitolando: la bellezza è una dimensione centrale dell'esistenza,
ma non può trasformarsi in estetismo dell'assoluto. Tantomeno può essere
vissuta
in modo solitario.
«L'assoluto individuale, se diventa solipsistico, è sterile. E lo
dimostra il fatto che il primo a voler condividere con gli altri
l'oggetto della sua creazione è proprio l'artista. Del resto, la forma
più comune di bellezza è legata alle relazioni umane. E allora, se non
crediamo nell'immortalità del corpo e dell'anima, l'unica trascendenza
che ci resta è la traccia che lasciamo nella memoria degli altri. Tanto
vale che sia la più bella possibile».
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Antonio Gramsci
lettera alla madre
15 giugno 1931
...tu non puoi immaginare quante cose io ricordo in cui tu appari sempre come una forza benefica e piena di tenerezza per noi. Se ci pensi bene tutte le quistioni dell'anima e dell'immortalità dell'anima e del paradiso e dell'inferno non sono poi in fondo che un modo di vedere questo semplice fatto: che ogni nostra azione si trasmette negli altri secondo il suo valore, di bene e di male, passa di padre in figlio, da una generazione all'altra in un movimento perpetuo. Poiché tutti i ricordi che noi abbiamo di te sono di bontà e di forza e tu hai dato le tue forze per tirarci su, ciò significa che tu sei già da allora, nell'unico paradiso reale che esista, che per una madre penso sia il cuore dei propri figli. Vedi cosa ti ho scritto? Del resto non devi pensare che io voglia offendere le tue opinioni religiose e poi penso che tu sei d'accordo con me più di quanto non pare.
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