giovedì 11 febbraio 2016
Il corpo del nemico ucciso
Giovanni De Luna
Il corpo del nemico ucciso. Violenza e morte nella guerra contemporanea
Einaudi, Torino 2006
Esiste un nesso indissolubile tra la Guerra e la Morte. Perché il fine ultimo della guerra consiste nell'uccidere il nemico. Questo libro parla dunque di guerra, di morte e di corpi. Racconta le guerre del Novecento e di oggi attraverso i corpi dei morti: corpi-documenti, studiati nelle fotografie, decifrati nelle schede dei medici legali, analizzati dagli antropologi, descritti dai grandi narratori della contemporaneità. Il corpo "amico" viene rispettato sempre, onorato spesso; può essere usato per gridare vendetta o implorare la pace. Il corpo "nemico" è talvolta rispettato, quasi sempre profanato. Nel primo caso viene sepolto in una tomba individuale, in un cimitero, nel secondo può essere esibito in pubblico o cancellato in una fossa comune. A ogni diverso uso del corpo del nemico ucciso corrisponde una diversa tipologia della guerra.
Una storia del Novecento e delle sue guerre, fino a quelle piú attuali, guardando alle vittime ultime della violenza bellica: i caduti sul campo. Un percorso che si snoda attraverso le guerre mondiali e quelle coloniali, le guerre civili e quelle ai civili, per concludersi con le guerre asimmetriche di oggi.
La guerra e i grandi fenomeni di violenza di massa del Novecento si possono conoscere partendo dalla loro conclusione, da quei morti che ne rappresentano il piú concreto e drammatico prodotto finale. È come guardare l'erba dalla parte delle radici: cambia la prospettiva metodologica, ma cambiano anche le priorità concettuali. Le guerre, con le violenze e le crudeltà che scatenano, sembrano avere un fondo comune sempre uguale, quasi fuori dal tempo e dallo spazio. Ne scaturisce una loro visione «mitica», una sorta di impossibilità conoscitiva in cui c'è posto solo per la venerazione o la rimozione. Riportare al centro della guerra il corpo del nemico ucciso e le diverse strategie messe in atto nei suoi confronti consente di storicizzare la guerra, di conoscerla nel suo «cuore di tenebra». Esistono regole che gli uomini si sono date in relazione ai corpi dei morti in battaglia. Quelle regole, anche quando sono violate, contribuiscono ad ancorare le guerre al nostro tempo e ci restituiscono il titanico tentativo della nostra civiltà di sottrarsi al fascino archetipico dello «stato di natura». (presentazione editoriale)
http://www.ibs.it/code/9788806178598/de-luna-giovanni/corpo-del-nemico.html
Elena Cortesi
http://storicamente.org/02deluna
Nel lavoro qui considerato ... De Luna propone nuove rilevanze e nuove conoscenze all’analisi storica delle guerre del Novecento (fino a quelle recentissime in Afghanistan, Cecenia, ex Jugoslavia, ecc.) partendo dal “risultato” più immediato e materiale della violenza bellica: il corpo del morto in guerra. Corpo del nemico soprattutto, ma anche dell’amico, del soldato, ma anche del civile. Un corpo “visto” e studiato utilizzando prevalentemente fotografie e altre immagini (oltre a schede anamnestiche di medici legali e informazioni raccolte presso antropologi, medici, giornalisti e testimoni) e che diviene a sua volta fonte, «straordinario documento per conoscere l’identità del carnefice».
È un corpo sempre rispettato e spesso onorato, se amico, a volte rispettato ma quasi sempre profanato, se nemico. Le modalità del rispetto e/o della profanazione sono strettamente legate ai particolari contesti (temporali, geografici, ideologici, giuridici, culturali, strategici e tecnologici) nei quali si sono svolti i conflitti presi in considerazione, ma, contemporaneamente (rispondendo una tensione scientifica che ha bisogno di confrontare il “particolare” con categorie più ampie), possono essere ricondotte ad alcune tipologie di guerra (simmetrica, asimmetrica, civile, ai civili) definite dall’a. analizzando non fattori come le forze militari e/o economiche messe in campo o l’evoluzione tecnologica, ma il “trattamento riservato” ai corpi dei nemici uccisi. Gli elementi nuovi e gli spunti di riflessione che emergono analizzando i conflitti del Novecento da questo innovativo punto di vista sono numerosi e interessanti. La seconda guerra mondiale, per esempio, acquisisce un ulteriore motivo di “totalità” (De Luna la definisce «compiutamente totale»). In essa, infatti, tutti i tipi di guerra messi a fuoco dall’a. risultano essersi assommati e aggrovigliati producendo una violenza estrema all’interno della quale il corpo del nemico ucciso (che poteva essere il corpo del soldato avversario, ma anche quello del civile colpito dalle bombe o fucilato, o quello dell’ex compagno di scuola, e che comunque, quasi sempre, aveva le caratteristiche di “nemico totale”) ha avuto un ruolo centrale nell’attivare e alimentare il terrore degli avversari (militari e civili) e nell’accorpare i carnefici esaltando la loro potenza di gruppo e/o incanalando il loro desiderio di vendetta.
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