foto di Stefano Bertolino
Anna Cordioli
La storia di Mohamed e della sua
famiglia è simile a quella di molte altre che, in questo drammatico momento,
stanno vivendo l’emergenza della perdita della casa.
Mohamed arriva in Italia
clandestinamente nel 2004, grazie a un viaggio costato settemila euro, i
risparmi di una vita, quelli che suo padre ha accantonato a fatica per lui, il
primogenito, per permettergli di venire qui, dove le possibilità di lavorare
sono maggiori e la prospettiva di vita è migliore. Il viaggio è lungo e
pericoloso, specie se fatto insieme ad altre quaranta persone stipate in un container a bordo di una nave, ma con un po’ di fortuna arriva in Spagna e da lì, in
taxi, raggiunge l’Italia, Torino. Qui cerca in fretta un posto dove stare e un
lavoro, in modo da poter ottenere il permesso di soggiorno, ma il primo impiego
che trova è al mercato di Porta Palazzo, per 13 euro al giorno, soldi che gli
permettono appena di pagare un posto letto all'interno di una casa con altri
ragazzi clandestini. Per avere i documenti bisogna disporre di molti soldi e in
fretta, di conseguenza per molti di loro l’unica soluzione è quella di lavorare
nel mondo della criminalità organizzata. Mohamed non vuole assolutamente farlo,
così cerca disperatamente una nuova casa da condividere con persone oneste come
lui e un nuovo lavoro, prima come lavapiatti in alcuni locali della città e dal
2006 come volantinante. Ben presto diventa il responsabile di un team
pubblicitario, impiego che offre buoni guadagni e che gli permette, nel 2008, di
acquistare un furgone con il quale poter lavorare. Conosce Khadija e nel 2009
si sposano, hanno una bella casa, presto nasce il primo figlio e ottengono il
tanto atteso permesso di soggiorno. Dal 2011 il lavoro inizia a calare e quello
che guadagna basta appena a pagare l’affitto finché, nel febbraio del 2012
Mohamed non ce la fa più. La prima intimazione di sfratto per morosità non
viene ricevuta e così non si presenta all'udienza fissata il 31 luglio 2012. Riceve
una la prima lettera a settembre e una seconda a dicembre che fissa lo sfratto
in data 15 gennaio. Al primo accesso Mohamed oppone resistenza e riceve così
una proroga di tre mesi, ma conoscendo la situazione economica del
proprietario, si mette nei suoi panni e decide di non continuare con la
resistenza. Dal 16 aprile 2013 lui e la sua famiglia non hanno più una casa.
Torino detiene il triste primato
nazionale di sfratti, sono circa duecentocinquanta ogni mese per morosità
incolpevole, ma sono in aumento anche i pignoramenti bancari dovuti
all'impossibilità di pagare le rate del mutuo.
Il consigliere comunale Michele
Curto sostiene che il Comune dispone, attraverso l’ATC (Agenzia Territoriale per la Casa ), di molte proprietà che
non vengono messe a disposizione perché non ritenute in condizioni idonee,
anche se gli sfrattati potrebbero auto-recuperare queste strutture. Il
consigliere ha inoltre aggiunto che «il Sindaco potrebbe addirittura fare
ricorso allo stato di emergenza che costringerebbe i grandi privati (banche e
istituti di credito) a fornire l’enorme quantità di case di cui sono
proprietari». Eppure nulla di tutto ciò è finora stato fatto, anzi, sempre più
spesso gli sfratti vengono eseguiti a sorpresa, nel cuore della notte, per
evitare i picchetti che alcuni ragazzi organizzano per resistere insieme alle
famiglie interessate.
Mohamed è disperato, sta cercando
un impiego, ma senza grandi risultati: ha trovato un’offerta per raccogliere
mandarini a 2 euro l’ora oppure per lavorare come clown in un circo itinerante
a 500 euro al mese (lavoro che per altro lo terrebbe lontano da casa).
Dal 29 aprile al 5 maggio ha
vissuto, in segno di protesta, in Piazza Palazzo di Città, insieme ad altre
quindici famiglie magrebine che si trovano in una situazione simile alla sua.
Il Comune gli ha infine concesso un incontro, lo scorso 8 maggio, dal quale non
ha ottenuto molto. Gli è stato spiegato che non può far parte degli aventi
diritto al programma “emergenza abitativa” poiché non è riuscito a dimostrare
un calo del reddito (problema comune a molti che si sono sempre mantenuti
grazie al lavoro nero). A fine anno potranno partecipare al bando per
l’assegnazione di una casa popolare, ma per avere un punteggio maggiore (e
quindi salire in graduatoria) gli assistenti sociali hanno proposto loro di
vivere per almeno un anno separati, questo significa che Mohamed dovrebbe “arrangiarsi”
mentre la moglie e i due bambini potrebbero stare in una comunità, soluzione
che è stata nei giorni scorsi ritrattata dagli stessi servizi sociali che, a
causa del sovraffollamento delle strutture, potrebbero ospitare i soli bambini.
Lui e Khadija non sono disposti a
separarsi e per questo motivo stanno lottando giorno dopo giorno per trovare
una soluzione alternativa. Non vogliono tornare in Marocco «là ci sentiamo
stranieri», il loro Paese è questo ed è lo stesso per i loro bambini, che sono
nati qui.
Il gruppo di famiglie che hanno
vissuto per una settimana in Piazza Palazzo di Città ora hanno deciso di unirsi
in un’associazione per poter gestire meglio il problema dell’emergenza casa. Sarà
aperta a tutti gli stranieri che hanno bisogno d’aiuto e in una sola settimana
hanno già raccolto l’adesione di ventitré famiglie. Non hanno la certezza che
questa associazione possa cambiare la loro condizione attuale, ma sono
determinati a portare avanti la loro “battaglia” in modo trasparente e legale.
Inoltre sono convinti che questo legame li renderà meno invisibili, quando
saranno in cento famiglie davanti al comune non si udirà più solo un grido, il
loro sarà un boato.
su italiani e immigrati di fronte all'emergenza abitativa si può vedere
RispondiEliminahttp://www.stranieriinitalia.com/briguglio/immigrazione-e-asilo/2010/dicembre/ponzo-disagio-abitativo.pdf
basta con sti immigrati io sono italiano, sono disoccupato con sfratto esecutivo è non ho nessun diritto perché ci sono loro se ne tornassero da dove sono venuti!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaqui nessuno vuole la guerra dei poveri. Avevamo già tentato di sottolineare l'esistenza del problema tra gli italiani. Poi abbiamo pubblicato http://machiave.blogspot.it/2013/06/chi-si-ritrova-sfrattato.html Per quel che vale. Una parte della sinistra purtroppo sembra guardare in una direzione sola, e ce ne rammarichiamo.
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