giovedì 24 marzo 2022

L'ombra lunga di Sun Tzu

 

 

 


 Marco Costa

IL COSIDDETTO FATTORE X

AIla base delle teorizzazioni di Clausewitz, sostanzialmente,vi è la logica secondo cui un nemico abbattuto non potrà più risorgere per vendicarsi, ma questa logica non tiene conto del fatto che un tale accanimento conduce solitamente ad un’escalation distruttiva anche nei confronti di chi lo persegue. Esaminando a fondo la sua opera, ci si accorge che, in verità, anche in Clausewitz non vengono trascurati gli elementi “morali”, tanto da dedicare alcuni capitoli al talento del capo, alle virtù militari dell’esercito (spirito di corpo, onore, coraggio, abilità, resistenza, entusiasmo) e al sentimento nazionale, ma lo scopo rimane comunque diverso da quello di Sun Tzu e Sun Pin, essendo esclusivamente quello di subordinare le capacità psicologiche alla forza militare. In linea con Sun Tzu e Sun Pin si dimostrò invece Lev Tolstoj, quando sollevò, in Guerra e pace, la questione di quello che lui chiamò “fattore x”. Riportiamo quel brano: «In guerra la forza degli eserciti è data dal prodotto della massa dei soldati moltiplicata per qualcos’altro, uno sconosciuto fattore x. La scienza militare, esaminando nella storia l’immenso numero di casi in cui la massa di un esercito non corrispondeva alla sua forza e in cui piccoli eserciti ne hanno conquistato di grandi, riconosce a mala pena l’esistenza di questo fattore sconosciuto e cerca di individuarlo qualche volta in certe disposizioni geometriche delle truppe, qualche volta nella superiorità delle armi e più spesso nel genio del comandante.

Nessuno di questi fattori tuttavia conduce a risultati che concordano coi fatti storici. Per scoprire questo sconosciuto fattore x uno deve rinunciare alla falsa credenza che esalta l’attività degli eroi nella storia militare; x è lo spirito di corpo, il maggiore o minor desiderio di combattere e di far fronte ai pericoli a vantaggio di tutti i soldati che compongono l’esercito, che è diverso dal porsi la questione se essi stanno combattendo con comandanti geniali o no, con randelli o con un’arma da fuoco che spara trenta volte al minuto». Oggi, il fattore x di Tolstoj è stato scomposto dagli psicologi in tre componenti principali: il morale, la coesione, che può essere sia indotta dall’addestramento, sia autonomamente sviluppata dal militare attraverso le esperienze vissute con i compagni, e lo spirito di corpo. Il lettore si accorgerà come in essi riaffiorino continuamente le idee di Sun Tzu e Sun Pin.

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Il grande esperto inglese di teoria militare Basil Liddell Hart (1895-1970) negli anni Sessanta si pronunciò a favore di Sun Zu contro Clausewittz. Ha scritto John F. Sullivan: Our Western assessment of Sun Tzu’s lucidity and continued relevance was most famously articulated by the British military theorist Sir Basil Liddell Hart. In the foreword to General Samuel B. Griffith’s 1963 translation of The Art of War, Hart drew a sharp distinction between Eastern and Western philosophies of war, noting “the clarity of Sun Tzu’s thought” serves as a counterweight to “the obscurity of Clausewitz’s.” In Hart’s view, The Art of War had “never been surpassed in comprehensiveness and depth of understanding. . . . Sun Tzu has clearer vision, more profound insight, and eternal freshness.” Half a century later General David Petraeus, in the foreword to an updated translation of Sun Tzu’s work, declared it to be “every bit as relevant now as when it was written.”
https://press.armywarcollege.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=2864&context=parameters

