venerdì 12 gennaio 2018

Golconda

René Magritte, Golconda (1953)


In quest’opera Magritte moltiplica a “stampo” il curioso personaggio presente in molte altre sue opere, caratterizzato dal vestito e dalla bombetta neri. Il paesaggio, composto da case e tetti tipicamente belga e da un cielo opaco e senza nubi, è ancora una volta caratterizzato da un realismo elementare.
Su questo sfondo i personaggi, completamente identici fra loro se non per la direzione degli sguardi e per la loro lontananza e quindi grandezza, sembrano piovere dal cielo come candidi fiocchi di neve.
Non vi è dubbio alcuno circa la magia e la dolcezza poetica, quasi sognante dell’immagine.
Un’immagine che ci lascia perplessi e disorientati: “Com’è possibile e come si spiega questa pioggia umana?”. O forse si tratta di un volo, di un elevazione? Gli ometti neri stanno lentamente risalendo verso il cielo oppure stanno candidamente fioccando dallo stesso? Questo è uno dei tanti misteri racchiusi nel dipinto analizzato che probabilmente nessuno riuscirà mai a chiarire. In ogni caso, quello che si può dire è che vi è una frantumazione di ogni regola fisica e matematica che ci lascia quasi in imbarazzo, dato che rompe ogni nostra certezza riguardo alla consistenza e al peso dei corpi.

Luca Prat e Daniele Lecci

http://www.liceolocarno.ch/Liceo_di_Locarno/materie/storia_arte/magritte/opere/golcondaANALISI.html

 Il nome Golconda probabilmente si riferisce all’omonima città indiana, dove hanno avuto sede due regni molto ricchi che hanno esercitato il loro potere dal quattordicesimo al diciassettesimo secolo.

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