lunedì 19 maggio 2014

Gli amoreggiamenti di Gretel Karplus

Pierluigi Panza 
Gretel tra Adorno e Benjamin, un triangolo filosofico
Lei scrive: «Ho fame delle tue cose». Walter: «Ti voglio, sembri la Hepburn»
Corriere della Sera, 19 luglio 2007

Vero è che furono amori fatti per lo più solo di parole, come si conviene tra filosofi. Ma dalla lettura delle corrispondenze dei grandi pensatori del Novecento emergono sempre più storie di triangoli filosofici, raramente equilateri. Si sapeva della coppia aperta Sartre-de Beauvoir, si sapeva di Heidegger e la Arendt, delle scorribande di Bertrand Russell... Ad essi si aggiunge ora lo strano triangolo d' ispirazione «francofortese» - consumato in teoria più che in prassi -, tra Walter Benjamin, Gretel Karplus e Theodor Wiesengrund Adorno, di cui la donna fu moglie. Dal 1930 la vita di Gretel Karplus (1902-1993) incomincia ad essere sospesa, come lei stessa scrive, «tra due letterati... entrambi pieni di raccapriccio per tutti i miei passi falsi». Uno è Theodor Adorno, che lei sposerà nel ' 37 dopo 14 anni di fidanzamento; l' altro è Walter Benjamin (1892-1940), a quel tempo un pensatore che vive per l' Europa con sussidi universitari e con il cuore diviso tra Dora Keller (ex moglie, ma che frequenta alla pensione Villa Verde di San Remo da lei gestita), Jula Cohn, sorella del suo amico d' infanzia Alfred e Asja Lacis, una rivoluzionaria marxista.
Gretel è una trentenne berlinese dai capelli corti, sguardo mascolino e deciso, naso e zigomi pronunciati, labbra sottili. L' intonazione delle loro lettere (il Carteggio 1930-1940 è uscito in Germania da Suhrkamp Verlag ed esce ora in Francia da Gallimard suscitando interesse sulle riviste letterarie) non lascia dubbi sull' amicizia amorosa tra i due. Lei lo chiama «Caro Walter» e si firma «Tua Felicita» alludendo a un personaggio di una pièce di Wilhelm Speyer alla quale Benjamin ha collaborato. Lui si firma con lo pseudonimo «Detlef» e dice che lei è «il primo violino della sua orchestra». Una passione più che altro platonica a causa dei vagabondaggi di lui (Ibiza, dove scrive il suo testo sull' infanzia berlinese, Costa Azzurra, San Remo, Parigi...) e per la presenza dell' altro (Adorno). O se vogliamo perché intasata di gigantesco struggimento. Lui, inizialmente, si sente frenato da una «pudica tenerezza». Ma poi, in un florilegio di metafore, le racconta le notti del '33 passate a Ibiza a fumare l' oppio pensando a lei. Lei gli scrive: «Detlef non c' è alcun uomo al quale io mi senta per lettera più vicino di te, da nessuna parte v' è più dolcezza di quella delle parole che tu mi fai anche solo intuire». Adorno, naturalmente, non sa nulla di loro, «non sa nulla del nostro "tu"», scrive Gretel. E mentre lui è impegnato nella stesura di quello che è il suo più attuale contributo teorico, L' opera d' arte nell' epoca della sua riproducibilità tecnica pubblicato nel 1936 (dove per la prima volta si parla di emancipare l' arte dal suo originario «contenuto parassitario basato sul rituale»), lei si dà alla moda e apre una fabbrica di guanti. Lei è un' inquieta, e s' invaghisce anche del cugino di Benjamin, Egon Wissing, un medico morfinomane rimasto vedovo nel ' 33. Ma nemmeno questa amicizia un po' dissimulata la soddisfa. La sua esistenza a Berlino è monotona, e alla fine decide di sposare Adorno nel settembre del ' 37 con l' intenzione di andare a vivere negli Stati Uniti. A quel punto Wissing sposa la sorella di Gretel, Lotte. A bocca asciutta resta sempre Benjamin, che incomincia a incattivirsi e a provare un po' di gelosia nei riguardi di Adorno, che egli considera un semplice discepolo al quale muove critiche sulle «categorie estetiche». A Gretel, invece, non piacciono i lunghi soggiorni del «Caro Walter» in Danimarca ospite di Bertolt Brecht. Lui non cessa di scriverle, parlandole delle categorie del flâneur, dei «passaggi» e aggiungendo osservazioni come «l' arte del XIX secolo non è conoscibile se non nelle circostanze presenti». Lei è più decisa nel trasmettere i suoi sentimenti, ma è preoccupata che quella «amicizia amorosa» possa incrinare la stima tra i due filosofi: «Sarei inconsolabile se la vostra relazione finisse», intendendo finisse per colpa mia. Lei, del resto, vuol bene al suo «Teddie» (Adorno), ma non cessa il flirt a distanza, e scrive a Benjamin frasi come «ho fame delle tue cose,... caro Detlef» (20 luglio 1938). Lui le risponde: «Io voglio ultimamente per la prima volta! Katherine Hepburn. Ella è grandiosa e ti assomiglia molto. Non te l' ho mai detto?». Alla fine lei lo invita a raggiungerla (con Adorno ovviamente) nella loro casa lungo l' Hudson. Lui ci crede: e nell' agosto del ' 39 vende un quadro di Paul Klee per racimolare i fondi necessari per il viaggio. Ma il momento è drammatico. Lui lo intuisce: «Nulla fa presupporre che il momento di rivederci è vicino». Benjamin lascia Parigi per il Sud della Francia. Viene internato in un campo di lavoro volontario a Nevers nel ' 39. Liberato per l'intervento di alcuni amici, scrive ancora a Gretel prima di spostarsi a Lourdes. Bloccato al confine con la Spagna, temendo di venir consegnato ai nazisti, Benjamin si suicida. E Adorno? Fu sensibile per tutta la vita al fascino femminile, ma non lasciò mai Gretel. Nel gennaio del ' 69, maestro indiscusso della Scuola di Francoforte, si trovò a denunciare alcuni studenti per una irruzione in aula. Per punirlo, il Movimento studentesco pensò di attaccarlo su un punto sensibile: il fascino femminile. E così il 22 aprile, mentre teneva una lezione sul pensiero dialettico, gli mandò tre studentesse in lunghi mantelli che salirono sulla sua cattedra e si mostrarono nude. Il 19 luglio, innanzi al tribunale di Francoforte si doveva discutere della denuncia, ma Adorno partì per le vacanze in Svizzera insieme a Gretel. Il 6 agosto, durante un' escursione a Visp, venne stroncato da un infarto a 66 anni. Gretel rimase vedova, ed è morta 14 anni fa.

Gretel Adorno - Walter Benjamin, Correspondance (1930-1940), Gallimard, pp. 424, 26,50 euro. 

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/09/07/il-lungo-addio-di-benjamin.html

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