venerdì 19 agosto 2022

L'alibi della superiorità morale

E questa sarebbe l'eredità comunista sfruttata dal Pd. Una foglia di fico atta a coprire l'aridità o l'incapacità politica. Oh, per carità, i comunisti sopravvissuti non fanno meglio. 

 


Francesco Piccolo

Sono in vacanza con un gruppo di amici, e in più, attraverso chat con altri amici, l’argomento più presente, sia nelle cene estive sia nei messaggi, è la politica. La campagna elettorale. Tutte queste persone che conosco, che sento parlare, con cui mi confronto, voteranno Pd, o più a sinistra, o più al centro (Calenda). Nessuno (non è un sondaggio, è solo un censimento tra i miei amici) vota Cinquestelle, men che meno la coalizione di centrodestra.
Bene. L’argomento principale di tutti, davvero di ognuno di questi amici, anche di quelli che voteranno il Pd, è una critica continua, serrata, costante, sarcastica, al Pd. Da questa piccola comunità di amici, che per la maggioranza voterà Pd, viene una costante critica al partito. Di ogni tipo: di politica, di metodo, di uomini, di storia. Penso che non esista un partito più odiato del Pd da molti decenni: lo detestano gli avversari perché è il nemico maggiore e più costante - mentre altri sono apparsi e scomparsi; e lo detestano quelli di centro sinistra: sia quelli di centro, sia quelli di sinistra, sia quelli che lo votano. L’accanimento nei confronti del Pd (e non sto qui giudicando se giusto o sbagliato, se eccessivo o legittimo, ma solo constatando) è alla base della storia di questo partito.
Anzi, è cominciata prima questa storia. Adesso, tra i vari argomenti di critica (ma è solo uno dei tanti), si dice per esempio che Enrico Letta non sia brillante. Vorrei far notare che nemmeno di Berlinguer era la prima parola che ti veniva in mente; e nemmeno di Natta, il suo successore; e nemmeno di Occhetto. I brillanti sono arrivati dopo, subito dopo, quando il Partito comunista si è trasformato in modo traumatico e improvviso, e ha cominciato a perdere la prima costola. Ecco, da quel momento in poi è cambiato tutto nel fare politica dei grandi dirigenti del partito: la lotta interna è diventata molto più importante della lotta esterna. Ci sono stati grandi dirigenti che hanno attraversato l’intera carriera politica osteggiando e criticando la sinistra o il partito principale. Dopodiché, quando è nato il Partito Democratico, unendo le due anime del centro e della sinistra riformista, questa battaglia interna è aumentata, si è stabilizzata, si è evoluta, ed è diventata la seguente: esco dal partito e ne fondo un altro perché il partito non mi piace, o non misoddisfa, o è andato in mano a gente estranea. Avendo unito tutte le anime progressiste, ha ottenuto per paradosso l’effetto contrario: ha cominciato a disunirsi, altri partiti hanno cominciato a proliferare, tutti piccoli, e che devono la propria sopravvivenza, sia politica sia di conquista di spazio elettorale, al danno che riescono a procurare al Pd.
E così, da parecchi anni, tutta la questione politica dei partiti di centro sinistra riguarda il centro sinistra. Quello che è successo in queste settimane è esemplare: a sinistra del Pd si rimproverava il Pd di andare verso il centro; a destra del Pd si rimproverava il Pd di andare verso sinistra. Una questione vecchissima. Il problema politico del Pd, quindi, di conseguenza, e da molti anni, non è l’avversario politico opposto, ma sono i suoi satelliti intorno.
E così, anno dopo anno, e forse contemporaneamente ai dirigenti politici, anche gli elettori si sono abituati e concentrati sulla battaglia interna. E così alle cene di questo agosto elettorale, gli elettori di centro sinistra, e per la maggior parte del Pd, si concentrano su dei litigi tra quelli che dicono che Calenda ha ragione o che Calenda ha torto, che non si può andare troppo a sinistra e che non si può andare troppo al centro.
Cosa ha fatto il Pd per evitare tutto questo? Poco, non c’è dubbio. Si è fatto sempre trovare pronto alla bisogna davanti ai momenti di crisi del Paese, non conquista da molto tempo (insieme ad alleati) una vittoria elettorale nazionale stabile e significativa. Sembra anch’esso impreparato, come tutti gli altri partiti, a questa campagna elettorale improvvisa. Mentre un grande partito riformista dovrebbe costruire un programma politico di lunga gittata, che punti a vincere nel momento in cui gli elettori si convinceranno della serietà e della bontà. Invece il Pd dà l’impressione difficilmente confutabile di aver improvvisato un programma elettorale (che tra l’altro ha alcuni punti interessanti).
E qui si arriva alla seconda questione che viene fuori questa estate dal mio piccolo censimento di amici di sinistra. Sia i partiti, sia gli elettori di sinistra ritengono di non dover badare ai programmi politici, ma di essere detentori di una questione etica. E anche questo pensiero si è formato negli anni, e sarà duro da estirpare. Non avendo programmi convincenti per gli italiani, non essendo riusciti a formare alleanze stabili e costruttive ma anzi continuando a litigare e a perdere pezzi, la formula antica, cominciata nell’era berlusconiana e poi proseguita per Salvini e adesso per la Meloni, è la questione etica. Mentre il centrodestra mette insieme un programma politico discutibile (e proprio sulla sua discutibilità c’è uno spazio politico enorme per contrastarlo), i partiti e gli elettori di sinistra non si caricano di una battaglia politica (contrapponendo una sensatezza programmatica e seriamente riformista) ma di una supremazia etica contro la paura del fascismo, contro la fiamma tricolore. Tutti timori sacrosanti, che valgono in generale, per la storia di questo Paese; ma che sono argomenti messi in campo troppo tardi e che sembrano denunciare più che la supremazia etica, l’aridità politica.
Ecco, probabilmente si ricorre ad argomenti etici contro la Meloni, così come si ricorreva ad argomenti etici contro Berlusconi, per incapacità politica. Invece la questione etica è da dipanare negli anni, deve portare a vigilare con serietà; ma non può essere argomento unico nelle ultime settimane di campagna elettorale. Altrimenti si finisce per fare agli elettori la solita richiesta, che sembra l’unica vera richiesta elettorale che viene fatta da molti anni: vota per noi per principio, perché noi siamo i giusti. È questa richiesta che sento venire dai partiti, che sento nelle cene con i miei amici, sento e ho sentito da molti e molti anni in questo Paese. E a questa richiesta, tra l’altro, gli italiani hanno risposto quasi sempre con un’alzata di spalle.
Ecco cosa vogliono fare i partiti di centro sinistra: combattere battaglie interne al proprio possibile schieramento, e imporre una superiorità etica sugli avversari; ecco cosa vogliono fare gli elettori di centro sinistra: criticare senza pietà la propria parte, in special modo il partito maggiore, e imporre una superiorità etica sugli avversari. Succede da così tanto tempo, che ci siamo abituati, e non ci accorgiamo più che è, fin dall’origine, la strada sbagliata.

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