Si
fa un gran parlare negli ultimi tempi dell'élite. Molti affrontano
il tema senza nemmeno interrogarsi sul senso originario e proprio
della parola stessa. Elite a loro sembra un equivalente di "classe
dominante", in altre parole sta per "quelli che stanno in
alto" e soprattutto per "casta formata dai detentori del
potere". Naturalmente si può decidere che il nuovo significato
della parola è questo.
Non
sarebbe male tuttavia interrogarsi sulla reale presenza di una élite
nel senso più antico della parola in Italia oggi o negli anni
successivi alle elezioni del 2013. Ebbene, non ci vuole uno studio
prolungato delle carte per giungere alla conclusione che già con
Renzi e con Gentiloni l'élite era ridotta a essere il simulacro di
se stessa. Per i padri fondatori della ricerca scientifica in
materia, per Mosca e per Pareto, la classe politica non era formata
da casuali detentori del potere. Per Pareto l'élite era una
aristocrazia che includeva davvero i migliori elementi di una
società. Per Mosca le minoranze governanti erano ordinariamente
composte da individui che si distinguevano dalla massa dei governati
per caratteristiche tali da conferire loro "una certa
superiorità materiale ed intellettuale o anche morale".
Il
rispetto per la qualità umana e la competenza dei dirigenti politici
aveva subito un duro colpo al tempo del governo Monti e dopo di
allora aveva raggiunto livelli ancora più bassi, se si esclude la
prima fase del governo Renzi. L'intera vicenda comporta un andamento anche più semplice di
quel che può sembrare in apparenza. La situazione dei disoccupati e
dei precari esclusi dai benefici della globalizzazione era peggiorata
e nulla, o ben poco, era stato fatto per rovesciare la tendenza. Una
élite per essere tale deve essere formata da individui in grado di
affrontare con successo le difficoltà del momento. Il partito
democratico di Renzi inseguendo la vittoria nel referendum sulla
riforma della Costituzione si era perso in una deriva
autoreferenziale che lo avrebbe condannato a un fatale declino.
In
questo modo si arriva al predominio dei 5 stelle e della Lega. La
vecchia classe dirigente è stata sconfitta dalle circostanze più
che dai suoi avversari politici. Alla fine sulla scena rimangono da
una parte i perdenti delle battaglie contro il declassamento
economico e sociale dell'Italia, dall'altra i promotori di una azione
volta a risarcire le vittime della crisi. Tutte persone
ordinarie, ormai. La nuova classe dominante dovrebbe consentire al
popolo rimasto senza rappresentanza di occupare il centro della scena
e di recuperare il terreno perduto. Che ci riesca o no, una cosa è
certa: sulla scena al momento non c'è nessuna élite in grado di
sciogliere i nodi strutturali che hanno bloccato lo sviluppo del
paese. Ci sono tutt'al più una élite fallita e una élite
inadeguata. Manca una élite nuova da promuovere. Sarà il futuro a
designare concorrenti più seri alla corsa per la leadership, o per
l'egemonia. Al potere per ora ci sono solo i becchini del vecchio
sistema.
https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2018-07-19/la-notte-elite-e-l-alba-populista-214246.shtml?uuid=AEPooWOF
https://www.lastampa.it/2016/12/22/cultura/perch-la-politica-ha-bisogno-di-unlite-06rz46qfqSHpnPUbrKQBjJ/pagina.html
https://www.wittgenstein.it/2019/01/15/quando-parliamo-di-elite/
https://www.wittgenstein.it/2019/01/15/quando-parliamo-di-elite/