Marco Belpoliti
Il sesso postmoderno: tanta fatica per non fare l'amore
La Stampa, 3 luglio 2013
Tutto sarebbe cominciato con Linda Lovelace che pratica la fellatio nella scena madre di
Deep Throat, Gola profonda. Era il 1972.
Negli Stati Uniti il film fu subito processato, e contemporaneamente
dilagò la polemica sul porno tra chi si schierava contro ogni censura in
nome della libertà d’espressione.
E chi invece condannava il film per il legame che suggeriva
tra pornografia e violenza sessuale. Come ricorda Bruno Di Marino
all’inizio di Hard media. La pornografia nelle arti visive, nel cinema e nel web
(Johan & Levi), lo stesso fronte femminista si divise tra chi
chiedeva la fine della censura e chi accusava il film d’istigare i
maschi all’aggressività verso le donne.
A quarant’anni di distanza il porno è dilagato diventando,
grazie al web, uno dei prodotti visivi più consumati anche dal pubblico
femminile, senza che sia più soggetto a persecuzioni giudiziarie,
rifiuti morali o sensi di colpa personali. Un terzo di coloro che vedono
abitualmente siti porno, scrive Di Marino, sono infatti donne. Il libro
descrive il dilagante fenomeno del Pop Porn, e si domanda se questo
tipo di filmati appartengano o no a un vero e proprio genere, di cui
cerca di descrivere forme e confini.
Dal canto suo, Zygmunt Bauman in un saggio, Sugli usi postmoderni del sesso,
pubblicato nel 1999 in inglese, ora in un volumetto con prefazione di
Maurizio Ferraris (il Mulino), spiega come la versione attuale della
attività sessuale si concentri esclusivamente sul suo effetto orgasmico:
il sesso postmoderno è l’orgasmo. La questione è trattata anche da
Byung-Chul Han, docente di filosofia e teoria dei Media in Germania, nel
recente Eros in agonia (Nottetempo).
«L’amore, scrive, si è positivizzato nella sessualità», che è sottomessa
al diktat della prestazione; così l’erotismo non sarebbe altro che «un
capitale che si deve accrescere».
Un esempio eclatante di questa trasformazione la si trova nei volumi di E. L. James, a partire da Cinquanta sfumature di grigio;
il partner della protagonista le presenta la relazione alla stregua di
una «proposta di lavoro», con tanto di orari, prestazioni previste e
punizioni severe; e per ottenere il massimo bisognerà che nel fare sesso
ci si attenga a un preciso programma salutista.
Bauman ha tracciato nel suo saggio una vera e propria mappa
del sesso contemporaneo. Il punto di partenza è una distinzione
delineata da Octavio Paz, poeta e premio Nobel, in un libro, La duplice fiamma. Amore ed erotismo
(Garzanti 1994). Nella fiamma primordiale del sesso, acceso dalla
natura ben prima della apparizione dell’uomo, s’innalza la fiamma rossa
dell’erotismo, e al di sopra di questa guizza quella azzurrina
dell’amore. Sesso, erotismo e amore sono collegati, eppure separati,
dice Paz; il sesso, poi, è il meno umano dei tre, non essendo un
prodotto culturale come gli altri due. Con una battuta fulminante, presa
da Theodore Zeldin, autore di Storia intima dell’umanità (Donzelli), Bauman ricorda che nella cucina ci sono stati più progressi che nel sesso.
Tutta la storia del sessualità umana è infatti la storia
della sua manipolazione culturale, che ha inizio nel momento in cui si
distingue tra esperienza sessuale, ovvero piacere, e riproduzione della
specie. La tesi di Bauman è che nella età postmoderna l’erotismo si è
svincolato sia dalla funzione della riproduzione, come dall’amore, sin
qui cardine dell’esperienza umana. La ricerca del piacere sessuale è
assurta a norma culturale come un tempo accadeva per l’amore, dai
provenzali ai romantici. L’effetto è che oggi l’erotismo ha acquistato
uno spessore che non aveva in precedenza, ma al tempo stesso possiede
un’inedita leggerezza e volatilità propria dei nostri tempi. La lettura
del sociologo di origine polacca non è inficiata da alcun moralismo;
guarda piuttosto con lucidità cosa è divenuta la sessualità nel nostro
mondo contemporaneo, pornografia compresa.
Come aveva incominciato a dirci Michel Foucault nel primo volume della sua Storia della sessualità, La volontà di sapere,
uscito a metà degli anni Settanta, la rivoluzione erotica di quel
decennio «è stata depositata davanti all’uscio delle forze di mercato»
(Bauman). La premessa fondamentale per cui l’erotismo si possa
trasformare in un fattore economico, di cui la pornografia è il prodotto
più a buon mercato, sta nella sua elaborazione culturale: prima deve
assumere una forma adatta a qualcosa che somiglia a una «merce».
L’erotismo, inoltre, si è liberato dai legami che lo univano alla
produzione dell’immortalità, sia sul piano fisico (la riproduzione della
specie) che su quello spirituale (l’amore stesso come vertice);
l’equivalente sul piano sociale è il passaggio dalla fama durevole,
l’immortalità, alla notorietà: il quarto d’ora di celebrità pronosticato
da Warhol per ciascuno.
Bauman e Byung-Chul Han individuano nella forma fisica la
chiave di volta della nuova sessualità, che ha eliminato tutto ciò che
c’era di trasgressivo, torbido, ambivalente, e dunque anche di doloroso,
nella pratica sessuale volta al piacere. Sade non è più di moda; e non
si parla più neppure di amore e morte, fratelli gemelli, poiché la morte
è stata espulsa dal sesso, sebbene poi rientro dalla finestra
dell’efficienza salutista. L’ansia di cui soffre una gran parte della
popolazione occidentale, con punte di depressione endemica, è uno degli
effetti di questo efficientismo, che ha proprio nell’universo Pop Porn
il suo culmine, come mostra Di Marino rileggendo arte contemporanea e
cinema.
Il vero problema che l’erotismo postmoderno induce è
quello della totale mancanza di una «norma», non nel senso moralistico
del termine, quanto piuttosto dei comportamenti adatti, individualmente e
socialmente accettati. Il porno sdoganato del web spinge a consumare
l’erotismo in modo sfrenato (il piacere è ovunque anche nel consumo
degli oggetti sempre più erotizzati dalla pubblicità), e nel contempo le
regole del politicamente corretto vietano di trattare l’altro – uomo,
donna o trans – come un puro oggetto del piacere.
Il mondo contemporaneo sembra diviso tra queste due
istanze contrapposte, quando, come ci ricorda Bauman, in ogni incontro
erotico, come ogni persona che ama sa bene, si è al tempo stesso oggetti
e soggetti del desiderio dell’altro. Anzi, non è neppure concepibile
senza che «i partner assumano entrambi i ruoli o meglio si fondano in
uno solo». Il destino, cui ci affida il sesso postmoderno, è quello
della nevrosi psichica, con vantaggi inevitabili per tutti gli addetti
alla nostra psiche, che oramai sono tanti.
Nessun commento:
Posta un commento