Quel fascista che è tra noi
Ho scritto “Quel
che fascista che è tra noi”. Avrei potuto anche scrivere “Quel
fascista che è in noi”. Certo non stiamo parlando del fascismo
storico che è irripetibile per definizione. Parliamo di un fascismo
elevato a modello ideale. Di cosa? Della passione per la guerra: una
guerra vista come manifestazione cruciale della vita. Molti di noi
non oserebbero far propria senza esitare un'idea simile con ciò che ne deriva. E
allora non arrivano a formulare con chiarezza i discorsi che si
trovano in autori di pur varia ispirazione come Ernst Junger e Elias
Canetti. Vediamo:
Che cosa
avevano dunque fatto i peruviani agli spagnoli? A buon intenditore,
le corone delle foreste vergini che ondeggiano oggi sulle rovine dei
loro templi solari canteranno la risposta. E' il canto della vita che
si autodivora. Vivere è la stessa cosa che uccidere.
Questo è Junger, La guerra come esperienza interiore.
C'è poi Canetti:
L’istante del
sopravvivere è l’istante della potenza. […] ogni desiderio umano
di immortalità reca in sé la brama di sopravvivere. L'uomo non
vuole soltanto esserci sempre; egli vuole continuare ad esserci,
quando gli altri non ci siano più […] La forma più bassa del
sopravvivere consiste nell’uccidere. […] Chiunque sia stato in
guerra conosce questa sensazione di superiorità sui morti.
Il testo da cui sono tratte queste frasi è Massa e potere.
Poi mi guardo intorno, rifaccio mente locale, ripenso a tutto quello
che ho sentito dire da anonimi spettatori del conflitto tra Israele e
Hamas e scopro la violenza che si nasconde in tante affermazioni
dettate dal rifiuto della barbarie altrui: gli ebrei stanno
compiendo un genocidio; Hamas viene ripagata con la sua stessa moneta,
chi è causa del suo mal pianga se stesso (il concetto è questo,
anche se viene espresso in modo più piatto). Ha scritto Claudio
Vercelli:
No, proprio non
ce la faccio a scaricare, come molti guerrafondai con le pantofole ai
piedi, le mie tensioni. Usando il web, e i social network, per
insozzare ancora di più quello che di tragico si sta, per l'ennesima
volta, srotolando sotto i nostri piedi. Leggo una fiera dei luoghi
comuni. Angoscia e sangue lo mettono gli altri, intanto. Tutto va
trascinato nel polverone, in una guerra figurata che scimmiotta
quella in corso.
Ecco.
Siamo alla guerra figurata e, per chi è impegnato nello scontro a
colpi di argomenti pretestuosi, la possibilità di capirci qualcosa è
prossima allo zero. Se si cerca di osservare i fatti più da vicino,
si scoprono aspetti e ipotesi
attendibili che non hanno molto a che vedere con una visione
manichea. Eppure, si sa, il fascista che è in noi, ha bisogno di
pensare che tutte le ragioni stiano di qua, tutti i torti di là.
Altrimenti come fa a coltivare tranquillamente l'idea della morte
altrui? Per questo non sono riuscito su Facebook ad attirare
l'attenzione dei lettori su analisi più meditate e distaccate del
conflitto. Non è detto per esempio che l'uccisione dei tre giovani
seminaristi israeliani sia stata compiuta da Hamas:
In questa
vicenda è venuta in piena luce la crisi di Hamas, che ha perso il
controllo di centinaia di gruppuscoli jihadisti o financo “lupi
solitari” che agiscono in proprio ma sono in grado di condizionare
le agende altrui, Israele incluso.
