“Il Movimento ha perso, se non cambia morirà”
Il Fatto quotidiano, 26 novembre 2014
"Il risultato dei Cinque
Stelle è più che negativo, è negativissimo. Sono i più colpiti
dall’astensionismo, nonostante quello che ha scritto Grillo".
Piergiorgio Corbetta, direttore di ricerca presso l’istituto
Cattaneo di Bologna, è co-autore del libro Il partito di Grillo (Il
Mulino) assieme a Elisabetta Gualmini.
Secondo il blog del fondatore in Emilia Romagna il Movimento ha guadagnato voti. E l’astensionismo ha colpito solo gli altri partiti.
Non è così, i numeri dei flussi elettorali sono chiari. In Emilia i Cinque Stelle hanno perso 3/4 dei voti rispetto alle Europee della primavera scorsa. E molti di quei consensi sono finiti nell’astensione (il 43 per cento circa, ndr), un’altra parte è andata alla Lega Nord.
Rispetto alla Regionali del 2010 sono cresciuti.
Il paragone non regge, nel 2010 Grillo non era sceso in campo sul piano nazionale. Il Movimento così come è adesso ancora non esisteva.
Perché questo calo?
Perché i Cinque Stelle si alimentano del voto di protesta. Grillo, per dirla in termini tecnici, è stato il “prenditore” di quei votanti arrabbiati, se ne è impossessato con tecniche innovative. Ma quel tipo di elettore è impaziente, pretende subito risultati. E ora presenta il conto. O guarda alla Lega.
Salvini è il vero rivale di Grillo?
Di certo il Carroccio ha intercettato parte del voto di protesta, pescando nello stesso bacino dei 5Stelle. D’altronde nel 2013 Grillo fece il boom alle Politiche proprio prendendo molti voti alla Lega, e a Di Pietro.
Tra i 5Stelle infuria la polemica sull’andare o meno in tv. L’assenza dagli schermi ha influito sul voto?
È una questione di lana caprina. Prima delle Politiche non esistevano in televisione, anzi Grillo aveva fatto dell’ostracismo verso le tv uno dei suoi punti forti. Eppure nelle urne superarono il 25 per cento.
E allora cos’è che non funziona?
Il vero problema è che il M5S non ha una proposta politica chiara, solida. La stessa campagna anti-euro è confusissima. E poi i 5Stelle sono senza ideologia e senza radicamento territoriale. Hanno una base molto fragile.
I dissidenti accusano Grillo e Casaleggio.
La figura di Grillo rimane fondamentale, non ne possono fare a meno. Ma anche i vertici devono prendere atto che i movimenti prima o poi devono mutare pelle, diventare istituzioni: altrimenti muoiono. La storia lo ha sempre dimostrato.
Quindi?
Devono prendere atto che il modello dell’uno vale uno, della democrazia diretta, è fallito, è immaturo. E strutturarsi come un partito tradizionale. Meglio una democrazia approssimata che l’autocrazia di Grillo e Casaleggio, con le loro espulsioni immotivate.
Secondo il blog del fondatore in Emilia Romagna il Movimento ha guadagnato voti. E l’astensionismo ha colpito solo gli altri partiti.
Non è così, i numeri dei flussi elettorali sono chiari. In Emilia i Cinque Stelle hanno perso 3/4 dei voti rispetto alle Europee della primavera scorsa. E molti di quei consensi sono finiti nell’astensione (il 43 per cento circa, ndr), un’altra parte è andata alla Lega Nord.
Rispetto alla Regionali del 2010 sono cresciuti.
Il paragone non regge, nel 2010 Grillo non era sceso in campo sul piano nazionale. Il Movimento così come è adesso ancora non esisteva.
Perché questo calo?
Perché i Cinque Stelle si alimentano del voto di protesta. Grillo, per dirla in termini tecnici, è stato il “prenditore” di quei votanti arrabbiati, se ne è impossessato con tecniche innovative. Ma quel tipo di elettore è impaziente, pretende subito risultati. E ora presenta il conto. O guarda alla Lega.
Salvini è il vero rivale di Grillo?
Di certo il Carroccio ha intercettato parte del voto di protesta, pescando nello stesso bacino dei 5Stelle. D’altronde nel 2013 Grillo fece il boom alle Politiche proprio prendendo molti voti alla Lega, e a Di Pietro.
Tra i 5Stelle infuria la polemica sull’andare o meno in tv. L’assenza dagli schermi ha influito sul voto?
È una questione di lana caprina. Prima delle Politiche non esistevano in televisione, anzi Grillo aveva fatto dell’ostracismo verso le tv uno dei suoi punti forti. Eppure nelle urne superarono il 25 per cento.
E allora cos’è che non funziona?
Il vero problema è che il M5S non ha una proposta politica chiara, solida. La stessa campagna anti-euro è confusissima. E poi i 5Stelle sono senza ideologia e senza radicamento territoriale. Hanno una base molto fragile.
I dissidenti accusano Grillo e Casaleggio.
La figura di Grillo rimane fondamentale, non ne possono fare a meno. Ma anche i vertici devono prendere atto che i movimenti prima o poi devono mutare pelle, diventare istituzioni: altrimenti muoiono. La storia lo ha sempre dimostrato.
Quindi?
Devono prendere atto che il modello dell’uno vale uno, della democrazia diretta, è fallito, è immaturo. E strutturarsi come un partito tradizionale. Meglio una democrazia approssimata che l’autocrazia di Grillo e Casaleggio, con le loro espulsioni immotivate.
La senatrice Paola Taverna a Tor Sapienza |
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