domenica 13 marzo 2022

Guai ai vinti

 
Marco Di Giovanni,13 marzo 2022
LA VIOLENZA DOPO LA COSIDETTA “PACE”

Agli inizi dell’invasione, avevo segnalato alcuni processi che si sarebbero probabilmente innescati nei territori occupati dagli aggressori russi.
Le notizie che arrivano da Melitopol e da altre aree confermano lo scenario che potevamo immaginare, in tutta la sua luce sinistra. Siamo fra la Polonia dell’autunno 1939 e la Francia delle prime settimane di occupazione nel 1940, quando gli occupanti nazisti miravano, come quelli russi oggi iniziano puntualmente a fare, alla decapitazione della classe dirigente, alla eliminazione delle figure guida che possano fare da riferimento per qualche forma di resistenza o a innescare forzosamente processi di denazionalizzazione (imporre una nuova repubblica” nell’aerea di Kershon). Era capitato a Jean Moulin, futuro leader della resistenza francese e all’epoca, estate 1940, sindaco di un piccolo centro, che arrivò a tentare il suicidio pur di non firmare dichiarazioni false che gli occupanti gli imponevano in merito a un episodio di violenza sui civili.
Selezione politica e demolizione personale del nemico si fondono, rafforzate dalla lunga tradizione della GPU.
Il dopo che si configura una volta deposte le armi non è, allora, una “pace” ma una promessa di oppressione e violenza innestata su un panorama di rovine e di miseria trasformata in arma di ricatto. Forse è per questo che in Ucraina si scoprono “nazionalisti” e sono determinati a combattere, semplicemente perché, in quella “pace”, manca non solo un futuro accettabile ma perfino un orizzonte minimale di sicurezza personale.
Se lo ricordino gli interessati sostenitori della resa “umanitaria”: c’è davvero poca “vita” dentro la loro “pace”.

Nessun commento:

Posta un commento