L’atroce uccisione di Eyal Yifrah, Gilad Shaar e Naftali Fraenkel è stata subito attribuita da Netanyahu a Hamas. Quanto meno, è una semplificazione. A compiere quel crimine sono probabilmente stati alcuni killer della tribù dei Qawasameh, basata a Hebron, che si dedica da tempo a compiere attentati per screditare la leadership di Hamas ogni volta che questa cerca di costruirsi una qualche legittimità internazionale. Una scheggia, non un referente militare della peraltro divisa leadership di Gaza. (Lucio Caracciolo)
L’atroce uccisione di Eyal Yifrah, Gilad Shaar e Naftali Fraenkel è stata subito attribuita da Netanyahu a Hamas. Quanto meno, è una semplificazione. A compiere quel crimine sono probabilmente stati alcuni killer della tribù dei Qawasameh, basata a Hebron, che si dedica da tempo a compiere attentati per screditare la leadership di Hamas ogni volta che questa cerca di costruirsi una qualche legittimità internazionale. Una scheggia, non un referente militare della peraltro divisa leadership di Gaza. (Lucio Caracciolo)
Non
è neppure detto che Israele abbia interesse a invadere la striscia
di Gaza, come pure minaccia di fare. Per ora si limita a bombardare e
così facendo colpisce i civili, mentre i dirigenti di Hamas e la
stessa struttura militare si trovano al riparo nei bunker sotto
terra. Si potrebbe continuare a lungo. Quello che sta accadendo sotto
le apparenze della ripetizione è in gran parte nuovo e gli esiti
della crisi appaiono incerti. Una vittoria militare di Israele non
sarebbe risolutiva, e anche la prevedibile resistenza di Hamas
rappresenterebbe solo una boccata di ossigeno per un movimento che
non ha davanti a sé un futuro radioso in questa congiuntura, vista
la disgrazia dei Fratelli Musulmani in Egitto e l'ascesa del Califfo
nero all'orizzonte, per non parlare che dello scenario regionale più
prossimo. Insomma i guerrafondai faciloni
che passano il tempo a spararle grosse possono fregarsi le mani, per
loro ci sarà sempre materia buona per speculare. E la ragione
analitica avrà ugualmente molto da fare, nel suo angolo. Dio fa
impazzire quelli che vuol perdere. Cerchiamo di non perdere la testa,
è la cosa più preziosa che abbiamo, a parte il cuore.
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Bruno Maida
Indipendentemente dalle idee che si possono avere su ciò che sta accadendo in questi giorni e in queste ore a Gaza e in Israele, l'uso delle immagini dei bambini che viene fatta - e che non ha nulla a che fare con un presunto diritto di cronaca bensì con l'abuso dell'infanzia, cioè della sua immagine - è semplicemente vergognoso. Non solo perché probabilmente una parte delle immagini sono semplicemente di altri tempi e di altri contesti (ma è discorso che qui non interessa affatto e non ne cambia di una virgola il senso, casomai fa notare l'iterazione di una retorica sempre uguale), ma soprattutto perché chi le posta è in realtà del tutto disinteressato a quei bambini in carne e ossa, non si domanda chi siano, ma in modo del tutto cinico ne fa un uso politico e interessato, cercando di spostare il piano dal ragionamento alla commozione, anzi cercando di cancellare ogni forma di discussione per sedersi comodamente dalla parte della ragione. (13 luglio 2014)
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Bruno Maida
Indipendentemente dalle idee che si possono avere su ciò che sta accadendo in questi giorni e in queste ore a Gaza e in Israele, l'uso delle immagini dei bambini che viene fatta - e che non ha nulla a che fare con un presunto diritto di cronaca bensì con l'abuso dell'infanzia, cioè della sua immagine - è semplicemente vergognoso. Non solo perché probabilmente una parte delle immagini sono semplicemente di altri tempi e di altri contesti (ma è discorso che qui non interessa affatto e non ne cambia di una virgola il senso, casomai fa notare l'iterazione di una retorica sempre uguale), ma soprattutto perché chi le posta è in realtà del tutto disinteressato a quei bambini in carne e ossa, non si domanda chi siano, ma in modo del tutto cinico ne fa un uso politico e interessato, cercando di spostare il piano dal ragionamento alla commozione, anzi cercando di cancellare ogni forma di discussione per sedersi comodamente dalla parte della ragione. (13 luglio 2014)
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