Antonio Carioti
Un'Alba Dorata che porta le tenebre
Corriere della Sera, 11 settembre 2013
Per noi italiani la Grecia è quasi un parente povero e sfortunato, nel
quale ritroviamo ingigantiti i nostri problemi e difetti, anche perché ha subito in passato
disgrazie che invece il nostro Paese ha (forse di poco) evitato. Basti
pensare che dal 1946 al 1949 la società ellenica fu lacerata da una
spietata guerra civile tra comunisti e anticomunisti. E nel 1967 subì un
colpo di Stato militare e una conseguente dittatura, il cosiddetto
«regime dei colonnelli», che durò sette anni. Adesso la storia sembra
ripetersi, con Atene schiacciata da un’asfissiante austerità che anche
in Italia ha connotati gravi, ma certo non così devastanti.
Tra gli effetti dalla crisi in Grecia, uno appare ai limiti
dell’assurdo: l’ascesa di un partito neonazista in un Paese che fu
invaso e martoriato dal Terzo Reich. Un fenomeno al quale Dimitri
Deliolanes, corrispondente a Roma per la radiotelevisione pubblica
ellenica, ha dedicato un libro, interessante e ricco d’informazioni, che
si legge con un filo d’inquietudine: Alba Dorata (Fandango Libri).
Ciò che colpisce, nel movimento razzista oggi insediato nel
Parlamento di Atene con il 7 per cento dei voti (stesso risultato nelle
due tornate elettorali del 2012), è la pochezza del personale politico,
delle idee, dei programmi. Il fondatore e leader di Alba Dorata,
Nikolaos Michaloliakos, è un violento demagogo, radiato dall’esercito
con disonore, accusato di delazione e opportunismo da suoi ex sodali. Il
suo rimedio contro la crisi è indirizzare verso gli immigrati stranieri
la rabbia dei greci. I suoi richiami all’antica civiltà ellenica sono
cianfrusaglie ideologiche da rigirare a piacere: per esempio, dopo aver a
lungo denigrato il «giudeocristianesimo» in nome di una presunta
tradizione pagana, oggi Alba Dorata si erge a baluardo della religione
ortodossa contro l’Islam.
Tuttavia i neonazisti hanno due assi nella manica. Con le loro azioni
squadriste, rivolte perlopiù contro immigrati inermi, riescono ad
apparire gli unici autentici tutori dell’ordine agli occhi dei cittadini
spaventati dalla latitanza delle pubbliche autorità. Il loro gioco,
nota Deliolanes, consiste nel «sostituirsi allo Stato, prenderne le
funzioni». In secondo luogo Alba Dorata intercetta e attizza il senso di
umiliazione dilagante in un Paese vissuto per secoli sotto il dominio
straniero, nel quale quasi metà della popolazione discende da profughi
cacciati dalle proprie case in seguito ai conflitti con la Turchia. La
crisi, con i rigidi vincoli imposti ad Atene dall’esterno, fa temere a
molti, scrive Deliolanes, «che l’ellenismo si stia esponendo al rischio
di una cancellazione violenta». E Michaloliakos se ne avvantaggia.
Se a ciò si aggiunge che la classe dirigente greca prosegue nelle sue
abitudini parassitarie e clientelari, si capisce perché Deliolanes
confidi soprattutto nella mobilitazione popolare di sinistra per
arginare Alba Dorata. Pare del resto che al momento i più risoluti
oppositori dei neonazisti siano gli ultras della squadra di calcio Aek
Atene. Ma certo non basta. La stessa Europa non può chiudere gli occhi
di fronte a un morbo che in Grecia ha trovato un terreno fertile, ma può
attecchire anche altrove. I focolai non mancano.
Dimitri Deliolanes, Alba Dorata. La Grecia nazista minaccia l’Europa, Fandango Libri, pagine 203, € 15
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