Salvatore Quasimodo
Davanti al simulacro d’Ilaria del Carretto
Sotto la terra luna già i tuoi colli,
lungo il Serchio fanciulle in vesti rosse
e turchine si muovono leggere.
Così al tuo dolce tempo, o cara, e Sirio
perde colore, e ogni ora s’allontana,
e il gabbiano s’infuria sulle spiagge
derelitte. Gli amanti vanno lieti
nell’aria di settembre, i loro gesti
accompagnano ombre di parole
che conosci. Non hanno pietà; e tu
tenuta dalla terra, che lamenti?
Sei qui rimasta sola. Il mio sussulto
forse è il tuo, uguale d’ira e di spavento.
Remoti i morti e più ancora i vivi,
i miei compagni vili e taciturni.
Ed è subito sera, 1942
Jacopo della Quercia, Monumento funebre di Ilaria del Carretto, 1406-1407 |
Pier Paolo Pasolini
Appennino
...
E’ assente dal suo gesto Bonifacio,
dal reggere la fionda nella grossa
mano di Davide, e Ilaria, solo Ilaria…
dal reggere la fionda nella grossa
mano di Davide, e Ilaria, solo Ilaria…
Dentro nel claustrale transetto
come dentro un acquario, son di marmo
rassegnato le palpebre, il petto
come dentro un acquario, son di marmo
rassegnato le palpebre, il petto
dove giunge le mani in una calma
lontananza. Lì c’è l’aurora
e la sera italiana, la sua grama
lontananza. Lì c’è l’aurora
e la sera italiana, la sua grama
nascita, la sua morte incolore.
Sonno, i secoli vuoti: nessuno
Sonno, i secoli vuoti: nessuno
scalpello potrà scalzare la mole
tenue di queste palpebre.
Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia
perduta nella morte, quando
la sua età fu più pura e necessaria.
perduta nella morte, quando
la sua età fu più pura e necessaria.
Le ceneri di Gramsci, 1957
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