Angelo d'Orsi
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Se ne va anche Tina Anselmi, con dignità, come aveva vissuto i suoi 89 anni. Una partigiana, una combattente, una politica che aveva principi morali, un'amministratrice che ha saputo fare il suo lavoro (a lei, più di chiunque altro, dobbiamo il Servizio Sanitario Nazionale, tra l'altro), una sindacalista, la prima donna ad essere ministro nella storia italiana. Sempre dalla parte giusta, anche quando scelse linee moderate di pensiero e di azione, da cattolica e da democristiana, sapendo sempre ascoltare e imparare dagli altri, in particolare dai comunisti. Importantissimo il ruolo svolto come presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia segreta P2: da autentica democratica era nemica dei poteri occulti, convinta che la democrazia si fondasse sulla visibilità degli atti del potere. Fa rabbrividire (o sorridere amaramente?) il commento della ministra Maria Elena Boschi, che afferma di aver intrapreso la carriera politica prendendo esempio da questa donna, che può essere considerata una della grandi madri della Repubblica, dunque della Costituzione, quella che la signora Boschi vorrebbe ridurre in macerie.
http://temi.repubblica.it/micromega-online/tina-e-maria-elena-le-due-italie-al-femminile/
Guido Vitiello
L'onorevole Tina e Boschi la malafemmina. Il neorealismo non passa mai
Il Foglio, 5 novembre 2016
... Facciamo un esperimento in un corpo vile, molto vile. Ecco un estratto dall'articolo: "Tina e Maria Elena. Le due Italie al femminile", 2 novembre 2016, scritto dallo storico Angelo D'Orsi per il sito di Micromega (sono poche righe, ma abbiamo a che fare con una miscela di acidi, dunque massima precauzione, occhiali protettivi e guanti monouso): "E' difficile immaginare due icone contrapposte come queste due donne in politica (due cattoliche): apparenza contro sostanza, imparaticcio contro cultura, bell'aspetto contro aspetto dimesso, chiacchiera contro rigore, selfie contro discrezione, talk show contro dibattito parlamentare, slogan contro ragionamenti, il 'nuovo' che sa di stantio e il 'vecchio' che sa di durevole". Se con una colonna di distillazione separiamo le sostanze tossiche presenti nella miscela, liberandoci pure dalle più volatili (la chiama pure "belloccia" e donna-immagine del capo), l'allergia a tutto quel che sa di comunicazione e di pubblicità* - sempre lì ritorniamo. L'onorevole Tina, ex partigiana, come sintesi fra l'onorevole Angelina e la popolana Pina di "Roma città aperta". Alla diva Boschi - la malafemmena - si contrappone il corpo delle nonne, struccate e senza vezzi. Così Corrado Stajano, recensendo mesi fa sul Corriere un libro sulle "Donne della Repubblica" - dove c'erano, tra gli altri - ritratti della Anselmi e della Magnani - accostava malinconicamente "Tina Anselmi e le ministrine di oggi, insipide ma arroganti, attente, sembra, soprattutto al colore del loro tailleur". Non ci sono più le donne in bianco e nero di una volta. E noi non ci libereremo mai del neorealismo. Nulla si crea, nulla si distrugge, nulla si trasforma.
(*) Per la verità d'Orsi una concessione alla civiltà dell'immagine l'ha fatta: ha impostato tutto il confronto facendo riferimento a due "icone", non a due persone. (Giovanni Carpinelli)
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