venerdì 12 luglio 2024

Insegnamenti del voto francese

 

 


Antonio Polito
, La forza dei sistemi elettorali, Corriere della sera, 12 luglio 2024

... Verrebbe perciò da dire a proposito della riforma Casellati: non conveniva forse partire da una buona legge elettorale per rafforzare l’esecutivo, invece che dalla previsione di un’elezione diretta che non si sa ancora come avverrà? E poi magari fare quei pochi, mirati interventi sulla Costituzione per dare più poteri al premier? Il centrodestra deve infatti capire che un sistema elettorale democratico può certo favorire la formazione di una maggioranza assoluta in Parlamento, ma non può garantirla con certezza neanche a un premier eletto direttamente; e infatti perfino nei modelli presidenziali non è affatto detto che l’eletto dal popolo goda anche di una maggioranza parlamentare (oggi non ce l’ha né Macron, né Biden alla Camera dei Rappresentanti).

Ma c’è un altro insegnamento per Giorgia Meloni che viene dalla Francia: se il voto diventa un referendum la destra rischia grosso, perché la coalizione di tutti gli avversari può vincere agitando l’«allarme democratico» e alzando il «cordone sanitario». È il destino che insegue ormai da decenni i Le Pen, ma almeno loro combattevano per conquistare o l’Eliseo o Palazzo Matignon. In Italia la premier rischia di far nascere la stessa Santa Alleanza contro di lei nel referendum sulla riforma costituzionale, se non è capace di modificarla per condividerla con almeno un pezzo dell’opposizione. Ne vale la pena?

Qualcosa da apprendere nel voto inglese e francese c’è ovviamente anche per la sinistra, e soprattutto per quella sorta di Tribuno Collettivo che agisce sui social e nei media, e che spinge i partiti di opposizione a non accettare nessuna formula politica che rafforzi il potere dell’esecutivo. Questa sindrome ancestrale di paura dell’«uomo forte», o della «donna forte», sottovaluta il fatto che oggi in Occidente per gli elettori democrazia è soprattutto capacità di governare e rapidità di decisioni, e rende la sinistra di Schlein e Conte geneticamente conservatrice sul piano delle riforme del sistema politico (al punto da rinnegare, nel caso del Pd, anche il suo passato ben altrimenti riformista).

Eppure i capi dell’opposizione dovrebbero riflettere sul fatto che sono stati gli ampi poteri di un Presidente eletto direttamente come Macron, libero di sciogliere il Parlamento quando e come vuole, anche solo per motivi di convenienza politica, a permettere la nascita di un fronte repubblicano capace di bloccare l’ascesa di Le Pen. E che i poteri del laburista appena eletto a Downing Street fanno impallidire quelli che la riforma Meloni vorrebbe attribuire al premier in Italia, mentre da noi vengono presentati come l’anticamera di un nuovo fascismo.

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Bruno Gravagnuolo, commento apparso su Facebook nello stesso giorno 

Polito critica la volontà di Meloni di insistere su elezione diretta che coalizzerebbe tutti contro il bau bau fascista. E usa tra l'altro un argomento erroneo: neanche l'elezione diretta potrebbe garantire maggioranza assoluta al premier. E invece no. Perché l'unicum del Melonato è proprio questo. Eleggere premier e maggioranza blindandoli. Salvo pasticci su staffette e secondo premier in panchina una tantum. Perciò certo poteri del premier di revoca e nomina, sfiducia costruttiva, tutte cose che l'opposizione propone e accetta. Ma Polito fa confusione e sbraita a vuoto di conservatorismo dell'opposizione. Disinforma. E l'opposizione fa benissimo a far muro e unità propositiva contro una controriforma autoritaria che Polito cerchio botte vuol sdrammatizzare ma che tale resta.

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