lunedì 19 agosto 2024

La prevalenza del cretino

 

 

Qual è la prima e più vistosa conseguenza della “prevalenza del cretino”?

F&L Sono saltati i normali parametri del giudizio: politici, metodologici, settoriali. Nessuno funziona più. Si è costretti a fare aggiustamenti tutti i giorni. La misurazione della gente è la base della vita quotidiana, ma adesso come si fa? Che cosa collega questa serie di disastri che ci stanno intorno? Noi rispondiamo che è il cretino, il quale ha finalmente assunto il suo volto autentico di cretino orizzontale, nel senso che attraversa indiscriminatamente ogni categoria sociale.

A parte quelli che nascono cretini, c’è anche un modo per diventarlo?

F&L Finché uno sta nei suoi limiti, non è mai un cretino. Purtroppo, accade come per i peccatori: se non c’è tentazione, non peccano. Invece il mondo si è organizzato in modo che la tentazione di diventare cretini sia perpetua. Non c’è più selezione, non c’è più senso del limite, e il cretino è uno che non vede i suoi limiti.

Stupido e cretino sono la stessa cosa?

F&L Assolutamente no. Per lo stupido vale la definizione di Schopenhauer: è colui che non sa riconoscere la relazione fra causa ed effetto. Invece il cretino, il “post stupido”, nega che ci sia relazione tra causa ed effetto.

Esistono diverse tipologie di cretino?

F&L Il nostro volume tenta una classificazione per temi della vasta materia: il cretino nella scuola, il cretino in viaggio e in vacanza, il cretino nella pubblica amministrazione, il cretino in politica, il cretino intellettuale, il cretino mass-medianico, il linguaggio del cretino, ecc. Un capitolo riservato alle donne ci ha portati alla curiosa scoperta semantica che dire: “è una cretina” non ha, misteriosamente, lo stesso significato sferico, irrevocabile, che dire: “è un cretino”.

Un sinonimo per “cretino”?

F&L Per definire gl’imbecilli, non certo rari neanche allora, i vecchi piemontesi usavano un vivace accoppiamento di parole: quello, dicevano, è una fiera ciula. Dove “fiera” stava per “cospicua”, “eccezionale”, “ammirabile nel suo genere”, come registra il Tommaseo. Nessuno poteva immaginare che col tempo sarebbe cresciuta una varietà di ciula letteralmente, impudicamente, disastrosamente fiera di esserlo.

Il contrario di “cretino”?

F&L Pensiamo a volte che il contrario di cretino non sia “intelligente” ma “sobrio”, nel senso di non ubriaco.

Ritenete esaurito il vostro compito?

F&L E come sarebbe possibile? Il terreno è vastissimo e in gran parte inesplorato, i meccanismi sono ancora ignoti. Bisognerebbe studiare il cretino come Konrad Lorenz studia le sue oche. Per la comune salvezza s’impone una nuova branca del sapere: la cretinologia.

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Massimiliano Panarari, Perché è scomparsa la razionalità e l'opinione pubblica è diventata emotiva, La Stampa, 19 agosto 2024 

... l'overdose mediale generata dal web ha sostituito l'"emozione pubblica" all'opinione pubblica ...

Denis Collin, Libre comme Spinoza. Une introduction à la lecture de l’Éthique (Max Milo Éditions, 2014)

«Si può vedere in questo pensiero dell’impotenza umana una traccia dell’idea greca che sottomette l’uomo all’ordine dell’universo e condanna le pretese umane di sfuggire a tale ordine, condanna la dismisura, ciò che i Greci consideravano come il solo vero peccato – ricordiamo che il ’conosci te stesso’ significa prima di tutto: ’conosci la tua propria misura’. Qui si può anche vedere una prefigurazione di alcune correnti del pensiero moderno, le quali condannano la folle pretesa umana di dominare la natura».

Carlo Invernizzi Accetti, Così la politica delle emozioni può vincere su paura e rabbia, La Stampa, 22 agosto 2024

