Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana / Carlo Emilio Gadda
Incipit:
Tutti oramai lo chiamavano don Ciccio. Era il dottor Francesco Ingravallo comandato alla mobile: uno dei più giovani e, non si sa perché, invidiati funzionari della sezione investigativa: ubiquo ai casi, onnipresente su gli affari tenebrosi. Di statura media, piuttosto rotondo della persona, o forse un po' tozzo, di capelli neri e folti e cresputi che gli venivan fuori dalla fronte quasi a riparargli i due bernoccoli metafisici dal bel sole d'Italia, aveva un'aria un po' assonnata, un'andatura greve e dinoccolata, un fare un po' tonto come di persona che combatte con una laboriosa digestione: vestito come il magro onorario statale gli permetteva di vestirsi, e con una o due macchioline d'olio sul bavero, quasi impercettibili però, quasi un ricordo della collina molisana. Una certa praticaccia del mondo detto "latino", benché giovine (trentacinquenne), doveva di certo avercela: una certa conoscenza degli uomini: e anche delle donne ...
Un
romanzo che richiede una seconda lettura per superare alcuni ostacoli,
ma la fatica è ben ripagata. Ci sono dei passi entusiasmanti e delle
acrobazie linguistiche che fanno scattare l'applauso, almeno il mio.
Perché
leggerlo? Perché è un classico della letteratura italiana ed i classici
bisogna leggerli: sono libri più densi degli altri, arricchiti da anni e
anni di letture e di interpretazioni, di analisi critiche. Il tempo è
poco per cui bisogna scegliere ciò che vale di più e cogliere i fiori
più profumati.
La
storia e coinvolgente ed i personaggi sono vivi. La lettura mi ha messo
davanti una Roma poco trafficata, non rumorosa, un po' polverosa, con
tanta campagna intorno ancora vergine. Una Roma plebea, popolare e
impiegatizia. Ma anche piena di colori nei mercati e nella folla. Quando
un libro ti porta a vivere in un mondo diverso, insieme con i suoi
personaggi, ha raggiunto un grande risultato.
E
poi c'è il linguaggio, spesso difficile, talvolta incomprensibile, ma
che rappresenta pur tuttavia una sfida da superare per entrare in una
dimensione nuova. Ci sono descrizioni e brani che suscitano sorpresa,
meraviglia, stupore anche per la grande capacità di Gadda di presentarci
con ironia situazioni e personaggi. Questo romanzo è una festa di
fuochi artificiali.
I personaggi:
Gli inquilini di Via Merulana 219
- Liliana Valdarena Balducci, la vittima, moglie di
- Remo Balducci
- la signora Menecacci (Menegazzi), vittima del furto dei gioielli
- Commendator Angeloni, funzionario coinvolto nelle indagini sul furto alla Menegazzi
- Lulù, la cagnina pechinese che sparisce dopo il delitto
- Manuela Petacchioni, la pettoruta portiera di Via Merulana
Le forze dell'ordine
- Francesco Ingravallo, detto Don Ciccio
- il dottor Fumi, capo napoletano di Don Ciccio
- Gaudenzio Deviti, detto "er Biondone", agente in borghese
- Pompeo Porchettini, detto "lo Sgranfia", agente in borghese
Carabinieri di Marino
- Fabrizio Santarella, maresciallo
- Pestalozzi, brigadiere
- Cucullo, carabiniere
Nipoti e domestiche dei Balducci
- Gina, una delle innumerevoli "nipoti" di Liliana, come
- Assunta (Tina) Crocchiapani e come
- Virginia Troddu e come
- Ines Cionini, arrestata peri prostituzione
I sospetti
- Giuliano Valdarena, il bel cugino di Liliana, sospettato dell'assassinio
- Enea Metalli, detto Iginio, l'autore delle rapina alla Menegazzi
- Diomede Lanciani, ex fidanzato di Ines Cionini
- Ascanio Lanciani, fratello di Diomede, ha fatto il palo durante il furto
- Camilla Mattonari, nasconde nel pitale la refurtiva di Enea Metalli, cugina di
- Lavinia Mattonari
- Ines Cionini
Altri personaggi
- Don Lorenzo Corpi, il confessore di Liliana
- Zamira Pacori, gestisce la bettola lavanderia ai Due Santi,
Per l'elenco completo, vedi: http://www.carloemiliogadda.net/pasticciacciopersonaggi.htm
La
filosofia di Ingravallo
Sosteneva, fra l’altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo"
Il
romanzo in sé è proprio uno "gnommero", un gomitolo nel quale si
avvolgono, spesso in modo confuso, le storie e le azioni dei tanti
personaggi. Non a caso, nel passo sopra riportato sembra che ci sia una
opposizione tra "le causali" (nel senso di una ricerca razionale,
causa-effetto) e il concetto di gomitolo, cioè un'idea di confuso
groviglio, inestricabile e irrisolvibile, come sarà in fondo l'inchiesta
di Ingravallo e, più in generale, come appare la vita e la realtà.
Interessante la nota critica di Pasolini (1958, da Passione e ideologia)
La
drammaticità ... consiste nell'urto violentissimo tra una realtà
oggettiva (non si può immaginare nulla di più oggettivo di un
romanzo poliziesco d'ambiente, com'è questo nello schema) e 'una
realtà soggettiva (il narratore) incompatibili ideologicamente e
stilisticamente tra loro.
Tale
urto dell'io contro il mondo avviene intanto, concretamente, contro
mille dati particolari: dall'esame stilistico della componente
dialettale ci risulta infatti come l'Italia, e nella fattispecie
Roma, si presentino a Gadda come una Babele, un coacervo di tre
strati linguistici, che rappresentano tre culture a diversi livelli:
il linguaggio letterario (cultura europea della poesia
d'avanguardia), la koinè (cultura della -piccola borghesia prima
fascista, poi democristiana), dialetto (cultura delle classi operaie,
che qui sono meridionali, e quindi di tipo sottoproletario).
Ma
a parte questi urti, diciamo, particolari, c'è un urto totale,
assoluto, che risulta, come abbiamo visto, dalla incapacità tecnica
di Gadda a fare (se non per «allusione») un racconto diretto,
logico e storico. Quindi: in Gadda sussiste la certezza di una realtà
oggettiva che può essere mimetizzata e rappresentata (secondo
formula, per intenderci, verghiana): ma è una certezza sopravvivente
dalla cultura positivistica e laica al cui lembo estremo Gadda (ch'è
ingegnere) si è formato: a questa certezza si sovrappone una
effettiva incertezza, il senso lirico della vanità e del nulla, di
tipo religioso e stoico che appartiene alla cultura in cui Gadda per
coazione e per reazione è vissuto e ha operato... Gadda dunque ci si
presenta nel Pasticciaccio come esagitato e schiacciato tra due
errori: il sopravvivente positivismo naturalistico di un liberale
prefascista di destra, ed il coatto lirismo deformante di un
antifascista limato e disgregato dall'impari lotta con lo stato.
Vedi testo completo: http://lafrusta.homestead.com/rec_gadda.html
http://renatofianco.blogspot.it/2009/12/quer-pasticciaccio-brutto-de-via.html
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