Calipso
(gr. Καλυφώ; lat. Calypso)
Utet, Letteratura europea on
line
Con questo nome è designata nell’Odissea (V, 68
ss.) una ninfa, figlia di Adante, che vive nell’isola di Ogigia, entro una
grotta attorno la quale cresce la vite. Nel poema omerico si narra che Calipso
accolse Ulisse naufrago e, innamoratasi di lui, lo trattenne per sette anni a
Ogigia nonostante la melanconia dell’eroe e il suo rimpianto per la patria
lontana. Al termine dei sette anni Zeus, per mezzo di Ermes, ordinò a Calipso
di lasciar partire Ulisse, e la ninfa allora diede modo all’eroe di
costruirsi la zattera con cui sarebbe giunto presso l’isola dei Feaci.
Il nome di Calipso è stato interpretato in passato
come la nasconditrice o la nascosta (dal gr. kalyptō,
nascondo). Più recenti studi hanno però proposto che si tratti di un nome
egeo-anatolico (da kala, fianco di monte, più il suffisso -yb),
significante “la dea della grotta”. Calipso infatti è, come Circe, un’immagine
della Grande Dea anatolico-mediterranea.
Essa risiede al centro del mondo (“nell’ombelico del
mare”), presso l’albero della vita (che nel mondo anatolico e mesopotamico è
simboleggiato dalla vite fin dall’epoca sumera), e secondo lo Jensen è analoga
alla giovane dea mesopotamica Siduri, incontrata da Gilgamesh in un giardino al
centro del mondo, presso una vite. In quanto signora della vita, Calipso può
offrire a Ulisse per trattenerlo l’ambrosia che accorda l’immortalità (e che
Ulisse rifiuta, desideroso di tornare a Itaca). Il soggiorno dell’eroe nella
grotta, che è santuario e talamo nuziale della dea, dev’essere quindi inteso
come una permanenza alle fonti della vita che si inquadra nel grande disegno
iniziatico dell’Odissea. Oltre che nell’Odissea, Calipso appare estremamente di
rado nella letteratura classica. Esiodo nella Teogonia nomina
un’oceanina Calipso, e una tardiva appendice alla Teogonia menziona
due figli, Nausitoo e Nausinoo, che Calipso avrebbe avuto da Ulisse. Restano
inoltre interpretazioni parodistiche della vicenda di Calipso e Ulisse
nell’opera del commediografo Anassila e di Luciano. Oltre che in varie opere
ispirate all’Odissea, nelle letterature moderne e contemporanee la figura di
Calipso ricompare, tra l’altro, nelle Avventure di Telemaco di
Fénelon e nei Dialoghi con Leucò di Pavese.
Odissea, libro V,
traduzione di Enzio Cetrangolo
Ma quando nell'isola
giunse, ch'era lontana,
Ermes uscito dal
mare violaceo alla riva,
percorse la terra,
finché alla grotta pervenne
vasta dimora alla
ninfa bene chiomata;
la trovò ch'era
dentro. Un gran fuoco
ardeva al camino; un
odore di cedro e di tio
spirava nell'aria
intorno per l'isola.
E là dolcemente
cantando ella tesseva
con la spola sua
d'oro intenta al telaio.
Un bosco aggirava la
grotta fiorente:
ontani e pioppi e
cipressi odorosi,
dove uccelli di
vaste ali avevano i nidi:
civette e falchi e
cornacchie dalla lunga lingua
gracchianti assidue,
amiche del mare;
e c'era davanti una
vite carica d'uve;
e quattro fontane,
l'una all'altra vicine,
di fila, una chiara
acqua mandavano in rivoli opposti;
e intorno un fiorire
era di viole e di apio
su morbidi prati:
tanto che uno là pervenuto.
anche se dio, ne
avrebbe incantata la vista
e allegrezza del
cuore. Là rimaneva
immoto stupito a guardare il nunzio di Zeus.
immoto stupito a guardare il nunzio di Zeus.
Odissea, libro V, traduzione di Rosa Calzecchi Onesti
E rispondendole disse l’accorto Odisseo
“O dea sovrana, non adirarti con me per questo:
so anch’io, e molto bene, che a tuo confronto
la saggia Penelope per aspetto e grandezza non val
niente a vederla:
è mortale, e tu sei immortale e non ti tocca
vecchiezza.
Ma anche così desidero e invoco ogni giorno
Di tornarmene a casa, vedere il ritorno.
Se ancora qualcuno dei numi vorrà tormentarmi sul
livido mare
sopporterò, perché in petto ho un cuore avvezzo alle
pene.
Molto ho sofferto, ho corso molti pericoli fra l’onde
e in guerra:
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