Luca Mastrantonio
Addio René Girard. grande antropologo (il triangolo sì, lui l’aveva considerato)
Corriere della Sera, 5 novembre 2015
Chi crede nella religione del romanzo, e del desiderio che nasce dall’incontro scontro con l’altro, da questa notte è un po’ più solo. Se ne è andato alla veneranda età di 91 anni l’”immortale” dell’Accademia di Francia René Girard, morto dopo una lunga malattia nella notte del 4 novembre 2015. Ne dà notizia sul suo sito l’università americana di Stanford, dove l’antropologo insegnava da 30 anni, venerato da studenti e colleghi, per i quali era inconfondibile quel volto leonino con i capelli bianchi e uno sguardo infossato che restava dolce sotto le ciglia folte corvine.
Dalla Francia agli Usa
Girard, nato ad Avignone, nel 1923, ha rappresentato una figura davverso singolare di intellettuale francese in America, dove aveva diffuso la “peste” dello strutturalismo e, soprattutto, ideato una teoria, quella del “desiderio mimetico”, che ha rivoluzionato non solo la critica letteraria, ma l’antropologia, anticipando anche l’intuizione di successive scoperte scientifiche, come quella dei “neuroni a specchio”, degli italiani Vittorio Gallese, Giacomo Rizzolatti e di Andrew Meltzoff, che sono alla base del processo psicologico e sociale dell’empatia.
Il desiderio mimetico
La teoria del “desiderio mimetico”, che compare nel libro Menzogna romantica e verità romanzesca, pubblicato nel 1961 (Bompiani), rivela quello che, a posteriori, tutti ammettiamo di aver sperimentato, ma che Girard intuì dalla lettura di Proust, Dante, Dostoevskij, Shakespeare e altri grandi della letteratura: il desiderio non è un rapporto a due, tra il soggetto nella sua individualità compiuta e l’oggetto nella sua unicità seducente, bensì un rapporto a tre, un triangolo formato dal soggetto, dal modello e dall’oggetto. Il modello è il mediatore, che può essere un genitore, un professore, un mito personale, qualcuno che vogliamo imitare, qualcuno che possiede qualcosa che noi desideriamo perché ci sembra più completo di noi.
Verità romanzesca e menzogna romantica
Questa dinamica svela la finzione, la menzogna apunto del titolo, del romanticismo e, più in generale, della modernità che vedeva il soggetto come un individuo libero, assoluto. Qui appare hegelianamente schiavo del suo desiderio che non è neanche suo, ma derivato. La verità romanzesca è quella dei grandi narratori che svelano la realtà del desiderio. Il mediatore può essere anche non reale, un modello di finzione, letterario, come Paolo e Francesca che si innamorano leggendo il romanzo di Lancillotto.
Sacra violenza
Il mediatore può essere anche un rivale, e da questo punto si sviluppa la seconda teoria di Girard, derivata da Freud dal quale si allontana, così come da Lévi-Strauss: quella del capro espiatorio come violenza sacralizzata che tiene la violenza esterna fuori dalla comunità, o disinnesca quella interna: comunque una violenza nata in risposta al desiderio provocato dal confronto con l’altro. Su questo si incentrano Il capro espiatorio (1967) La violenza e il sacro (1972). Il sacrificio è tipico delle civiltà antiche, arcaiche, come esorcismo della violenza: si uccide qualcuno di debole, remissivo, in un atto reso sacro però, per esorcizzare la violenza che ognuno vorrebbe portare agli altri. Così si placano i conflitti tra le persone e si fonda o rafforza il vincolo sociale. Il sacro è pura coesione.
Imitare il sacrificio
Il cristianesimo, che Girard abbraccia con fervore assieme a tutta la sua famiglia, permette di superare questa violenza perché manda in cortocircuito il meccanismo del capro espiatorio (in un certo senso svela la “menzogna” della violenza attraverso il racconto di Cristo e l’invito a imitarlo). Cristo si offre per volontà del padre come vittima benché manifestatamente innocente: Dio che non chiede il sacrificio di Isacco, figlio di Abramo, ma offre il suo, di figlio, come sacrificio, svelando la finzione: si sacrifica un innocente. Si tratta di un mimetismo inverso e salvifico, perché non più condannato alla rivalità per ottenere il riconoscimento degli altri, e di noi stessi attraverso gli altri, ma per il superamento del conflitto. Imitando Cristo.
Cristiano d’avanguardia
“La gente – diceva Girard – è contro la mia teoria perché è allo stesso tempo d’avanguardia e una teoria cristiana,” dice. ”Quelli d’avanguardia sono anti-cristiani e molti cristiani sono anti-avanguardia. Anche i cristiani sono stati molto diffidenti nei miei confronti.” Molte di queste contraddizioni esplodono con l’ultimo libro, Achever Clausewitz, aveva creato un putiferio in Francia, dove venne pubblicato nel 2007 (in Italia è uscito da Adelphi col titolo Portando Clausewitz all’estremo). Si tratta di un saggio che analizza i terrorismi e i fondamentalismi contemporanei partendo dal trattato ottocentesco Sulla guerra, dello stratega prussiano Von Clausewitz. Negli ultimi anni, convinto che Islam e Occidente potessero uscire dalla violenta spirale di rivalità mimetica, Girard era diventato meno apocalittico. Rispetto a quando aveva sostenuto che “la storia è un test per l’umanità. E l’umanità sta fallendo quel test”.
http://www.giornalecritico.it/risorse/biblioteca/Girard_01.pdf
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