Stefano Malatesta, I maestri della guerra, la Repubblica, 29 giugno 2007

Per capire l' importanza di Liddell Hart e il suo particolare ed eccentrico modo di porre le cose, si potrebbe semplicemente far riferimento ad un titolo di un suo libro che piacque molto al Duce - era inevitabile - e ad una sua massima. Il titolo dice così: Più grande di Napoleone: Scipione l' Africano, che sembra uno scherzo goliardico a cura del Minculpop. E invece è un testo molto paradossale, che riesce se non a dimostrare , ad avanzare brillantemente l' ipotesi che Alessandro il Grande e Scipione l' Africano siano stati gli anticipatori della tecnica di battere il nemico psicologicamente, prima che in battaglia. E la massima spiega che "Lo scopo di una nazione in guerra è quella di annullare la volontà del nemico a resistere, al più basso costo possibile di vite umane". Messa a confronto con la celebre "La guerra è la diplomazia che continua con altri mezzi", una frase che sotto il falso manto di una dura, inevitabile realtà è servita a nascondere le più vili infamie, ci si può rendere conto quanto grande sia stato il salto concettuale per passare dalla vittoria a tutti i costi al primo, allarmato rifiuto di raggiungerla pagandola con un numero mai sufficientemente basso di vite umane. Liddell Hart era stato un ammiratore di Carl von Clausewitz, il più influente e seguito tra i teorici della guerra dell' Ottocento, Per quasi cento anni la prosa chiara e consequenziale di questo attento osservatore delle battaglie napoleoniche, era stata letta e interpretata da centinaia di alti ufficiali di tutti gli stati maggiori d' Europa, con la certezza di assorbire verità immortali. Lo scopo della battaglia non era quello di fare delle evoluzioni sul terreno, ma di vincere. Lo scontro era sempre uno scontro di volontà e vinceva chi non mollava mai o mollava più tardi del suo rivale. Le guerre napoleoniche non erano "totali" nei loro metodi, anche se cercavano di essere le più dure possibili, erano "totali" nei loro fini, che era la distruzione del nemico, in modo che non ci fosse più nessuna possibilità di preoccuparsi di lui. Era stata una beffa che nell' ultima battaglia combattuta dall' imperatore, la massima si è rivolta contro lui, quando Grouchy aveva battuto, ma non annientato Blucher e questi aveva fatto in tempo a ritornare indietro e a prendere Napoleone alle spalle, mentre mandava inutilmente la guardia all' assalto delle postazioni inglesi. La guerra tra eserciti massa, con i caduti che si erano moltiplicati per venti o per quaranta, e la scoperta di armi così letali come la mitragliatrici avevano cambiato completamente lo scenario, ma all' inizio pochi se ne erano resi conto. Come la maggioranza dei suoi coetanei, Liddell Hart aveva fatto la guerra in trincea, partecipando alla famosa battaglia della Somme, anche se solo nell' ultima e tragica parte. Nel luglio del 1916, sollecitati dagli alleati francesi, stanchi di lanciare un attacco dopo l' altro, sempre da soli, contro le postazioni dei tedeschi, centoventimila ragazzi inglesi, alle sette del mattino erano saltati fuori dalle trincee dirigendosi verso il nemico guidati dagli ufficiali con il revolver in pugno. Nella settimana precedente gli inglesi avevano effettuato il più grande bombardamento delle linee nemiche mai organizzato nella storia e Haig, durante una rapida ispezione, aveva preannunciato che si sarebbe trattato di una passeggiata tra le rovine. Ma i tedeschi non erano stati disintegrati, si erano semplicemente immersi dentro la terra fino ad una profondità di quaranta metri, portandosi dietro le loro mitragliatrici, che fecero risalire in superficie tre minuti dopo l' attacco. Alla fine della giornata gli inglesi contarono sessantamila tra morti, feriti e dispersi, la più grande strage mai subita dal tempo della grande peste nera. Dopo la guerra furono in molti a discutere se sarebbe stato possibile evitare la prossima annunciata ecatombe . Liddell Hart era uno in qualche modo simile a Picasso, non cercava, trovava. E' stato lui, più di ogni altro, a cambiare il concetto stesso di vittoria che fin ad allora era stato sinonimo di annientamento. Con la sua prosa brillante e piena di paradossi dimostrò che la disintegrazione morale del nemico si poteva ottenere con metodi non cruenti, sperimentando vari livelli di intimidazione, collegati anche a scontri armati, che tuttavia erano diventati uno dei modi, non l' unico, in cui si risolveva la guerra. 

 

Sun Tzu (544 a.C. – 496 a.C.) è stato un generale e filosofo cinese, vissuto probabilmente fra il VI e il V secolo a.C. A lui si attribuisce uno dei più importanti trattati di strategia militare di tutti i tempi, L'arte della guerra.

 

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