venerdì 21 dicembre 2012

Belfagor, la forza di un titolo



Ecco un titolo impegnativo. Proprio in questa fine dell'anno 2012 chiude i battenti la rivista Belfagor, fondata da Luigi Russo e Adolfo Omodeo. E certo non può un blog come questo innalzarsi a livelli tanto alti. La parola tuttavia ha una forza che non si è consunta. Rimanda all'idea di un diavolo che si schiera su posizioni antagonistiche alle Chiese e al conformismo da esse alimentato.
Non esiste più oggi la potenza delle ideologie che con le loro vaste ramificazioni dominarono il panorama intellettuale dell'Italia negli anni successivi alla seconda Guerra Mondiale. Per certi aspetti, ora, il nemico da combattere è più simile all'indifferenza e al relativismo diffusi tra un pubblico amorfo che non al fanatismo dei credenti o dei militanti. Per altri versi non c'è stato tanto il tramonto dell'ideologia, quanto il suo trionfo sotto le spoglie del pensiero unico neoliberale; e non parliamo dei fanatismi identitari in vario modo serpeggianti in Italia e fuori. Insomma il campo degli interventi necessari per il pensiero critico e l'eresia è sempre vasto. Il riferimento a un'insegna come quella di Belfagor mantiene un senso. Anche nelle sue premesse di ordine politico, una collocazione interna al quadro della sinistra, capace di guardare allora al comunismo e al Partito d'Azione. Per non dire delle propensioni culturali, implicite nell'essere la novella Belfagor l'opera letteraria di uno storico e studioso della politica.

Giovanni Carpinelli 

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Quanto al titolo di questa rivista, lo abbiamo assunto per antica dimestichezza con l’opera del Machiavelli. Già nel 1939 si fu lì lì per varare una rivista con lo stesso titolo con un editore torinese, ma gli avvenimenti della guerra ce ne distolsero. Allora ci piaceva, per una certa aria ereticale che da esso spirava in mezzo a tanto dilagante conformismo; ma ci piace ancora oggi perché il conformismo, quasi costituzionale dell’anima italiana per atavica educazione che risale per lo meno a una proverbiale e molto proverbiata pedagogia tanto in onore nel nostro lontano Seicento, oggi si è travestito, e rinasce sotto nuove forme. Però l’Italia, anche nel campo degli studi, ha sempre bisogno di «eretici».  La malattia del conformismo si è ripercossa, come dicono i medici, ma la tabe, frastornata e non radicalmente guarita, è per ora soltanto appiattita nel nostro organismo; ma c’è, viget, e dà, di tanto in tanto, i suoi sussulti e produce malessere e capogiri.

Luigi Russo, Belfagor, Proemio, settembre 1945

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