martedì 7 gennaio 2025

Verso il no all'estradizione





Alessandro Mantovani e Giacomo Salvini, Sala, Meloni accelera con Biden: verso il no all'estradizione in Usa, Il Fatto Quotidiano, 7 gennaio 2025

Diverse fonti governative confermano che la decisione politica c’è. L’Italia non intende estradare negli Stati Uniti l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato il 16 dicembre a Malpensa su richiesta di Washington e detenuto nel carcere milanese di Opera. L’obiettivo è favorire così la liberazione di Cecilia Sala, la giornalista di Chora Media e del Foglio imprigionata il 19 dicembre nel terribile penitenziario di Evin, alle porte di Teheran. Giorgia Meloni sabato sera è volata a sorpresa in Florida dal presidente eletto Donald Trump, nel villone Mar-a-lago a Palm Beach: un omaggio al presidente eletto, che le evita il bagno di impresentabili da Orbán in giù all’insediamento del 20 gennaio, e un primo sondaggio su Abedini e Sala. Viva irritazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, neppure informato del viaggio benché all’incontro ci fossero gli ambasciatori e il Segretario di Stato in pectore Marco Rubio.

FONTI GOVERNATIVE italiane accreditano una disponibilità del tycoon, specie se la partita si chiuderà prima del 20 gennaio e dunque con Joe Biden ancora alla Casa Bianca, senza macchiare con un “no” la relazione tra Meloni e Trump. Il 38enne Abedini è accusato di aver fornito ai pasdaran iraniani tecnologie per i droni esportate dagli Usa in violazione dell’embargo, sa molte cose che interessano a Washington ma non è il capo del programma nucleare iraniano. Proprio Biden il 9 sarà a Roma nell’ultima visita al papa e al presidente Sergio Mattarella: giovedì pomeriggio Meloni parlerà con lui a Palazzo Chigi. Sono in corso contatti e negoziati con gli Usa e con l’Iran, il Paese leader dell’occidente e quello che guida l’asse della Resistenza nel Medio Oriente. Materia delicata, tanto più che c’è il silenzio stampa chiesto dalla famiglia Sala in accordo con il governo. Ieri il sottosegretario con delega ai Servizi Alfredo Mantovano ha riferito al Copasir, il comitato parlamentare che si occupa dei Servizi. Nulla di concreto trapela, men che meno sull’iniziale gestione lenta e burocratica del caso. Non si capirà, almeno fino all’eventuale via libera Usa, se Palazzo Chigi abbia deciso di usare i poteri che il codice assegna in materia di estradizione al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Quello, in particolare, di far revocare ai giudici della Corte d’appello di Milano l’ordine di carcerazione di Abedini. Probabilmente si arriverà al 15 gennaio, quando la stessa Corte esaminerà la richiesta dell’avvocato Alfredo De Francesco di trasferire l’iraniano in un’abitazione del consolato, con la garanzia dell’ambasciata che non fuggirà. Altrimenti i tempi si allungheranno, nella speranza che siano almeno alleggerite le condizioni della detenzione di Sala a Evin: il 1° gennaio in drammatiche telefonate ai familiari, la giornalista 29enne ha raccontato di un isolamento assoluto, con la luce al neon accesa 24 ore su 24, in una cella senza neppure un materasso, nella quale non aveva ancora ricevuto il pacco dell’ambasciata italiana con i generi di conforto, i libri e la

Teheran L’Iran: “No legami con Abedini” Il 15 i giudici di Milano decidono sugli arresti domiciliari. Soluzione in mano a Nordio

mascherina per dormire. Gli Usa hanno tempo fino al 28 gennaio per completare la richiesta di estradizione, poi toccherà alla Procura generale che avrà un altro mese, infine alla Corte d’appello. Se Abedini sarà dichiarato estradabile sarà comunque Nordio a prendere la decisione definitiva. L’estradizione, per quanto regolata dal trattato Italia-usa, secondo il codice può essere rifiutata per motivi di interesse nazionale.

La Farnesina interpreta come una conferma del dialogo in corso la dichiarazione resa ieri dal portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmail Baghaei, che separa i due casi di Sala e Abedini. “L’arresto della giornalista italiana per violazione delle leggi islamiche – ha detto – non ha nulla a che fare” con quello dell’ingegnere. Ha parlato di “un’indagine in corso” su Sala e si è rimesso a eventuali “comunicazioni del portavoce della magistratura”. Non è una novità che le indagini in Iran si facciano dopo gli arresti, un’accusa formalizzata non c’è ancora, ma nella sua prassi di scambiare cittadini occidentali con i suoi detenuti (o con altre concessioni) la Repubblica islamica ha più volte rinunciato ad accuse anche pesanti. Mentre “la misura presa dagli Usa contro Abedini – ha detto ancora Baghaei – è una sorta di presa di ostaggi”.

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