Massimo Soumaré
recensione per L'Indice
Il cartone animato nipponico UFO Robot Goldrake (in originale UFO Robo Gurendaizâ),
creazione del fumettista Go Nagai, trasmesso dalla Rai per la prima
volta nel 1978, ha rappresentato per tutta una generazione o forse, a
ben riflettere, per almeno tre generazioni d’italiani una folgorante
novità rispetto al passato. Un cambiamento radicale i cui effetti si
sono incominciati ad analizzare solo di recente. Esistono, infatti,
attualmente diversi saggi sull’argomento, ma merito di Davide Tarò è
quello di aver trasposto per la prima volta questo tema in forma di
romanzo.
Forte delle sue conoscenze nel settore, Tarò è
riuscito a creare un romanzo dall’impianto narrativo di estremo
interesse il quale non si limita a una mera forma d’imitazione di una
storia fantascientifica rielaborata da qualche manga o anime,
ma descrive le speranze e le delusioni di varie generazioni d’italiani
che hanno visto man mano frantumarsi le speranze della propria
fanciullezza. S’innesta inoltre abilmente sugli eventi politici e
sociali che hanno turbato la nostra penisola a partire dagli anni
sessanta fino ad oggi.
La fantascienza, per l’appunto, è un altro degli
elementi chiave di quest’opera ambientata in una Torino attuale ma al
contempo ucronica, in cui l’autore riesce anche ad analizzare le radici
dei miti della genesi di quella che è definita la “generazione mille euro”.
Si tratta di un romanzo inconsueto, con una storia
affascinante dalle forti componenti sociali. Alcuni brani sono davvero
ispirati e capaci di coinvolgere profondamente il lettore. Certo, come
ci si può aspettare da un’opera prima, è innegabile che presenti dei
difetti. Alcune parti risultano prolisse e finiscono per appesantire la
scorrevolezza del testo senza, però, apportare elementi di rilievo alla
storia. Sembra quasi si sia tentato, troppo forzatamente, di voler
trasformare un buon romanzo di genere in uno di letteratura alta. Anche
gli eccessivi riferimenti agli anime giapponesi possono
confondere il lettore non esperto di questo genere. I brani tratti dalle
sigle italiane di varie serie animate che fungono da incipit all'inizio
di ogni capitolo non sono così necessari, giacché non hanno una vera
attinenza con i contenuti stessi. In ultimo, tutta la parte cronologica
in appendice avrebbe potuto tranquillamente essere eliminata.
Probabilmente un altro tipo di editing da parte dell’editore avrebbe
maggiormente giovato al volume.
Il volume è impreziosito da un’introduzione del saggista e sociologo Marco Pellitteri.
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