Paola Di Caro, Corriere della sera, 14 agosto 2022
Meloni ricorda come il sistema a cui pensa FdI sia quello semi-presidenziale alla francese , che «Letta dovrebbe apprezzare peraltro, da amico ed estimatore della Francia...», e che era quello per cui l’allora presidente della Bicamerale D’Alema si schierò. Ma «anche nel 2013, quando al governo c’era Letta, praticamente tutto il Pd convergeva sulla proposta: da Veltroni, a Zanda a Finocchiaro a Prodi, a Bersani, perfino a Speranza! E oggi Renzi, non un esponente della destra, è favorevole».
Però una cosa è un sistema che nasce da un confronto tra schieramenti in equilibrio, altra la bandiera di una corazzata - quella guidata appunto da lei, Salvini e Berlusconi - che anche grazie a questa legge elettorale potrebbe imporre tutto ciò che vuole. «Questa legge elettorale — la replica secca — siamo stati gli unici a non votarla. Per il resto, noi cerchiamo il dialogo, abbiamo tutte le intenzioni di fare riforme il più possibile condivise, cercando di bilanciare al meglio i pesi e i contrappesi per un sistema che funzioni». Anche con un organismo ad hoc, tipo una Bicamerale? «Se c’è volontà di collaborare, perché no?», apre Meloni. Ma è chiara su un punto: «Se il Pd ne fa oggi un referendum, da una parte i buoni che vogliono tenere il sistema com’è e dall’altra i cattivi che vogliono il presidenzialismo, allora vedremo cosa scelgono gli elettori. Perché è la volontà popolare che conta».
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