Bernardo Valli
L'estate dei saggi. Montaigne e Diderot bestseller da spiaggia
la Repubblica, 28 agosto 2013
La chiamo "l'estate dei filosofi", perché due di loro, il
rinascimentale Montaigne e l'enciclopedista Diderot, hanno dato
un'impronta insolita alle letture della stagione balneare. All'origine
del fenomeno, perché di fenomeno si tratta, c'è un libretto da dodici
euro. Un talismano a buon mercato. La copertina è gialla, un giallo
limone, illustrata da un disegno sofisticato e spiritoso. Un uomo,
meglio la sua sagoma color inchiostro, si suppone calvo, con la
gorgiera dei nobili del Rinascimento, penso inamidata, a merletti,
seduto al riparo di un ombrellone da spiaggia, tiene il busto eretto e
ha un libro appoggiato sulle ginocchia.
È la posizione
rispettosa di chi compie un rito. Forse è cosi che si leggeva secoli
fa. Ma la seggiola è dei nostri giorni; è stile habitat; e sullo
schienale c'è un passero.
Il libretto, formato opuscolo,
presentato con tanto humour, conta centosettanta pagine. L'editore non è
uno dei grandi di Francia: le éditions des équateurs non sono
parigine, sono della provincia, hanno la loro sede sulla costa
normanna. Quanto all'autore, Antoine Compagnon, è un rispettatissimo,
noto professore del Collège de France e della Columbia University,
specialista di Montaigne e Proust, ma che ha scritto anche di Racine,
Baudelaire, Stendhal, ed è l'autore di un testo, Les Antimodernes,
diventato un classico. Il suo nome non attirava tuttavia decine di
migliaia di lettori. Per divertimento l'estate scorsa, nel 2012, ha
accettato di tenere quaranta brevi trasmissioni culturali su Montaigne a
Radio France Inter,e nell'estate successiva, la nostra, quelle
conversazioni, stampate e diventate altrettanti brevissimi capitoli, si
sono trasformate in un volume che ha venduto centomila copie. E non è
finita.
L'intelligente, semplice sintesi delle idee di un
moralista di mezzo millennio fa si è accodata, sia pure a distanza,
nella lista dei bestseller estivi, ai meno nobili giganti, quali sono
Inferno di Dan Brown e la serie delle Cinquanta sfumature di E. L.
James. Centomila copie significa, a occhio e croce, almeno mezzo
milione di lettori: una massa di uomini e donne che sulle spiagge si
appassionano alle idee ricavate dai Saggi (Essais), scritti da Michel
Eyquem, detto Montaigne, vissuto dal 1533 al 1592, pioniere
dell'introspezione per il modello di esercizio spirituale, laico si
intende, che ci offre, e maestro di vita per le sentenze epicuree che
ci suggerisce. La prima spiegazione è che Montaigne non dimostra i
quasi cinquecento anni che ha. L'uomo, coperto da un'ombra, sulla
copertina, con il titolo Un été avec Montaigne è ovviamente lui: e se
l'abito ricorda la sua epoca, il resto del disegno ricorda che è anche
dei nostri. Comunque vorremmo che lo fosse. Non lo si può definire
moderno. Se mai premoderno, dice Antoine Compagnon. Aveva una
sensibilità simile a quella di molti di noi, annoiati dall'idea di un
progresso ineluttabile, promesso all'avvenire dell'umanità. E tuttavia
non lo si può definire neppure un postmoderno. È un modello di
scetticismo fuori dal tempo, perché non deteriorabile, che invita a
trovare la felicità partendo da se stessi, che insegna come
accontentarsi di quel che si ha, e come trarne soddisfazione. Gli
Essais (in italiano c'è un'esemplare traduzione di Fausta Garavini)
sono ritmati dalla regolare alternanza della vita pubblica e della vita
privata di Montaigne. Il quale è stato sindaco di Bordeaux, mediatore
tra cattolici e protestanti durante le guerre di religione, viaggiatore
in Italia, e solitario studioso tra i suoi libri. Gli Essais sono
stati scritti, riscritti, corretti per vent'anni, e il loro valore
etico resiste cinque secoli dopo.
Didier Diderot è l'altro
filosofo della stagione. Tra poco compie trecento anni (essendo nato il
5 ottobre 1713), ma neppure lui li dimostra. In vista delle
celebrazioni sono apparsi tanti saggi e biografie che campeggiano sui
banchi delle belle librerie parigine. Il volume di Jean Starobinski,
Diderot, un diable de ramage, ha diritto a un'attenzione particolare.
Il "ramage" è il cinguettio nel fogliame degli alberi, ma è anche il
brusio delle voci nella società, di cui parla il nipote di Rameau,
nella più nota opera di Diderot. Il filosofo tendeva l'orecchio a quei
rumori nel secolo dei lumi. Li ascoltava e li raccontava, li
analizzava, li interpretava nei suoi scritti. Era uno straordinario
cronista, curioso e sfacciato se necessario, erudito ma non pedante,
spaziava dalla matematica alla medicina, dalla scienza alla morale, con
la chiarezza di un eccezionale dilettante. Era un libertino, come si
diceva allora, ma anche un innamorato tenace. Ne è la prova la
corrispondenza con Sophie Volland, considerata da Proust la più bella
raccolta di lettere d'amore.
Raccoglieva il brusio della società
nelle strade di Parigi, allora cuore di una monarchia moribonda, nei
villaggi, nei salotti letterari, nelle alcove delle sue amanti, nelle
tipografie dove si stampavano i volumi della sua Enciclopedia. Gli
scritti di quel grande ascoltatore, molti dei quali apparsi dopo la sua
morte, alcuni ancora allo studio, ci arrivano come se fossero freschi
d'inchiostro. I suoi pensieri (dei quali diceva «sono le mie puttane») è
come se datassero di ieri.
Jacques Attali in Diderot. Ou le
bonheur de penser, e anche Gerhardt Stenger in Diderot. Le combattant
de la liberté, lo presentano come il filosofo che più incarnò, nella
sua epoca, l'ideale di libertà. E che riabilitò le passioni.
Meravigliosi protagonisti, entrambi, Montaigne e Diderot di un'estate
del nostro secolo.
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Montaigne in italiano
Montaigne, Saggi, con testo francese a fronte, a cura di Fausta Garavini e André Tournon, Bompiani
Sarah Blakewell, Montaigne. L'arte di vivere, traduzione di Thomas Fazi, Fazi editore
Saul Frampton, Il gatto di Montaigne, traduzione di Elisa Banfi, Guanda
edizione tematica dei saggi, traduzione e cura di Federico Ferraguto, Fazi editore
1. Coltiva l'imperfezione
2. Sopravvivi all'amore
3. Svegliati dal sonno dell'abitudine
4. Scopri il mondo
5. Lavora bene, ma non troppo bene
6. Filosofando per caso
7. La risposta è la vita stessa
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