Michele Ainis
Italicum: bene, con due dubbi
Corriere della Sera, 21 gennaio 2014
C’è differenza tra un illusionista e un prestigiatore?
Sì che c’è: il primo ti fa credere a una realtà che non esiste, il
secondo rende invisibile la realtà visibile, quella che avresti sotto
gli occhi, se non t’abbagliasse il trucco del prestigiatore. E che cos’è
la nuova legge elettorale, un’illusione o un gioco di prestigio?
Davvero Renzi ha tirato fuori dal cappello il coniglio che la politica
cerca da tre legislature?
Per scoprirlo, non resta che guardare nel cappello.
Fin qui ne avevamo osservato soltanto la réclame , con il sospetto che
si trattasse di pubblicità ingannevole. Perché aleggiava la promessa
d’azzerare i veto players , il potere d’interdizione dei piccoli
partiti, ma con l’assenso dei piccoli partiti. Di non ripetere le
malefatte del Porcellum , ripetendo tuttavia liste bloccate e premi
inventati dal Porcellum . E infine una promessa di governi stabili;
anche se per afferrare la Chimera non basta una buona legge elettorale,
serve la riforma della Costituzione. Con due Camere gemelle però
espresse da elettorati differenti, non ci riuscirebbe neppure mago
Zurlì.
E allora interroghiamo il coniglietto su
tre parole chiave, cominciando per l’appunto dalla domanda di
governabilità. L’avrebbe forse saziata il sistema spagnolo, che non
impedisce tuttavia la divisione della torta in tre fettone uguali,
replicando il presente per tutti i secoli dei secoli. Ma l’Italicum va
meglio, molto meglio. Un doppio turno «eventuale»: se prendi il 35%
diventi maggioranza con il premio, altrimenti ballottaggio fra le due
coalizioni più votate. Bravo il prestigiatore, bene, bis. Sia per essere
riuscito a ipnotizzare Berlusconi, che del doppio turno non ne voleva
sapere. Sia per la soglia di sbarramento (5%), un antidoto contro la
frantumazione della squadra di governo. Sia perché al ballottaggio il
premio te lo mettono in tasca gli elettori, non la legge.
Secondo: la rappresentatività del Parlamento.
È il punto su cui batte e ribatte la Consulta, nella sentenza con cui
ha arrostito il Porcellum . Significa che i congegni elettorali non
possono causare effetti troppo distorsivi rispetto alle scelte dei
votanti, come accadeva con un premio di maggioranza senza soglia. E il
premio brevettato da Renzi? 18%, mica poco: fanno quattro volte i seggi
della Lega, recati in dono a chi vince la lotteria delle elezioni. Crepi
l’avarizia, ma in questo caso rischia di crepare pure la giustizia.
Terzo: la sovranità. Spetta al
popolo votante, non certo al popolo votato. Da qui l’incostituzionalità
delle pluricandidature, dove il plurieletto decideva l’eletto; ma su
questo punto Renzi tace, e speriamo che non sia un silenzio-assenso. Da
qui, soprattutto, l’incostituzionalità delle liste bloccate. Tuttavia la
Consulta ha acceso il verde del semaforo quando i bloccati siano pochi,
rendendosi così riconoscibili davanti agli elettori. Quanto pochi?
Secondo la scuola pitagorica il numero perfetto è 3; qui invece sono
quasi il doppio. Un po’ troppi per fissarne a mente i connotati.
C’è infatti un confine, una
frontiera impercettibile, dove la quantità diventa qualità. Vale per il
premio di maggioranza, perché il 40% dei consensi sarebbe di gran lunga
più accettabile rispetto al 35%. E vale per le liste bloccate, che si
sbloccherebbero aumentando i 120 collegi elettorali. In caso contrario,
il prestigiatore rischia di trasformarsi in un illusionista. Ma gli sarà
difficile illudere di nuovo la Consulta, oltre che gli italiani.
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