Stefano Montefiori, Divisioni a sinistra e veti con il centro. Cosa succede adesso, Corriere della Sera, 8 luglio 2024
... Jean-Luc Mélenchon ha già proclamato solennemente, ieri sera, che non vuole alcuna intesa più o meno sottobanco con i macronisti, perché il suo Nfp ha vinto diventando il primo gruppo e quindi ha il diritto di governare. Peccato però che non abbia neanche lontanamente i numeri per farlo, e un governo Nfp verrebbe rovesciato alla prima votazione in aula.
Ma soprattutto, non è tanto che Mélenchon non vuole stringere alleanze. Più che altro, sono tutti gli altri che non vogliono stringere alleanze con lui. Anche quelli che lo hanno fatto fino a ieri, per esempio la sinistra moderata dei socialisti di Olivier Faure e di Place publique di Raphael Glucksmann. Quest’ultimo, in particolare, fino alle Europee è stato il nemico più chiaro di Mélenchon, suo rivale su tutto, e capace di doppiarlo all’interno della sinistra. Se Glucksmann ha accettato di fare parte del Nfp, nonostante la presenza di Mélenchon che lui detesta e nonostante gli attacchi al limite dell’antisemitismo dei suoi militanti, è solamente — e lo ha detto più volte — «per fermare il Rn. Questa è la priorità fino al 7 luglio. Da lunedì 8 luglio, al mattino, entriamo in un altro mondo, i giochi cambiano».
Ovvero, Glucksmann potrebbe disgregare immediatamente, o quasi, il cartello elettorale formato a malincuore con Mélenchon, e rendersi disponibile per altre alleanze, stavolta vere, politiche, con altre forze democratiche, europeiste, pro-ucraina presenti in Parlamento. Per esempio quel che resta del Nouveau front populaire, i macronisti di Ensemble, Edouard Philippe di Horizons fino ai repubblicani gollisti che non hanno seguito l’avventura — che ha portato male — di Eric Ciotti nuovo amico dei lepenisti.
Di fronte al rischio di non avere una maggioranza all’assemblea nazionale, che «esporrebbe la Francia e il popolo francese a formidabili pericoli», Philippe ieri ha di nuovo fatto appello alle «forze politiche centrali per promuovere, senza compromessi, la creazione di un accordo che stabilizzi la situazione politica». Precisando che questo accordo «non può essere costruito con il Rn o con l’lfi», Édouard Philippe ha annunciato di essere «a disposizione di coloro che vogliono partecipare alla ricostruzione della speranza». La linea sembra tracciata, ora bisognerà vedere quando comincerà il tentativo e quando si romperà il Nouveau front populaire che ha appena vinto, e che potrebbe essere già finito.
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