domenica 25 agosto 2024

Come si diventa antifascisti

 

Filippo La Porta, Lungo viaggio nella giovinezza sempre tradita, la Repubblica, 25 agosto 2024

... Mettiamo che in prima liceo vi mettano nello stesso banco con il figlio primogenito del Duce, Vittorio Mussolini (di cui divenite sodale e amico fraterno). E' accaduto a Ruggero Zangrandi nel 1929 al Tasso di Roma. [Il giovane liceale era allora fascista come il suo amico]. Nel pomeriggio andava a fare i compiti a Villa Torlonia, residenza di Mussolini. [Nel 1948 Zangrandi pubblica da Einaudi Il lungo viaggio, che è la storia, individuale e ambientale, di una conversione all'antifascismo. L'espressione stessa del titolo servirà a designare il percorso di una intera generazione, quella del "lungo viaggio", appunto]. Quando esce il libro, la destra lo accusa di tradimento, la sinistra di ambiguità. Soltanto una recensione positiva del "tattico" Togliatti lo salva dall'ostracismo.

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Pubblichiamo il testo di quella recensione, uscita sul numero 1, anno V, di Rinascita (gennaio 1948).
Ruggero Zangrandi, Il lungo viaggio, Einaudi, Torino, 1948, pp. 167.

Mi pare che questo libro sia il più interessante e il più utile di quanti sino ad ora siano stati scritti circa la crisi che la giovane generazione italiana ha attraversato dopo il 1930, e che ha portato una grande parte dei giovani di allora a staccarsi dal fascismo e persino a combattere contro di esso. Forse esagera lo Zangrandi nel dire che la storia ch'egli racconta sia quella di tutta una generazione. Molti giovani di quella generazione hanno seguìto una via diversa, alcune volte più diritta, altre volte più tortuosa e anche senza sbocchi; un viaggio il quale parte dalla familiarità col figlio di Mussolini, con la famiglia del "duce" e con i gerarchi più in vista, e termina con l'attività clandestina per l'organizzazione di un "partito socialista rivoluzionario", è però certamente un lungo viaggio, e contiene senza dubbio il maggior numero di momenti caratteristici della evoluzione ideale e politica di una generazione intiera. Certo, il punto di partenza è molto confuso. Questi giovani pensavano a un fascismo "universale", ed raccogliendosi sotto questa insegna elaboravano una loro soluzione dei grandi problemi della nazione, dell'Europa e dell'umanità. La loro ispirazione era conforme con la sostanza dell'animo giovanile, che è fatta di coerenza e di intransigenza; - coerenza in tutte le manifestazioni della vita con i principî accolti all'inizio, intransigenza nell'applicazione di questi principî a tutti i campi di attività. Se questi giovani fossero stati degli scettici, o dei corrotti, o dei disincantati, nulla sarebbe uscito di nuovo dalle loro menti, così come nulla uscì dal vano agitarsi dei gerarchi attorno ai posti di direzione del partito e dello Stato.
Appunto perché credevano nelle idee predicate dal fascismo tra i giovani e per i giovani, questi giovani hanno potuto iniziare e condurre a termine un così lungo viaggio, e la loro generazione ha avuto una funzione e una storia. Non bisogna però ricercare nel libro dello Zangrandi l'esposizione di una evoluzione di posizioni ideali. Questa esposizione non c'è; ma in questo appunto mi sembra consista l'interesse più grande del libro, di cui la maggior parte delle pagine trattano questioni che noi chiameremmo "di organizzazione", e riguardano la composizione e la consistenza dei diversi gruppi di giovani fascisti "oppositori", il modo ch'essi avevano di collegarsi tra di loro, di svolgere un'azione, di fare del proselitismo, e così via.
Lo Zangrandi stesso, del resto, avverte e segnala la importanza della cosa: sin dal primo momento, sin da quando cioè erano ancora veramente e propriamente fascisti, tanto per le idee quanto per l'attività, questi giovani sentivano il bisogno di organizzarsi tra di loro clandestinamente. Questo vuol dire ch'era nascosta in loro e istintiva la ribellione al "regime" come tale, di cui coglievano l'ipocrisia nelle parole e nei gesti, e tutta la loro storia non è che la storia del dispiegarsi di questo stato d'animo e del suo diventar cosciente, sino a generare orientamenti ideali e pratici nuovi. Per noi comunisti soprattutto, e in particolare per quelli di noi che hanno sempre sostenuto la necessità per i vecchi antifascisti di accostarsi alle nuove generazioni "fasciste", iniziare un colloquio, la descrizione di questo sviluppoha un grandissimo valore. Da essa ricaviamo ancora una volta la convinzione che fra noi e una massa ingente di giovani fascisti , la distanza enorme da cui sembrava che ci muovessimo era dovuta per gran parte a un malinteso. Anche essi, in sostanza, erano per istinto in rivoltacontro quella società, ed è curioso e persino commovente per noi apprendere come lo Zangrandi, per fare il suo lavoro, di proselitismo e collegamento, dovesse far fronte alle stesse difficoltà, e affrontasse e risolvesse con metodi analoghi gli stessi problemi che si presentavano ai nostri organizzatori di cellule e legami clandestini. Bisogna riconoscere, però, che questa gioventù non ha trovato aiuti nel suo cammino, o ne ha trovato pochi, e non sempre della natura che sarebbe stato necessario. Se li avesse trovati nella misura adeguata e nelle forme adeguate, forse oggi la gioventù antifascista d'allora sarebbe più vicino a noi di quanto non sia. Noi restammo lontani per settarismo, i vecchi democratici per impotenza; Benedetto Croce per aperto disprezzo. Nemmeno dopo la liberazione il terreno perduto non è stato riconquistato, e tuttora siamo, su questo campo, molto più indietro di quanto sarebbe necessario e possibile. Sia benvenuto il libro dello Zangrandi se la sua lettura farà capire a molti democratici, socialisti e comunisti, che per giungere alla conquista della gioventù che fu, per convinzione, fascista, la strada da seguirsi può essere molto diversa da quella che s'immaginano coloro che vivono soltanto di tradizioni vive o morte, di parole, di frasi fatte o di amor proprio. Bisogna saper capire la realtà; e la realtà nello sviluppo reale di una generazione di giovani è oroginale e nuova quasi sempre e, vorremmo dire, "per definizione".
                                                                PALMIRO TOGLIATTI   


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