Il comunicato della Scuola Normale
E’ scomparso oggi Carlo Ferdinando Russo, filologo classico, grande
umanista, allievo della Scuola Normale dal 1939 al 1943 (Corso
ordinario) e dal 1945 al 1946 (Perfezionamento). Direttore dal 1961
della rivista “Belfagor”, Carlo Ferdinando Russo è stato per generazioni
di studiosi una coscienza critica di grande respiro e ha lasciato una
traccia durevole negli studi di greco: soprattutto Aristofane, Giuliano,
Omero. A lungo docente di Letteratura greca all’Università di Bari (di
cui era docente emerito), Carlo Ferdinando era figlio di Luigi Russo,
critico letterario e italianista che diresse la Scuola Normale negli
anni Quaranta.
Pisa, 26 luglio 2013
----------------------------------------------------
La chiusura della rivista
Mirella Appiotti
La Stampa, 8 settembre 2012
La Olschki, Costanza prima di tutti, ci ha provato in ogni modo, a fare «resistenza».
La
più aristocratica editrice italiana lo tiene tra i suoi gioielli. Il
mondo degli studi lo annovera tra i suoi sinora irrinunciabili punti di
riferimento. A diversi livelli, il mondo della cultura (quel che ne
resta nel nostro Paese) ha già dimostrato il proprio dispiacere. Perché,
da Bari, la decisione di Carlo Ferdinando Russo è irrevocabile:
Belfagor, la «rassegna di varia umanità» fondata da suo padre,
l’italianista princeps Luigi Russo (con Adolfo Omodeo) e poi lungamente
guidata dal grande «Lallo», filologo classico, instancabile, vulcanico,
geniale-rigorosissimo maieuta che l’ha mantenuta sino a oggi alla
massima tensione, chiude con il numero del 28 novembre, dopo 66 anni e
400 fascicoli bimestrali (maniacalmente puntuali), abbonamenti in 80
nazioni, «fascia A» nella valutazione internazionale.
Un addio
meditato, reo il tempo «che fugge» (non i «conti», buoni persino nella
crisi, né certo la mancanza di interlocutori), mentre intatto resta
quell’«aroma infernale» (machiavellico) ampiamente gustato da Garin nei
Novanta ma che già, dalla prima uscita il 15 gennaio 1946, con la sua
testata irrispettosa («mi pare che come titolo laico possa andare
sempre»: Luigi Russo a Croce), laica alla maniera di chi non ha bisogno
dell’accademia, ha attratto i maestri e i futuri leader del sapere a
cominciare da Cantimori e Pampaloni, Natta, Carlo Levi, Ragghianti, poi
Ceserani, Terracini sino a Segre, a Mario Isnenghi, in questi ultimi
tempi condirettore della rivista, a Antonio Resta, cui si deve anche la
curatela, recentissima, degli Indici 1946-2010 aperti dalla «voce» di
Carlo Ferdinando Russo.
Il suo Congedo è una vitalissima summa
dell’avventura che nei decenni ha esplorato italianistica e letterature
straniere, filosofia e cinema, filologia, educazione, politica - fuori
dalla politica, nessun moralismo, funambolismo mai gratuito, con la
miriade di documenti (e la parabola si chiude come era iniziata:
l’ultimo Belfagor porta una lettera inedita di Croce), le famose
rubriche al vetriolo, Minima personalia, frutto non di malizia ma di
totale libertà, «un rempart contre les abus de l’industrie culturelle»,
come sigillava Le Monde nel ’69. Un viatico, non un «congedo».
Nessun commento:
Posta un commento