Un registro emotivo alquanto inusuale per la politica odierna permea la campagna elettorale di Kamala Harris per la presidenza degli Stati Uniti: la gioia. Già nel suo primo comizio da candidato vicepresidente, l'attuale governatore del Minnesota Tim Walz esordiva ringraziando Harris per aver «riportato la gioia» in questa competizione.
Successivamente, nelle loro molteplici apparizioni congiunte, i due si sono spesso descritti come «guerrieri gioiosi» ["guerriera gioiosa" è stata anche definita Kamala dal marito Douglas] determinati ad aprire nuovi orizzonti alla politica americana. E il clima alla convention del partito democratico di questi giorni è quello di una festa, come se la coscienza di aver riaperto i giochi in vista delle elezioni di novembre costituisse già di per sé una vittoria.
Il contrasto con i sentimenti a cui fa appello la campagna di Donald Trump non potrebbe essere più netto. La paura, prima di tutto. Paura dell'immigrazione, della criminalità, di un presunto radicalismo del duo Harris-Walz, ma anche di un percepito declino nel prestigio internazionale degli Stati Uniti a cui fa riferimento lo slogan Make America Great Again.
E poi la rabbia. Rabbia nei confronti delle élite liberali, considerate colpevoli di questo declino, ma anche per un loro presunto atteggiamento sprezzante verso gli strati della popolazione che costituiscono lo zoccolo duro del trumpismo: i cosiddetti forgotten men delle zone periurbane e lontane dalle due coste, di cui JD Vance tesse le lodi nella sua elegia del mondo rurale statunitense, la Hillbilly Elegy.
Sembra quindi che queste elezioni si giocheranno sul piano delle emozioni, prima ancora che su quello delle politiche di governo. Ci sono ovviamente anche differenze significative nei programmi dei due principali contendenti. Trump promette di abbassare le tasse, di far scendere i prezzi rilanciando l'estrazione petrolifera e di dispiegare l'esercito per riportare ordine al confine e nelle zone più degradate del Paese.
Harris punta invece su un'estensione dei programmi di redistribuzione sociale, attraverso aiuti diretti alle famiglie bisognose, e addita le grandi imprese come responsabili principali dell'inflazione, promettendo implicitamente regolamentazioni più stringenti.
Ma è noto che gli elettori americani sono poco e male informati rispetto a queste differenze, soprattutto laddove conta. Coloro che si interessano dei contenuti delle policies proposte, nella maggior parte dei casi, hanno comunque già deciso per chi voteranno – e si dividono grosso modo in due campi di uguale dimensione. Sono invece gli elettori più suscettibili alla mobilitazione emotiva, e che hanno bisogno di uno stimolo in più per andare a votare, quelli che potrebbero fare la differenza.
Vale quindi la pena riflettere sui punti di forza e di debolezza della "strategia della gioia" di Harris e Walz contro la politica della paura e della rabbia di Trump e Vance. Nella parte del suo trattato sull'Etica dedicata agli affetti, Baruch Spinoza sostiene che le passioni umane possono essere contrastate solo da altre passioni, in quanto la ragione è impotente contro questa parte della nostra anima.
Questo è stato senz'altro uno dei punti di debolezza della campagna per la rielezione di Joe Biden, inizialmente incentrata sui successi della Bidenomics e in seguito ricaduta su una difesa dell'ordine istituzionale dalla minaccia autoritaria inerente al trumpismo. Se l'intuizione di Spinoza è corretta, ragione e sobrietà possono poco contro la paura e la rabbia.
Lo confermano anche i primi risultati positivi dell'iniezione di ottimismo operata da Harris e Walz: secondo la maggior parte dei sondaggi, i due avrebbero già recuperato il distacco di cui godeva Trump nei confronti di Biden. In alcune circoscrizioni cruciali – come per esempio il Michigan, il Wisconsin e la Pennsylvania – sarebbero addirittura in vantaggio di qualche punto.
Con il cambio di registro emotivo c'è quindi stato anche un cambiamento reale nelle prospettive di successo del partito democratico. Ma mancano mesi alle elezioni di novembre e quanto può durare una mobilitazione collettiva basata sulla gioia?
Se lo chiedeva già implicitamente Niccolò Machiavelli, nel suo trattato Il Principe, quando poneva la famosa domanda se fosse più opportuno per colui che aspira a governare gli altri essere da loro amato o temuto. Dovendo scegliere, Machiavelli consiglia di optare per il timore, perché le emozioni "affermative" – come per esempio l'amore o la gioia – sono effimere e quindi meno affidabili.
Spinoza è meno pessimista, in quanto concepisce la gioia come "coscienza del proprio potere" e quindi come ingrediente essenziale per rendere efficace ogni azione. La paura e la rabbia sono invece per lui passioni "tristi", che tendono più all'annichilimento che alla mobilitazione.
Del resto, nemmeno la storia permette di prevedere con certezza quale registro emotivo abbia più probabilità di successo in uno scontro diretto tra gioia e speranza da un lato e paura e rabbia dall'altro. Nel passato remoto e recente troviamo esempi di grandi mobilitazioni collettive basate su entrambe i registri: le rivoluzioni liberali e democratiche d'inizio modernità, ma anche i movimenti studenteschi e per i diritti civili degli anni sessanta e settanta del secolo scorso, dal lato della gioia e della speranza. Dal lato della paura e della rabbia, invece, le contro-rivoluzioni conservatrici che hanno fatto seguito alla maggior parte di queste mobilitazioni.
Forse allora il risultato alle prossime elezioni presidenziali statunitensi non dipenderà tanto dal contenuto delle emozioni messe in campo ma dalla loro intensità, cioè dalla capacità di ciascun candidato di far prevalere il suo registro emotivo su quello dell'altro.
Ciò significa che è ancora troppo presto per prevedere chi vincerà, ma almeno ora si combatte ad armi pari. —

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